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SVE: che cos'è il Servizio volontario europeo?

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Torino

Voglia di partire per un'esperienza di volontariato internazionale? Una guida pratica a quello che lo SVE significa, agli occhi e nel cuore di chi lo vive. 

Ci sono molti modi di viaggiare: uno di questi, è il volontariato internazionale. Ma non si tratta solo di fare le valigie e partire senza una meta o in cerca di fortuna: il volontario ha un vero e proprio lavoro, da svolgere nel Paese in cui soggiorna per un periodo che varia dalle poche settimane fino ad alcuni mesi o anni. In particolare, vi parleremo del volontariato di medio e lungo periodo, che varia dai 3 ai 12 mesi e può essere svolto in Europa come nel resto del mondo.

Il volontariato in pratica  

Fare volontariato si basa su due elementi principali: un'organizzazione di invio residente nel proprio Paese di origine, e una di accoglienza, nel Paese in cui si andrà a svolgere il servizio. Il percorso del volontario implica più fasi di formazione pre-partenza. Per quanto riguarda le spese all'estero, si prevede una pocket money mensile più vitto e alloggio. Sul posto si è coperti da assicurazione sanitaria, e ciò che sarà immediatamente rimborsato sarà il costo del viaggio.

Il lavoro del volontario può spaziare in diversi settori di intervento, dal sociale alla cultura e all'ambiente, secondo anche i propri interessi e l'offerta del Paese di accoglienza. Quando il volontario presenta la domanda di partecipazione, ha la possibilità di esprimere alcune preferenze tra diversi Paesi (europei e non) in cui vorrebbe andare, sul tipo di lavoro che preferirebbe svolgere, con quale utenza e per quale periodo di tempo.

Dopo un breve colloquio con i responsabili dell'organizzazione di invio, se il volontario soddisfa alcuni requisiti base per quanto riguarda disponibilità, adattamento, attitudine e conoscenza linguistica, gli viene comunicato il Paese scelto per il suo servizio. A questo punto lo si mette in contatto con l'organizzazione di accoglienza, che man mano spiega che tipo di lavoro andrà a svolgere, in che città e con quale progetto.

Cosa vuol dire fare volontariato? 

Spesso si ha un'idea distorta del cosa voglia dire davvero essere un volontario. Ad un primo impatto, è percepito come un qualcosa di superfluo, che non ha una rilevanza specifica, che non si sa bene dove collocare. Non è uno studente, ma non è neppure un lavoratore.

Il volontario, invece, è innanzitutto una persona che sceglie di mettersi a disposizione della comunità, e di dedicare una parte del suo tempo in modo, appunto, volontario ad una causa, non ha importanza di quale natura. Nel progetto a lui assegnato, lavora con le persone in diversi ambiti, ha mansioni simili a quelle dei suoi colleghi, ma spesso e volentieri è più a contatto con l'utenza.

Il ruolo del volontario e il rapporto con l'utenza 

Il volontario non è di per sé indispensabile all'organizzazione che lo accoglie, ma è un grande aiuto per tutti quei compiti "extra istituzionali", svolti più vicino alle persone. Per il volontario, soprattutto quello impegnato nel sociale, il rapporto con l'utenza del proprio progetto è il fulcro su cui si basa tutta la sua attività. Proprio per il fatto che spesso si trova ad essere a stretto contatto con le persone che frequentano l'istituzione in cui lavora, il carico emotivo del volontario è spesso elevato. Si ha a che fare con le storie di vita più disparate, storie diverse a seconda delle persone, spesso delicate, a volte molto dolorose.

È per questo che nel fare volontariato si è sempre divisi tra due istanze: ciò che si fa e ciò che si prova. È importante riuscire a svolgere efficientemente il proprio lavoro, ma per fare ciò occorre mantenere una certa distanza dalle situazioni, soprattutto quelle più difficili, e riuscire a ragionare su di esse nel modo più lucido e obiettivo possibile. Senza diventare insensibili ma senza neanche farsi coinvolgere troppo. Solo in questo modo si potrà vivere una buona esperienza di lavoro, sia con l'utenza che con i propri colleghi.

L'esperienza 

Ogni progetto ha la propria particolarità e tutto dipende da dove ci si trova: vivere in una piccola città di campagna sarà sicuramente diverso dal trovarsi in una grande metropoli. Ciò che caratterizza la vita del volontario è sicuramente la velocità, emozionale e relazionale: la pluralità di contatti e stimoli che si ricevono in poche settimane. Questo porta ad un tipo di esperienza emozionale assolutamente fuori dal comune: a periodi di up completo ne seguono altri di down totale; i primi dovuti di solito ai successi nel lavoro o nelle relazioni, i secondi alla solitudine o a qualche problema legato ai propri compiti da svolgere. Ma bisogna pensare al volontariato internazionale non solo come ad un'esperienza lavorativa: molto spesso, infatti, il lavoro è solo una parte del tutto. Un'esperienza di volontariato è fatta anche di scoperta, vuol dire vivere in un'altra città che non è quella natale, conoscere un'altra cultura più o meno differente dalla propria, adattarsi ad abitudini diverse, a sensazioni diverse. Il volontario attraversa un vero e proprio percorso di formazione e di evoluzione, sia professionale che personale.

Insomma, ciò che sta alla base è sicuramente il cambiamento. Cambiare non è così facile come si crede, anche se le aspettative iniziali sono molto alte: i conti si fanno poi quando si è in solitudine e si riflette sulla propria condizione. Ma siccome ci sono sempre due facce della stessa medaglia, sta alle persone impegnate nel volontariato a vedere il cambiamento come una crescita, un qualcosa di vitale e di positivo, che ha come base la voglia di aiutare gli altri e di mettersi in gioco.