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Turchia-Germania: biglietto di andata e ritorno

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Translation by:

Matteo Paone

società

Dopo essere cresciuti in Germania, hanno scelto di voltarle le spalle per tornare nel loro paese d'origine: la Turchia. Ad Istanbul, li chiamano gli "Almanci", con una connotazione un po' negativa. Hasan, Cengiz, Hazar e Cigdem ci raccontano la storia del loro ritorno sulle sponde del Bosforo.

"Mi sono sempre sentito Turco, soprattutto quando ti rinfacciano la tua identità in qualsiasi occasione"Dall'alto del suo ristorante, situato sul ponte di Galata, Hasan ha una vista impareggiabime. Alla sua destra il quartiere storico di Eminönü e la Nuova Moschea che si riscalda sotto un sole d'aprile. A sinistra, Beyoglu e l'Istanbul moderna s'innalzano sulle colline. Ai suoi piedi, l'acqua cristallina del Corno d'Oro che si getta nel Bosforo. "Qui mi sento a casa", dice Hasan", mi sento un europeo e Istanbul è l'Europa". Hasan ha passato la maggior parte della sua vita lontano dai confini del Mar Nero, dov'è nato. Ha vissuto per ben 25 anni nella regione industriale della Ruhr, nella Germania occidentale. Con una tazza di tè in mano e in un tedesco perfetto, ci racconta la storia della sua vita. La storia di un viaggio con il biglietto di ritorno.

"Mio padre è emigrato in Germania nel 1964 per lavorare come minatore. Io l'ho raggiunto nella Ruhr nel 1973. Avevo appena tre mesi. Da bambino, l'integrazione è stata piuttosto difficile. Durante la mia formazione, a scuola ho avuto parecchie esperienze negative. Abbiamo vissuto in un quartiere turco, e le persone adulte non parlavano perfettamente tedesco. I giovani, invece, hanno imparato la lingua a scuola. A casa invece era l'Oriente. Aprendo la porta, mi trovavo in Europa. Ma io personalmente mi sono sempre sentito Turco, soprattutto quando ti rinfacciano la tua identità in qualsiasi occasione".

"Il mio turco non era per niente buono"

Hasan si è stabilito come artigiano a Bielefeld, nella Ruhr. I suoi genitori poi sono tornati in Turchia nel 1996 per passare lì la vecchiaia. Lì suo padre si è ammalato. "Sono il figlio maggiore quindi adesso sono io responsabile per i miei genitori". Sono quindi i casi della vita che hanno spinto Hasan a stabilirsi definitivamente in Turchia. "All'inizio è stato un po' difficile perché dopo 25 anni in Germania il mio turco non era per niente buono, ero circondato da un ambiente che mi era del tutto estraneo, tranne per il cibo", aggiunge sorridendo, "perché conoscevo la cucina turca grazie a mia madre". Ma Hasan si adatta velocemente e le prospettive ad Istanbul non mancano di certo. Adesso infatti lavora come capo-cameriere in un ristorante di pesce sul ponte di Galata. Hasan non mette più piede in Germania da quattro anni. Una vita tra due culture, un ponte tra due sponde.

Circa 40.000 turchi hanno lasciato l'anno scorso la Germania per tornare in patria

500.000 turchi hanno lasciato Germania

"Per la classe operaia, che ha meno contatti in Turchia, è meglio rimanere in Germania"

Il destino di Hasan è lo stesso di quello di tantissimi turchi. L'anno scorso erano circa in 40.000 a lasciare la Germania per tornare a casa. 500.000 in totale in questi ultimi trent'anni. Dal 2005 il numero di Turchi che lascia la Germania è persino superiore rispetto a quelli che entrano nel Paese. Il numero di persone di origine turca in Germania è oggi di circa 2,7 milioni, dei quali un terzo possiede la cittadinanza tedesca. "Ci sono due ragioni principali per spiegare questo fenomeno", afferma il professore Ayhan Kaya, direttore dell'Istituto di Studi Europei dell'università di Bilgi a Istanbul " il primo motivo è di natura economica: la Turchia è un Paese in pieno boom economico con una domanda grandissima di lavoratori. Coloro che sanno parlare entrambe le lingue hanno ottime prospettive di impiego. Il secondo motivo, è l'aumento dell'islamofobia, del razzismo e del razzismo verso i turchi in Europa. Quelli che tornano qui appartengono spesso alla classe media e sono stufi di tutti questi dibattiti sull'integrazione. Ma non è semplice tornare. Per la classe operaia, che non ha lo stesso tipo di contatti con la Turchia, è meglio restare in Germania". Islamofobia, razzismo contro i turchi... il giudizio del professor Kaya non è tenero nei confronti del governo francese e tedesco : "La Germania e la Francia stanno perdendo i propri abitanti", ma alcuni hanno interesse a continuare a discutere di integrazione per nascondere i loro problemi domestici"

"In Germania io non sarei mai il capo"

Per scambiarsi le loro esperienze, quelli che vengono chiamati "Almanci" si riuniscono ormai una volta al mese ad Istanbul per un "Rückkehrer-Stammtisch" . Un termine tipico tedesco che indica per l'appunto il ritrovo di "quelli che son tornati". E così con lo sfondo illuminato dalle luci della città in una sera di aprile, circa una sessantina di persone si ritrovano a parlare sia in turco che in tedesco. Ognuno ha la sua storia. Tutte così diverse ma tutte così simili. Cengiz, con l'aria gioviale e nel suo abito grigio, ci spiega: " In Germania non sarei mai potuto diventare il direttore di una banca. Perché mai dovrei rimanere sempre il numero 2? non volevo più essere "il turco". Ne avevo abbastanza. Non detesto assolutamente la Germania, va detto, ho imparato un sacco lì". Ed è lo stesso caso di Hazar, appena 24 anni, che è appena tornato ad Istanbul dopo aver vissuto per dieci anni in Baviera e aver concluso i suoi studi a Monaco. "In Turchia ho visto la possibilità di poter progredire rapidamente. Con il mio titolo di studi tedesco ho dei privilegi sul mercato turco. In Germania, invece, non avrei quest'opportunità".

"Abbiamo inevitabilmente cambiato la cultura tedesca"

Forte dalla sua esperienza nei due paesi, Cengiz affronta le conseguenze di questi flussi migratori: "Abbiamo inevitabilmente cambiato la cultura tedesca apportando un tocco di vita mediterraneo. Allo stesso modo però cambiamo anche la società turca, ad esempio grazie a dei nuovi metodi di lavoro". Ma il dibattito politico in Germania come anche altrove in Europa ignora in gran parte la realtà delle stradine brulicanti di Istanbul. Nonostante la Germania abbia carenza di manodopera qualificata e la sua popolazione stia invecchiando sempre di più, non è in grado di trattenere quelli che vi hanno vissuto per 10, 15, 20 anni, nemmeno quelli che in Germania hanno studiato. Proprio 50 anni fa era stato firmato l'accordo tra la Turchia e la Germania per l'invio di lavoratori immigrati. Parlando di loro, lo scrittore Max Frisch aveva coniato questa citazione : "Avevamo fatto richiesta di manodopera, sono arrivati degli uomini". Al giorno d'oggi, la Germania ha sempre bisogno di manodopera, ma questi uomini hanno già preso il biglietto di ritorno.

Un particolare ringraziamento a chi ha aiutato l'autore a realizzare questo reportage: Cigdem Akkaya, Nicolas Cheviron, Julia Floren, Burcin Gercek, Bulent Kilic, Rahükal Turgut e tutto il team de cafebabel.com.

Questo articolo fa parte della serie Orient Express 2010-2011, la serie di reportage realizzati da cafebabel.com nei Balcani e in Turchia. Più informazioni su Orient Express Reporter.

 Foto: home-page: (cc)burax/flickr ; Hasan : ©Sébastien Vannier : Sultanahmet : (cc)Liquid Oh/flickr : Hazar : ©Sébastien Vannier ;  Bosforo : (cc)telomi/flickr

Translated from Turquie-Allemagne : billet aller-retour