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Vertice europeo di Bruxelles: i giovani non rientrano nel budget

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Politica

Il Consiglio Europeo di Bruxelles non ha introdotto alcuna misura specifica per contrastare la diffusione della disoccupazione giovanile. Uno studio dell'Eurofound stima che il costo pagato dalla collettività per i "neet", i giovani che non studiano e non lavorano, è pari alla somma prevista per la ricapitalizzazione delle banche spagnole.

Secondo voi, quale sarà il costo futuro di questa generazione "dimenticata" dai governi del Vecchio Continente?

Si è concluso la scorsa settimana uno dei più importanti vertici nella storia dell’Unione Europea. E uno degli argomenti all’ordine del giorno nell'agenda politica dei singoli paesi non è stato nemmeno inserito in agenda. Sul tavolo erano in gioco la sopravvivenza dell’Euro, l’adesione di alcuni paesi europei al trattato fiscale, il salvataggio delle banche in crisi di liquidità. Fuori dalla porta sono rimaste le attese e le speranze di un’intera generazione che non ha soldi in banca, non ha ancora avuto il tempo di indebitarsi fino ai capelli e maledice la moneta unica ogni volta che in tasca rimane solo qualche spicciolo per pagare il treno di ritorno a casa.

"Solo lo0,1%del budget dell’Unione è destinato ai programmi per la gioventù"

Patto per la crescita, unione bancaria, salvataggio dell’Euro, trattato fiscale: sono bastate queste parole magiche a far impennare le borse europee e cantar vittoria alle stampe nazionali del continente intero. “Supermario ha vinto, ma la Merkel non ha perso”,“Hollande promette una rettifica rapida del trattato fiscale” i titoli di copertina.. Ogni governo si contenta di aver “portato a casa” un risultato positivo, in qualche caso determinante a garantire la propria permanenza al potere, e di aver fatto sentire la propria voce al tavolo di Bruxelles. E pazienza per quelli che non si sentono rappresentati o non sono d’accordo con le scelte decise dai “pochi”. “Loro” lavorano per l’Europa, quella vera, quella che è incisa sulla moneta unica da tredici anni.

In quale Europa dovremo vivere?

Nei giorni precedenti il summit europeo di Bruxelles, e precisamente il 25 giugno, era arrivato sul tavolo di Herman Van Rompuy e su quelli dei capi di Stato europei una lettera, dell’European Youth Forum, che richiedeva l’adozione di precise strategie di sostegno per l’occupazione dei giovani europei. Solo lo 0,1% del budget dell’Unione è, infatti, destinato ai programmi per la gioventù. Un dato che mette in discussione le premesse del “patto per la crescita” sbandierato a Bruxelles.

In questo senso, i 120 miliardi di investimenti per la “crescita” a livello europeo previsti dal vertice potrebbero non essere sufficienti per risolvere il drammatico problema della disoccupazione giovanile, arrivata al 22,1% nella zona euro (dati Ocse). Secondo una ricerca di Eurofound, la mancata occupazione dei Neet (i giovani che non lavorano e non studiano) costerebbe alla collettività 2 miliardi di euro alla settimana, per almeno 100 miliardi di euro all’anno (di cui 24 solo per l’Italia). Nel summit di Bruxelles è mancata la volontà politica di unire la crescita del PIL a quella dell’occupazione della nuova generazione.

Se lo Youth Forum non può essere considerato come rappresentativo di tutti i giovani del continente, nondimeno le domande sollevate dalla lettera sono da considerarsi legittime. Quale Europa si sta preparando, in questi giorni?

Possibile che questi signori, salvatori della nostra economia, paladini dell’occupazione, profeti della crescita, abbiano di colpo dimenticato che l’economia, come tutti i settori della società, si basa sul lavoro umano?

Non ci sarà nessuna crescita, occupazione, benessere, senza l’apporto della generazione più giovane. Il capitale umano di una generazione intera, la più importante risorsa nel budget dell’Unione, è stato messo fuori bilancio ancora una volta. Speriamo che sia al sicuro in qualche banca.. svizzera.

Foto di copertina: Emanuele Rosso/flickr.