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Ungheria: riflessioni sul muro della discordia

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Translation by:

Rebeka Dora Kajos

Politica

[Opinione] Il muro che il governo vuole costruire lungo il confine con la Serbia divide la società ungherese. L’opposizione protesta fermamente contro la decisione del governo, mentre chi vorrebbe porre un freno all'immigrazione ne è particolarmente contento. Secondo me la questione è molto più complessa.

Io vorrei dire una sola cosa a tutti: non pensate che io sia stupido. E non pensate nemmeno che lo siano i miei connazionali. A mio parere, se si avesse voglia, si potrebbe comunicare in modo molto più efficace. No, la questione dei rifugiati non può essere risolta con un «Se vieni in Ungheria, non puoi rubare il lavoro agli Ungheresi», né tantomeno con le frasi terribilmente populiste che arrivano dall'opposizione.

Soprattutto si dovrebbe stabilire una cosa: la questione migratoria è uno dei problemi più scottanti, se non il più scottante, d'Europa. Chi mette in dubbio questo, dovrebbe dare un’occhiata alle statistiche. In Ungheria il numero dei rifugiati continua a crescere, anche se il paese non è così gravemente interessato come Francia o Italia. Se sminuiamo questi dati con delle frasi vezzose sulla carità verso i prossimo e sull’importanza dell’ospitalità, rischiamo di aggravare la situazione. Si deve fare qualcosa, ma questa cosa deve essere fatta con l’Europa, insieme, secondo un piano comune.

Se venisse messa in discussione la collaborazione tra Stati europei, si rischierebbe di mettere tutto in discussione. La stessa cosa vale per il dibattito attorno al debito greco, questione forse ancor più rognosa di quella di prima. Se gli Stati membri non riusciranno a trovare una strategia comune, capace di farsi prendere sul serio, non è sicuro che tra vent'anni si potrà parlare ancora di Unione Europea. 

Ritornando ai discorsi populisti: la costruzione di una barriera è una soluzione drastica, anche se il nostro governo non è nuovo alle decisioni improvvise. Ma demonizzare questa soluzione – sempre che il progetto venga realizzato, dimostrando che non si trattava di un semplice bluff – è ridicolo almeno quanto credere che sarà proprio un muro a risolvere l'intero problema. Diversi paesi, in Europa, hanno già sperimentato questo metodo. Negli Stati Uniti, lungo il confine con il Messico, la situzione è simile, quindi l’ipotesi del muro non è così irreale. Ma chissà qual è le soluzione ideale! Desideriamo che la prima esperienza dei rifugiati in Ungheria sia una terribile traversata del confine oppure no?

È altrettanto necessario e inevitabile unirci e creare un’opinione comune e un piano d’azione. Ovviamente non so quale potrebbe essere la soluzione ideale, ma non posso nemmeno tollerare che questo gravissimo problema venga sottovalutato. No, non si può tollerare né la campagna razzista del governo, né chi mette in discussione la complessità della questione. 

La decisione più importante del XXI secolo verrà presa anche in base alle nostre reazioni. E, anche se sarebbe doveroso operare il più presto possibile, non mi sento di consigliare a nessuno un giudizio affrettato. Meglio agire ragionevolmente. Sobriamente. 

Story by

Gergely Károly

Hungarian freelance reporter (Magyar Nemzet, Magyar Hang and Cafebabel Budapest). He works as a reporter for The International Cybersecurity Dialogue and is currently enrolled at the Univerity of Oxford, reading Russian and East European Studies.

Translated from Okosba', megfontoltba'