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Migranti: la cresta di Renzi e il mistero del piano B

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Politica

L'UE si stacca dall'Italia sulla questione dei flussi migratori: il premier Renzi minaccia di mettere in esecuzione un "piano B che farà male all'Europa". In vista dell'incontro con Hollande e Cameron in settimana, il piano B appare come l'ennesima provocazione da uno specialista delle frasi shock. Oppure il Piano B esiste realmente?

Se vi è un piano B, c'era originariamente un piano A: spartizione dei migranti fra i 25 paesi dell'UE e rinvio di quelli che non rientrano nei casi urgenti (emigrati per ragioni economiche, non rifugiati politici). Se nella maggior parte dei paesi, quei rimpatri sono stati imposti al 39% dei richiedenti d'asilo, l'Italia si è limitata l'anno scorso a rispedirne a casa appena 14.000, secondo l'Huffington Post. Quanto agli altri paesi europei fedeli a Dublino II, si sono limitati a chiudere gli occhi – e le frontiere – sulla situazione. La Francia nega di aver bloccato il confine ma decine di migranti aspettano a Ventimiglia da giorni di poter metter piede sul territorio francese.

Il presidente del Consiglio è costretto a costatare i limiti del regolamento, che va a ledere ed espone i paesi geograficamente limitrofi all'UE a flussi migratori che non possono gestire da soli. Quel regolamento che prevede, fra l'altro, che le pratiche di richiesta d'asilo siano avviate nel paese di sbarco nell'UE, è stato criticato anche dal Commissario ai diritti dell'uomo del Consiglio europeo, dall'UNHCR, e dal Consiglio europeo per i rifugiati e gli esiliati. Dublino II si rivela essere un ostacolo alla sicurezza dei nuovi arrivati e alla legittima presa in considerazione della loro richiesta di asilo, oltre che un'ingiustizia nei confronti di certi paesi che ricevono più richieste di altri. Situazione impossibile da gestire senza aiuti federali.

Le accuse di desolidarizzazione di Renzi sul Corriere della Sera sono, quindi, vere. La ridistribuzione di 24.000 dei 57.000 migranti arrivati in Italia – dall'inizio del 2015 – attraverso l'Europa è insufficiente. Ma che ne è della fattibilità delle soluzioni che si possono celare dietro al misterioso piano B?

Un ventaglio di possibilità secondo il Corriere

Anche il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha parlato di un piano segreto che "mostrerà un'Italia fin qui sconosciuta perché questa situazione non è più tollerabile". Dalla bocca di un personaggio come Alfano, il "piano segreto" suona stranamente come la rivelazione dell'esercito Gladio da parte di Andreotti nel '89. Ansia!

Fiorenza Sarzanini del Corriere.it parla di un "ventaglio di possibili interventi". Si tratterebbe quindi di affiancare a processi diplomatici più tradizionali, metodi shock. Un insieme di misure insomma, più o meno realizzabili.

La prima ipotesi che ci viene in mente è la distribuzione di permessi temporanei ai richiedenti d'asilo per permettere loro di valicare i confini e circolare liberamente in Europa. Un modo per dire all'UE: "Ve ne lavate le mani? Bene, anch'io". Una provocazione certo, ma non irrealizzabile. Si può inoltre pensare a un obbligo per le navi che soccorrono i migranti di riportarli nel loro paese europeo di provenienza, proibendo l'accesso ai porti italiani. Il Corriere ha pensato, inoltre, ai rimpatri via charter dei migranti in situazione irregolare. È già stato fatto in passato, ma la situazione della Libia dovrebbe essere giudicata come particolare: si tratta, infatti, di rifugiati politici.

Quanto all'ipotetica iniziativa militare dell'Italia in Libia indipendentemente dall'Onu – è ciò che Renzi lasciava intuire quando parlava di "intervento meno convenzionale" – si tratta di una soluzione, fortunatamente, improbabile. Pericolosa per l'Italia, che si indebolirebbe senza sostegni, e assolutamente disapprovata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Non sarebbe l'Europa a patirne le conseguenze, ma l'Italia. La possibilità d'una operazione di "polizia" sulle coste libiche assieme a certi paesi dell'UE e all'aiuto dell'Egitto nell'obiettivo di catturare i traghettatori sembra, a conti fatti, più probabile.

L'errore dell'UE e la cresta del gallo chiantigiano

L'Italia è geograficamente (quindi politicamente) in prima linea sulla questione dei flussi migratori. Abbandonata – va detto – dal resto d'Europa. Deve fronteggiare da sola la gestione di 57.000 persone che dall'inizio dell'anno sono approdate sul territorio europeo mettendo piede sul suolo italiano, e aprirà a breve cinque caserme sparse sul territorio nazionale per allestire in centri di accoglienza per i migranti.

A lungo termine, si può temere un rafforzo dell'euroscetticismo in Italia mescolato a un rigurgito di populismo e di movimenti identitari. L'odio dello straniero, quello di colore, quello troppo scuro, che "viene a rubare il lavoro" si sommerà all'ostilità nei confronti del vicino europeo, quello che "ci ha abbandonati". Insomma, mossa sbagliata per l'UE.

Ed è proprio con quello che si è scontrato Renzi in materia di politica interna. I governi delle regioni Veneto, Liguria e Lombardia, appoggiati da Matteo Salvini hanno rifiutato l'accoglienza ai migranti, risveglindo lo spauracchio del rischio d'epidemia (sì, perché gli stereotipi sono duri a morire nelle regioni conservatrici a forte componente xenofoba). 

Chiamando all'unità nazionale in un paese nel quale le recenti elezioni regionali hanno sottolineato un forte incremento di populismo, invocando l'aiuto di un'Unione Europea che non risponde più, Renzi – spinto al limite – alza la sua leggendaria cresta da gallo chiantigiano. Quella che conosciamo dai suoi esordi da presidente di provincia in Toscana. Unico problema: riuscirà a farsi sentire, lui che è solito urlare "al lupo"?

Translated from Migrants : le coup de gueule de Renzi et l'énigme du plan B