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Super martedì, il carnevale della democrazia

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Default profile picture steven hill

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societàPolitica

Martedì 5 Febbraio in ventidue Stati americani si terranno le elezioni primarie. Ma l’attuale sistema di nomination facilita davvero l’elezione del miglior candidato?

8 Gennaio. L’Iowa e il New Hampshire sono i primi a votare i candidati per le elezioni presidenziali statunitensi del 2008. I primi vincitori: Mike Huckabee per il Partito Repubblicano e Barack Obama per quello Democratico. Dopo il voto in molti hanno cominciato a mettere in discussione il sistema di nomination “a scaglioni” delle primarie. Secondo un sondaggio condotto dalla Associated Press e da Yahoo News meno di un elettore su cinque appoggerebbe il vantaggio dell'Iowa e del New Hampshire sugli altri Stati. Ha senso far iniziare una presidenziale in questi due stati rurali?

Stato mangia stato

Negli altri stati si teme che le primarie si svolgano troppo in ritardo, cosa che le renderebbe irrilevanti, perché i candidati sarebbero già stati, di fatto, consacrati dalle competizioni precedenti. Questo ha portato i vari stati a scavalcarsi l'un l'altro, per ottenere il prima possibile le primarie.

Il risultato? Una sorta di follia collettiva nota come “Super Duper Tuesday” (il “super mega martedì”). Martedì 5 Febbraio 2008 in ventidue stati si terranno le primarie o caucus (assemblee dove i partiti stabiliscono un orientamento collettivo o a nominano un candidato, ndr). Tra questi, alcuni stati fondamentali, come California, New York, Illinois, Georgia e New Jersey. Il numero di delegati che questi stati può vantare è sufficiente a decidere quasi da solo le sorti dell'elezione presidenziale.

La verità è che il fatto di aver accorpato in un unico giorno tutte le consultazioni dovrebbe far cambiare il nome della giornata in “Super Stupid Tuesday”: i candidati con più finanziamenti, o semplicemente più conosciuti, possono competere in più stati contemporaneamente. Le primarie diventano quindi una sorta di palcoscenico, fastoso e virtuale, dove i pesci più piccoli vengono facilmente eliminati.

Gli Stati dove le primarie sono previste dopo il 5 Febbraio, tra cui Texas, Ohio, Pennsylvania, Indiana, North Carolina e Virginia, potrebbero ritrovarsi con le nomine già chiuse, ancora prima di aver votato. Questa condizione permette, quindi, ad alcuni stati, di scavalcare gli altri, già nella prospettiva delle elezioni del 2012.

Piano nazionale contro anarchia elettorale

Sono sempre di più coloro che si rendono conto che l'attuale sistema è ormai da archiviare. C’è un modo migliore, che potrebbe permettere a tutti gli stati – piccoli, medi e grandi – di avere un peso nel processo di nomina presidenziale.

Si potrebbe stabilire un “Piano Nazionale” che preveda quattro giorni di primarie, a un mese di distanza una dall'altra. Gli stati si potrebbero suddividere in quattro gruppi, secondo la popolazione: i 12 Stati più piccoli, più i territori federali e Washington DC, che voterebbero per primi; i 13 Stati minori; i 13 Stati di media dimensione, e per finire i 12 Stati maggiori. Queste quattro primarie comincerebbero a Marzo e finirebbero a Giugno.

Questo piano nazionale presenta diversi vantaggi rispetto alla situazione attuale. Primo, partendo dagli Stati minori verso quelli maggiori, conferirebbe ai più piccoli un potere di influenza che non hanno, dando agli elettori una possibilità di scelta effettiva. Gli stati grandi voterebbero per ultimi, ma dato che vantano il maggior numero di delegati, le nomine non verrebbero decise fino all’ultimo giorno.

Questa proposta, inoltre, asseconda la raccomandazione del Vanishing Voter Project della Harvard’s Kennedy School of Government (un progetto che mira ad ampliare la partecipazione e la consapevolezza nei processi elettorali, ndr). In altre parole, il processo di nomina rimarrebbe «competitivo per un periodo di tempo più lungo per dare al pubblico una maggiore opportunità di entrare nel vivo della campagna, e di tenersi informato sui candidati». Inoltre, essendoci un intervallo minore tra le primarie e le convetion estive, mantiene più alto il livello di conivolgimento del pubblico.

Un progetto simile darebbe ai candidati meno conosciuti, o con pochi fondi, la possibilità di raccogliere consensi. Per esempio i candidati emergenti avrebbero la possibilità di riprendersi dalle sconfitte premature.

Nel 2000 il Republican National Committee aveva adottato un piano simile. Peccato che non sia stato attuato: ci avrebbe tirato fuori da questo pantano. Entrambi i partiti dovrebbero dotarsi, entro il 2012, di un piano coordinato a livello nazionale per le primarie presidenziali. La consegna del mandato presidenziale nel nostro Paese è troppo importante perché la si lasci in questo sistema caotico di rimbalzi da stato a stato.

L’autore è direttore del Political Reform Program della New America Foundation e autore di 10 Steps to Repair American Democracy (‘Dieci passi per riparare la Democrazia Americana, ndr)

Paragona i discorsi di Obama e di Hillary dopo le rispettive vittorie in Iowa e nel New Hampshire

Video: (llamomanu/ obededomj/ Youtube)

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Translated from Super Stupid Tuesday