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Molto rumore per nulla: il nuovo pronome neutro svedese

Published on

Story by

Viral Shah

Translation by:

Mariasilvia Bevilacqua

Torre di Babelesocietà

Dopo che i redattori del dizionario svedese SOAL (Svenska Akademiens ordlista) hanno annunciato che il pronome di genere neutro ‘Hen’ sarebbe stato aggiunto ufficialmente all’edizione di quest’anno, la reazione in Svezia è stata di consenso generale. Tuttavia, sono sorte delle questioni sull’impatto che questo nuovo termine potrebbe avere.

Nel 2012 la giornalista svedese Nathalie Rothschild scrisse un articolo sullo Slate, sostenendo che la Svezia stava prendendo una brutta china, mettendo al bando ogni forma di distinzione di genere, ed il caso di ‘hen’ era solo l’ultimo esempio in questo senso: «Sono in molti a spingere affinché nel Paese non ci sia solo parità di genere, ma addirittura neutralità di genere. L’idea è quella che governo e società non dovrebbero tollerare alcun tipo di distinzione tra i sessi».

Citando alcuni esempi, dall’introduzione di toilettes uniche per entrambi i sessi, fino all’orrore dei tornei di bowling misti, Rothschild sostiene che in Svezia la tradizionale distinzione tra il genere maschile e femminile corre il rischio di essere estirpata.

Un mezzo in più a nostra disposizione

Stiamo assistendo ad un metodo segreto per creare una società di genere neutro o la Svezia sta diventando lentamente più aperta nei confronti di coloro che scelgono di identificarsi con un terzo genere? Il dibattito si è scatenato dopo che un libro per l’infanzia ha usato il pronome neutro “hen” al posto di “lui” o “lei”, per tutta la narrazione. Jesper Lundqvist, autore del libro Kivi och Monsterhund (Kivi ed il Cane mostro, ndt), ha rassicurato i timori dei conservatori: «Alcuni pensano che la questioni riguarsi  solo  l'esclusione dei pronomi “hon” ed “han”, ma non è così. Si tratta si avere un altro strumento a disposizione e poter essere in grado di compiere una scelta».

Come mi ha spiegato Niklas Jakobsson, giornalista svedese che vive ad Amsterdam, «La parola in sé è utile quando viene impiegata nel contesto e nella situazione appropriata. Perso-nalmente lo uso quando non è chiaro il sesso della persona o quando per qualche ragione non lo si vuole rivelare. Ho assistito ad un uso improprio da parte dei media, con il solo fine di attirare i lettori, offuscando le immagini e intimando "Hen" sarà il prossimo...». Come persone, non dovremmo essere definiti solamente in base al genere: è in questo senso che “hen” assume un valore positivo. Tuttavia, la gente dovrebbe essere libera di identificarsi come crede ed Hen dovrebbe essere usato in quanto scelta consapevole di una persona.

Resta indubbio il fatto che la lingua sia l’unico mezzo capace di promuovere l’integrazione ed una maggiore parità di genere. Ad esempio, la lingua turca ha un pronome neutro: ‘o’, che include il lui, il lei e anche i pronomi tipo l'inglese ‘it’. Anche il Bangladesh ha introdotto di recente un terzo elemento per l’identità di genere, chiamato Hijra.

Ciononostante, nessuno oserebbe affermare che queste siano le nazioni più attente all’integrazione di genere, arrivate rispettivamente al 125° e al 68° posto nel rapporto del 2014 sulla parità di genere del World Economic Forum. La Svezia è arrivata al 4° posto, dietro ai vicini scandinavi Islanda, Finlandia e Norvegia.

Come direbbe Lunfgvist, la lingua è solo un ulteriore mezzo a nostra disposizione per cercare di rendere la società più equa e aperta all’integrazione dal punto di vista del genere.

Che dire? Hen har rätt. (Ha ragione, ndt)

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Translated from Much ado about nothing? Sweden’s new gender-neutral pronoun