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Sul bordo del Baltico, Kaliningrad tra spiagge e perestroika

Published on

Story by

Ed Saunders

Translation by:

Default profile picture Marta Fiorenza

«Da dove vieni? - domanda Irina, moscovita benestante - e cosa ti porta a Kaliningrad?». Ha tutto il diritto di chiederlo: senza un McDonald’s o feste di addio al celibato in vista, Kaliningrad è una destinazione insolita per un inglese che si trovi a passare dalla regione Baltica

Incuneata tra la Polonia e la Lituania, questa città, che ora conta mezzo milione di abitanti, nel 1945 venne assegnata all’Unione Sovietica. Costruita sulle rovine della tedesca Königsberg, “avamposto militare sul fronte orientale” dei nazisti, dagli anni della perestroika l’immagine della città è stata fortemente drammatizzata dai media in quanto fosco relitto dell’era sovietica. Ora che è diventata una zona economica speciale all’interno della Federazione Russa, l’amministrazione Putin ha riservato a Kaliningrad un trattamento di favore: sua moglie è nata qui. Grazie all’afflusso di fondi federali e ai ricavi generati dalla vendita di petrolio, la città è stata testimone di un eccezionale boom edilizio e ora ostenta quella familiare commistione di stile scadente e vistoso che contraddistingue Mosca. Le spiagge vicine addolciscono questo profilo, e solo ora si cominciano a restaurare i vecchi resort che punteggiano la costa, un tempo meta di villeggiatura dei turisti tedeschi.

Scheletrosexual

©http://www.flickr.com/photos/bushkov/In un caffé della famosa catena First Coffee che si affaccia su Piazza della Vittoria, ragazze scheletriche e alla moda incontrano la nuova generazione russa di metrosexual: questo è il posto migliore della città per dedicarsi al people watching, un cappuccino vi costerà appena 80 rubli (€1.84 o £1.66), la metà di quanto vi costerebbe a Mosca. Ad un tavolo una donna d’affari parla in maniera convulsa dei voli verso San Pietroburgo, ad un altro tavolo una sexy mamma under 30 è seduta da sola per un pranzo veloce. Nelle sale fumose del caffè, frotte di investitori sono impegnati nelle loro conversazioni. Sulla terrazza, uno studente turco incontra un amico italiano. 

Kaliningrad, dal punto di vista politico è una bella patata bollente

Kaliningrad è una città animata da grandi ambizioni. La gente del posto la paragona all’America, all’Australia o a Singapore. È un calderone di nazionalità e culture che, con il suo porto libero dai ghiacci artici, rappresenta una bella patata bollente dal punto di vista politico. «Tutte le volte che chiedi a qualcuno da quale paese provenga - dice Marina, un’insegnante dal Kyrgyzstan - c’è una storia da raccontare. Ti rispondono sempre, ‘da qui’, ma poi chiedi di nuovo, ‘e da quale altro posto?’». Dopo che nel 1946 furono deportati gli ultimi cittadini tedeschi, la gente è approdata qui da ogni parte dell’Unione Sovietica, spesso dall’Asia centrale. È sorprendente vedere quanti ancora scelgano di venire in questa città.

Attrazioni e contraddizioni

©http://www.flickr.com/photos/womeos/Sul fronte delle attrazioni, Kaliningrad non si fa certo mancare nulla, tuttavia una parte del suo fascino sta nelle sue stesse vistose contraddizioni. I caseggiati dei blocchi sovietici fanno ombra ad una vecchia abitazione tedesca in rovina, a poche centinaia di metri da dove si sta costruendo il Villaggio di Pescatori, una rievocazione infedele dell’antica città di Königsberg. Non lontano da Piazza della Vittoria, l’ex quartier generale della Gestapo oggi ospita il famigerato FSB (Federal’naja Služba Bezopasnosti Rossijskoj Federacii, i servizi segreti russi). «Potevi usarlo per una sola cosa - sorride la guida locale Sergei - c’è qualcosa di strano nel design». In fondo alla strada, davanti ad un parcheggio deserto, sorge il relitto della Casa dei Soviet, mentre poco più in là continuano gli scavi dell’ormai svanito Castello di Königsberg.

Kaliningrad è una mescolanza confusa di vecchio, nuovo, ricostruito e immaginato: statue di Karl Marx, fontane, anziani tenaci e fuoristrada dai vetri oscurati. Per Kaliningrad il passato si sta trasformando in un affare su cui investire, accontentando così l’interesse locale e i centinaia di nostalgici tedeschi che ogni anno vengono qui a passare le loro vacanze. Il museo vicino alla Porta di Friedland offre un tour virtuale nella vecchia Königsberg; mentre in un bunker, vicino all’università, è possibile vedere la stanza dove nel 1945 i nazisti consegnarono la città ai sovietici. Un piccolo museo all’interno della cattedrale restaurata è dedicato alla memoria di Immanuel Kant, sepolto qui.

Nella zona ovest, l’atmosfera borghese dell’antica città si avverte chiaramente tra le strade acciottolate e ricoperte di foglie, costeggiate da appartamenti e ville fatiscenti di inizio secolo. La penisola di Curlandia (Curonian Spit) è la perla più preziosa di ogni visita. Una sottile lingua di sabbia sul Mar Baltico inserita dall’Unesco tra i Patrimoni dell’Umanità, che dista soltanto un’ora di macchina dal centro di Kaliningrad e che ricorda più il deserto del Sahara che la gelida Europa nord-orientale. Lungo un lato della penisola enormi dune deserte si estendono per chilometri e chilometri, mentre sull’altro lato infinite distese di sabbia sono popolari mete turistiche soprattutto tra i turisti provenienti dalla città. Coperto di fitti boschi per assicurare la stabilità del terreno, l’istmo ospita anche la “Foresta Danzante”, un bosco misterioso dove gli alberi crescono attorcigliati, alcuni hanno persino tronchi perforati e nessuno scienziato è ancora riuscito a trovare una spiegazione per questo fenomeno. 

©http://www.flickr.com/photos/rrrtem/

In città il primo sole autunnale spande una leggera luce sulle rotaie arrugginite dei tram e i parchi frondosi sembrano essere ancora quelli del secolo passato. Ma Kaliningrad si sta trasformando velocemente. Il cambiamento sta prendendo sempre più slancio, anche se a beneficio di un ristretto gruppo di investitori internazionali, gli unici testimoni del nuovo dinamismo della città.

Salite impavidi sui minibus che sfrecciano traballanti sulle vie lastricate e venite a visitare il luogo dove davvero si è fatta la storia.

Story by

Translated from Brits in the Baltics: Kaliningrad's shed soviet skin