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Uno salario minimo europeo per lottare contro la povertà?

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Default profile picture Jimena

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Cecilia Lunati

società

Il Parlamento Europeo discute la possibilità di stabilire un salario minimo per tutta l’Ue. Un reddito che permetta ai cittadini di vivere dignitosamente.

L’Unione Europea, nonostante abbia come obiettivo quello di diventare l’economia più competitiva a livello mondiale nel 2020, deve fare i conti con 85 milioni di persone - il 17% della popolazione - che vivono sotto il livello di povertà. Il rischio di esclusione sociale è ancora più elevato per i giovani (20%) e per le persone oltre i 65 anni (19%).

Per questo motivo, il Comitato dell’Occupazione, Affari sociali e Pari opportunità del Parlamento Europeo sta discutendo un rapporto sul ruolo che potrebbe svolgere un salario minimo nella lotta contro la povertà e l’esclusione sociale. Il documento, presentato dall’eurodeputata portoghese Ilda Figueiredo, del Gruppo Confederale della Sinistra Unitaria Europea, considera che un reddito minimo sia “essenziale” per lottare contro la povertà. Mette inoltre l’accento sui gruppi più a rischio, come le donne, gli immigrati e le famiglie monoparentali o numerose.

Una direttiva quadro obbligherebbe gli Stati membri a promuovere riforme sociali e in materia di occupazione.

Già nel 2008 il Parlamento di Strasburgo aveva approvato una risoluzione al riguardo, senza però potere coercitivo nei confronti degli stati membri. Stavolta, nel contesto dell’Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale e nella situazione di crisi economica in cui si trova l’Europa, l’istituzione potrebbe optare per una misura molto più importante. Si discute, infatti, la possibilità di rendere questa proposta una direttiva quadro, in modo che gli stati membri siano obbligati a promuovere riforme sociali e in materia di occupazione.

Uno stipendio minimo? No, un reddito universale

La precarietà e l'esclusione sociale continuano a colpire le donneRebeka Smith, di Businesseurope, uno degli attori sociali coinvolti nel dibattito su questo rapporto, afferma che «il lavoro deve essere visto come un pre-requisito essenziale per combattere la povertà», ma anche se la disoccupazione è uno dei problemi principali, non è il solo. Anche l’8% dei lavoratori tocca la soglia della povertà, nonostante abbia uno stipendio, a causa del diffondersi di lavori precari e stipendi bassi. Per questo motivo, è importante chiarire che questa proposta non fa riferimento ad uno stipendio minimo, che già registra differenze abissali fra paesi dell'Ue (raggiunge i 123 euro in Bulgaria, mentre in Lussemburgo è di circa 1642 euro e in Spagna 796 euro, secondo i dati dell’Ue del 2009) o addirittura non esiste, come in Italia o a Cipro, ma ad un reddito minimo a cui una persona dovrebbe aver diritto per poter vivere degnamente, indipendentemente dalla propria situazione lavorativa. La proposta parla di un salario universale, applicabile a tutti i cittadini e non contributiva, cioè che non necessita pagamenti periodici per un fondo, come le assicurazioni.

Questo stipendio minimo dovrebbe garantire una quantità di denaro alle persone che non possono ottenerla senza aiuti. Il concetto di salario minimo esiste già in alcuni paesi, ma i dati parlano da soli: mentre in Svezia, Paesi Bassi o Spagna il 98% della popolazione si alimenta correttamente ogni giorno, in Bulgaria questa percentuale raggiunge solo il 70%, in Slovacchia il 71% e in Ungheria il 74%. Per questo motivo, anche se il livello minimo si adeguerebbe alle specificità di ogni paese, viene proposto di permettere ai cittadini europei di avere un alloggio adeguato o un pasto completo ogni giorno, indipendente da dove vivano.

Il lavoro precario è un altro ostacolo nella lotta alla povertàEsistono organismi che già stanno lavorando affinché questo diventi realtà. Oltre agli attori sociali che partecipano al dibattito, l’EAPN (Rete Europea di Lotta contro la Povertà e l’Esclusione Sociale) ha già lanciato qualche tempo fa una campagna per uno stipendio minimo. Nella pagina web dell’iniziativa, è visibile l’appoggio di alcune persone influenti, come il presidente del Gruppo Socialista Europeo, Poul Nyrup Rassmussen, o il vice-presidente del Comitato delle Regioni, Michelle Delebarre. Anche politici appartenenti al Gruppo dei Verdi mostrano il loro appoggio all’iniziativa. Il blog dei giovani eurodeputati di questo partito difende non solo il reddito minimo ma anche un reddito massimo.

Per il momento, si tratta solo di un rapporto del Comitato dell’Occupazione, Affari sociali e Pari Opportunità e la prima discussione si terrà il 28 aprile. I vari partiti presenteranno le loro correzioni il 1° giugno e il 24 sarà il rapporto passerà al Comitato. L’adozione nella Seduta Plenaria del Parlamento Europeo è prevista per ottobre. Sarà necessario comunque attendere la risposta del Consiglio. È ancora troppo presto per sapere se l’iniziativa potrà andare avanti o se gli interessi dei singoli stati membri prenderanno il sopravvento. Staremo a vedere.

Foto: Arty Smokes /flickr; Landahlauts/flickr; Mananetwork /flickr

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Translated from ¿Una renta mínima europea para luchar contra la pobreza?