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Turchia, pulizie d’autunno/2 - Esercito, AKP e PKK: lo Stato e l'irrisolvibile questione curda

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societàPolitica

Da ormai due mesi, si spazza a tutta forza: nel calcio, nell’esercito e nelle strade di Istanbul. Di quale “sporcizia” cercano di sbarazzarsi i turchi? Chi sta davvero maneggiando la scopa? Domande non del tutto banali… Cafebabel.com pubblica in tre episodi la serie “Turchia, pulizie d’autunno”, per seguire le operazioni “Mastro Lindo” condotte dalle autorità turche. Secondo episodio: l'esercito.

Spolveratura dello Stato maggiore dell'esercito

Leggi Turchia, pulizie d’autunno/1 - Calcio, scommesse e partite truccate: la ricreazione è finita, su cafebabel.com

29 luglio.Un fulmine a ciel sereno nella scena politica turca: il capo dello stato maggiore, così come i comandanti delle forze di terra, dell'aeronautica e della marina hanno dato le dimissioni. Per essere più precisi, hanno fatto valere i propri diritti alla pensione. Il primo agosto, il Primo ministro presiede da solo il Consiglio supremo delle forze armate. L'immagine è forte perché di solito, il capo dello Stato maggiore sedeva di fianco al capo del governo. Lo si può interpretare dunque come l'ultima tappa di un lungo processo di demilitarizzazione delle istituzioni turche.

L'emancipazione del potere civile dal regime di tutela dell'esercito è il risultato di un braccio di ferro cominciato nel 2002 con l'accesso al potere dell'AKP. Il processo Ergenekon, iniziato nel 2007, emblematico delle tensioni esistenti tra il potere civile e quello militare, ha portato più di 250 ufficiali dietro le sbarre. Le imputazioni di complotto militare contro lo Stato formulate dalla giustizia hanno definitivamente gettato il discredito su un'istituzione che giustificava la propria ingerenza nella vita politica in nome della protezione del laicismo.

La purga operata nelle file dell'esercito è continuata recentemente e ha dato avvio ad una nuova procedura. La giustizia avrebbe smantellato una campagna antigovernativa avviata da alcuni ufficiali su diversi siti internet. In termini assoluti, la messa in riga dell'esercito è il segnale d'una ulteriore democratizzazione del regime. Paradossalmente, è anche l'oggetto dei timori di una frangia della popolazione turca e dell'opposizione. Non si tratterebbe dell'ultimo avatar di una deriva autoritaria di un governo che comincia il terzo mandato in tutta comodità? Dopo la moltiplicazione degli attacchi alla libertà di stampa, gli scontri tra l'esecutivo e il giudiziario, adesso la neutralizzazione dell'influenza dell'esercito: dopo aver neutralizzato i propri nemici l'AKP avrebbe così le mani libere per poter rimodellare il paese a propria immagine e somiglianza.

Il nodo curdo

Ma non si salta a conclusioni troppo frettolose dicendo che l'esercito ha gettato definitivamente la spugna? Dando le “dimissioni” collettivamente, i capi dello stato maggiore hanno cercato prima di tutto di fare pressione sul governo che cercava di forzare diversi ufficiali processati a dare le dimissioni o, quantomeno, ad andare in pensione. Risultato dell'operazione: è stato raggiunto un compromesso che  è ben lontano da assomigliare ad una resa. Gli ufficiali in questione non beneficeranno delle promozioni che avrebbero potuto pretendere, per il momento manterranno gli attuali posti. Altro dettaglio più preoccupante: la pulizia all'interno dell'esercito è accompagnata da una forte ripresa delle operazioni militari contro il PKK. (In meno di un mese, l'esercito ha sepolto 40 soldati vittime di attacchi o di agguati tesi dai ribelli del PKK. La risposta dell'aviazione turca è stata la rappresaglia: bombardamenti sulle postazioni nord-irachene del PKK). Frutto del caso o della coincidenza, succede sempre che la retorica guerrafondaia del Primo ministro, che predica un rinforzo della strategia militare, ricordi curiosamente… le abitudini dell'esercito. Così, un editorialista del quotidianoHürriyet stima che “fino a quando la questione curda non sarà risolta politicamente, la demilitarizzazione non sarà effettiva”. In altre parole, la questione curda fornisce all'esercito un'ottima scusa per tenersi sempre in agguato. Un chiaro esempio della differenza tra fare le pulizie fino in fondo e limitarsi nascondere la polvere sotto il tappeto.

La serie continua su cafebabel.com con l’episodio “Pulizia nelle strade”.

Foto: Home-page : (cc) Foomandoonian/Flickr ; Testo : (cc) Travel Aficionado/Flickr

Translated from La Turquie, l'armée, l'AKP, le PKK : l’État et la Kurde de désintox