Participate Translate Blank profile picture
Image for Una radio libera tra Berlino e la Siria

Una radio libera tra Berlino e la Siria

Published on

Translation by:

Matteo Iacovella

Impact

Tagliata fuori dal mondo di Internet e dalle reti mobili, la radio diventa la principale fonte di informazione in Siria. L’ONG berlinese Media in Cooperation and Transition sostiene lo sviluppo di media indipendenti nei territori colpiti dalla guerra siriana.

Da quasi cinque anni in Siria imperversa la guerra civile. Quella che nel 2011 era iniziata come una protesta pacifica, si è ben presto trasformata in uno dei conflitti più sanguinosi degli ultimi tempi. Il regime di Assad non si nutre solo di violenza, ma anche di una severa censura dei mezzi di informazione. I territori non sottoposti al controllo governativo sono isolati da Internet. Senza mezzi termini. Le principali infrastrutture radiofoniche sono distrutte in modo mirato, e i giornalisti sgraditi perseguitati. Com'è possibile garantire un'informazione indipendente in queste condizioni?

La radio in guerra

L’ONG berlinese Media in Cooperation and Transition (MiCT) ha sviluppato una possibile soluzione: PocketFM, un piccolo radiotrasmettitore alimentato ad energia solare. Nascosto sui tetti delle case, l'impianto riceve un segnale satellitare e lo trasmette attraverso una gamma di radiofrequenza UHF (Ultra high frequency, ad onde ultracorte) che riesce a coprire un raggio di qualche chilometro. È così che la radio sta diventando una delle principali fonti di informazione nei territori contesi intorno a Hama e Idlib.

Già nel 2015, il successo di PocketFM aveva conquistato le prime pagine delle testate internazionali. Si tratta però solo del risvolto tecnico di un progetto molto più ampio: Syrnet (Syria Radio Network), che potremmo definire un'emittente di opposizione.

Voglio saperne di più e mi reco nella sede dell'MiCT, a Berlino, in un vecchio edificio poco distante da Rosenthaler Platz. Incontro Mahmoud, un giovane collaboratore siriano, che è subito disponibile a fornirmi tutte le informazioni del caso. Syrnet, mi spiega, conta numerose stazioni radiofoniche, gestite e condotte perlopiù da volontari. Oltre alla strumentazione tecnica, MiCT offre anche un sostegno sul piano editoriale e della formazione. Per questo motivo, Mahmoud e il suo team si recano regolarmente in Turchia: lì, vicino al confine con la Siria, possono organizzare i workshop e l'addestramento per le nuove leve del giornalismo siriano.

Oltre i confini, non solo etnici

I contenuti sono prodotti sul posto e trasmessi nelle aree colpite dal conflitto mediante i trasmettitori nascosti. Al momento Syrnet può essere ascoltata anche in live streaming sul web e tramite un'applicazione appositamente studiata. Il palinsesto è composto soprattutto da notiziari e programmi d'informazione, ma trovano spazio anche la musica, i radiodrammi e persino un notiziario per bambini.

La presentazione del progetto Syrnet.

Come mi dice Mahmoud, la radio è un mezzo che dà ai giovani siriani l’opportunità di discutere di temi che non potrebbero essere affrontati pubblicamente. Insieme ascoltiamo il programma Shabab Case, una collaborazione radiofonica tra Aleppo e la città curda di Kamishlié (Qāmishlī). Il programma non supera soltanto i confini etnici: ci sintonizziamo e proprio in quel momento si sta parlando di omosessualità, un tema considerato tabù nella società siriana. 

Il futuro incerto di Syrnet

Gli ideali liberali dei giovani giornalisti si scontrano però anche con una diffusa ostilità. Mahmoud ci fa l’esempio della città di Kafranbel, dove i sostenitori del gruppo salafita di Al Nusra hanno sciolto un'emittente e arrestato il suo caporedattore. La motivazione ufficiale: un post islamofobico pubblicato su Facebook.

Mahmoud, che lavora al progetto dal 2012, sente di poter trarre comunque un bilancio positivo. In futuro spera di poter coinvolgere altre persone in Syrnet e, nel frattempo, organizza i prossimi workshop in Turchia. Ma ora che Ankara, su insistente richiesta dell'UE, ha introdotto l'obbligo di visto per i cittadini siriani, non è certo che Mahmoud possa continuare il suo lavoro come ha fatto finora.

Translated from Freies Radio zwischen Berlin und Syrien