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Unioni gay in Repubblica Cèca

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Il Parlamento ceco approva una legge sulle unioni gay? Il Presidente della Repubblica, Vaklav Klaus, oppone il veto. La parola torna alle Camere.

È un momento decisivo per gli omosessuali cechi, neoinquilini dell’Unione Europea. Il Parlamento di Praga ha infatti votato una legge che ne riconosce diritti inediti: la registrazione di una coppia gay potrebbe d’ora in poi garantire la loro equiparazione a quelle eterossessuali in materia di assistenza sanitaria, tasse e diritto d’eredità, senza per questo permettere l’adozione.Un drastico cambiamento per la società ceca, sostenuto dal primo ministro Jiri Paroubek e dai partiti socialdemocratico e comunista.

L’opposizione: «Il Presidente non è la terza Camera del Parlamento»

Ma l’iter della legge continuerà ad agitare le acque della Moldava: alla decisa opposizione del partito cristiano-democratico e di gruppuscoli dell’estrema destra si aggiunge ora il veto del Presidente della Repubblica Vaklav Klaus. Il Presidente, fondatore del partito di destra Ods (Partito Civico Democratico), non usa mezzi termini: «Questo testo è un tentativo di legalizzare la distruzione delle istituzioni tradizionali su cui poggia la nostra società». Risultato: veto sulla legge, e conseguente rinvio alle camere.

Tuttavia, il suo ostruzionismo non sembra suscitare troppi entusiasmi, e perfino certi compagni di partito si sono affrettati a prendere le distanze: è il caso del presidente del gruppo Ods al Parlamento europeo, Jan Zahradil, che ha definito semplicemente «sbagliati» gli argomenti del Presidente. Ancora più aspre le critiche da sinistra, fra chi condanna il conservatorismo di Klaus e chi, in maniera più pragmatica, ne mette in discussione il modus operandi: secondo la deputata Tana Fischerova, che figura fra gli estensori del disegno di legge, «il Presidente non è la terza Camera del Parlamento»: dovrebbe quindi limitarsi a verificare la costituzionalità delle leggi.

Il Cardinale: «Se li mettessimo su un’isola deserta...»

In un Paese in cui la metà della popolazione si dichiara atea e un terzo cattolica, la querelle sembra destinata a durare più del previsto, mettendo in luce alcune spaccature profonde della società ceca. Un copione non molto diverso da quello di altri Paesi postcomunisti, in cui la neonata “laicità senza comunismo” si scontra con i risorti sentimenti religiosi di parte dell’opinione pubblica. Da quest’ultimo fronte vengono le critiche degli intransigenti, come il Cardinale Miloslav Vlk. Ex dissidente ai tempi del regime comunista cecoslovacco, il Cardinale usa parole di fuoco per stigmatizzare le conseguenze sulla società di un’omosessualità diffusa: «se mettessimo tutti gli omosessuali su un’isola deserta, sarebbero destinati ad estinguersi, perché non avrebbero i mezzi per riprodursi».

Ma, in un sondaggio realizzato ad ottobre, 62% dei cechi si dichiarava favorevole alla legge. Ora la palla torna al Parlamento, cui spetta una decisione sofferta. Che potrebbe trasformare la società ceca.