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"The Artist", incontri sul cinema muto e le colonne sonore del nuovo secolo

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dgiulie

Cultura

Per lungo tempo ridotta al ruolo di semplice accompagnamento, la musica nei film ritorna al centro dell'attenzione di spettatori e registi, grazie al successo del film "The Artist". Dai "Rencontres Henri Langois" a Poitiers, l'opinione del regista Michel Hazanavicius e dei più importanti addetti ai lavori.

La sala è buia. Un film in bianco e nero è proiettato sul grande schermo. Harold Lloyd scala i piani di un grattacielo. Il pubblico trattiene il respiro. Sul bordo del precipizio, il piede dell'eroe si impiglia in una rete. Disorientato, mette in sequenza smorfie e passi di danza. Scoppio di risa generale. 200 paia di mani si mettono a battere. Non c'è bisogno di una macchina del tempo per ritrovare l'atmosfera delle sale cinematografiche degli anni'20. Bastava andare ad assistere al cine-concerto organizzato in apertura del Festival di Poitiers. Karol Beffa al pianoforte e Raphael Imbert al sassofono improvvisano sul tema di Monte-là dessus, uno dei classici del cinema muto.

"Le edizioni precedenti sono state dedicate alla sceneggiatura, alla scenografia o ancora al montaggio", commenta Luc Engélibert, direttore artistico dell'evento, "era logico quest’anno concentrarsi sulla musica dei film". "Ho proposto a Karol Beffa di venire poiché volevo ci fosse qualcuno capace di contribuire con una vera riflessione sull'improvvisazione, e di fare dunque emergere il senso dell'opera senza tradirla", continua.

Con la Nouvelle Vague la musica diventa un semplice ornamento

E’ stata data carta bianca a questo genio del pianoforte, che ha ricevuto il premio per giovani compositori della Sacem (la Siae francese) nel 2008 e ha coinvolto l'amico Raphael Imbert, proponendo una performance gustosa, in un miscela di classica e jazz. Nostalgici dell'epoca d’oro, quella del cinema muto, entrambi denunciano il "divorzio" tra la loro arte ed il cinema. "In Francia, tutto è iniziato con la Nouvelle Vague. La musica non era niente più che un ornamento", sostiene Raphael. Di riferimento in riferimento, il jazzman si rivela essere una vera enciclopedia vivente: "Nell'epoca del cinema muto, i musicisti improvvisavano sui film. Bisognava variare tra diversi registri: polka, mazurka, barocco e persino country. Il sonoro era fatto in diretta, spesso da piccole orchestre presenti sul posto. Il pubblico poteva reagire immediatamente".

Il successo di The Artist, premiato a Cannes, testimonia una certa curiosità nei confronti degli anni folli. Venuto a presentare la lezione inaugurale dei "Rencontres Henri Langois", il regista, Michel Hazanavicius, spiega di aver flirtato col pellegrinaggio cinematografico in occasione delle riprese: "Mi è capitato di trovarmi in luoghi incredibili come l'ufficio di Charlie Chaplin, gli "studios" della Strada verso l'oro e di Tempi Moderni, gli scenari che erano serviti per il film Casablanca. Tutte cose molto emozionanti". Ciò nonostante un ritorno ai tempi delle orchestre da camera dal vivo nelle sale buie sembra poco probabile. La colonna sonora originale di Ludovic Bource è concepita piuttosto come un omaggio agli standard hollywoodiani di inizio Novecento, senza pretese rivoluzionarie.

"Le note forzano l'emozione"

Secondo Pierre-Louis Umdenstock è un brutto segno se il suono si limita ad illustrare "come dei violini in una scena d'amore, troppo kitsch”. Secondo questo giovane regista parigino, di 25 anni, "la melodia deve commentare l'immagine". Formatosi a Chicago, prende ad esempio il film Le Iene di Tarantino: "Penso alla scena della tortura, quando il tipo si fa mozzare l'orecchio sulle note di una musica folk. E' perverso". Aver voglia di muoversi a tempo mentre una testa insanguinata grida di dolore davanti a sé può, in effetti, mettere a disagio più di uno spettatore. Effetto garantito.

All'interno della famiglia della settima arte, vecchia guardia e nuove leve non sono sempre d'accordo. Il regista messicano Arturo Ripstein, una cinquantina di film al suo attivo in più di quaranta anni di carriera, ritiene che la melodia sia troppo spesso una "soluzione facile" per lo sceneggiatore. "Dice già cosa pensare con le immagini, le note forzano l'emozione". In realtà, anche Ripstein ha bisogno di questo "artificio" visto che collabora da una decina d'anni con il compositore americano David Mansfield. "Parliamo su Skype, io mi metto a fischiettare e lui trascrive le note", spiega, con aria imperiosa. Ma se la musica suona come una parte sempre più integrante nella realizzazione di un film, lo sceneggiatore resta il maestro. D'orchestra?

Foto di copertina: ©Warnos Bros France; testo: ©Laurène Daycard; video: Monte-là dessus (cc) lesbellesmanières/youtube, The Artist(cc) pulsemediamove/youtube.

Translated from Oscars 2012 et The Artist : « oh putain génial », c'est muet