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Spagna a sinistra, Europa a sinistra?

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Ottavio Di Bella

Dopo la Spagna, tocca alla Francia: il 28 marzo le regioni francesi sono passate a sinistra. Dobbiamo aspettarci, come nel 1997, una nuova ondata rosa nel Vecchio Continente?

Il « 14-M » non è frutto della paura, è frutto della stanchezza, è la vittoria della maturità democratica del popolo spagnolo. Gli attentati di Madrid non hanno cambiato la Spagna, hanno messo Aznar difronte alle sue contraddizioni, hanno svegliato la coscienza civica dei cittadini spagnoli, hanno proiettato quest’ultimi verso le urne. E la Spagna passa a sinistra. Voto punitivo sì, ma anche riflesso di una volontà più profonda di cambiamento, riflesso dei desideri politici di una classe tradizionalmente astensionista.

Restano da identificare e da valutare le conseguenze del cambiamento di governo in Spagna sugli stati membri e sull'Unione europea in generale. L’« effetto Zapatero » del resto non n’è già uno?

Flussi e riflussi delle ondate rosso-blu…

Anche se la sinistra ha vinto e di parecchio le elezioni regionali in Francia, sembra troppo voler intravvedere un legame con la vittoria dello PSOE. Se la vittoria di "ZP" ha avuto un effetto sulle elezioni in Francia – e di certo ne ha avuto qualcuno, sebbene difficile da quantificare – non riguarda l'orientamento del voto ma la decisione di andar a votare. Ciò che dobbiamo agli spagnoli, è la dimostrazione che le urne sono il mezzo più efficace che abbiamo a disposizione per far sentire le nostre voci e dar seguito alla nostra volontà: l'astensionismo è calato parecchio a quelle regionali. L'effetto Zapatero travolge l'astensione e gli astensionisti. Non sono le idee socialiste a venir premiate, ma il potere degli elettori.

L'Europa non andrà a sinistra. La schiacciante vittoria dei socialisti in Francia è anzitutto una punizione nei confronti della disastrosa gestione del governo Raffarin; essa indica che se ne ha veramente abbastanza dell’UMP.

Si è parlato di un'ondata rossa europea alla fine degli anni ‘90: Jospin, Blair, Schröder, gli uni dopo gli altri hanno iniziato a governare le grandi democrazie europee. Il 12 marzo 2000 la tendenza si è invertita, il partito popolare di José Maria Aznar, già al potere presso la Moncloa, si ritaglia un’ampia maggioranza, una maggioranza assoluta. Le vittorie della destra cominciano a susseguirsi in tutt’Europa: lo FPÖ entra nel governo austriaco agli inizi del 2000, Berlusconi è eletto nel maggio del 2001, viene poi il turno di Norvegia e Danimarca. Al Portogallo tocca l’anno successivo. Inutile poi ricordare il disastroso aprile del 2002 in Francia. Eppure l’ondata blu non si arresta. Bisogna ricordare ancora l’Olanda nel gennaio del 2003, ed infine la Grecia dove lo scorso 7 marzo son terminati dieci anni di governo di sinistra. Non è certo ZP in grado di cambiare tutto questo.

Le elezioni, un momento di sfogo?

E’ riguardo all’astensionismo e alla pratica del voto punitivo che le elezioni spagnole devono farci aprire gli occhi. Cosa significa votare in Europa oggi? Esprimere forse una volontà di cambiamento, anzichè fedeltà ad un partito, a delle idee? Le elezioni spagnole del 14 marzo hanno dimostrato che i cittadini avevano utilizzato le urne per esprimere la loro collera ed il loro senso civico. Perché però tutto ciò non viene da sé ? Perché i francesi della manifestazione del 1 maggio 2002 non sono poi andati a votare in massa alle legislative che vi hanno fatto seguito? Dove sono gli iscritti spontanei al PS dopo il 21 aprile? Dov’è andato a finire l'entusiasmo delle piazze? Le elezioni cominciano a prendere una piega che le porta a diventare, come le manifestazioni, degli isolati momenti di sfogo per dei cittadini complessati?

L'effetto Zapatero è altrove

L'effetto ZP è soprattutto una speranza per l'Europa. Firmatario e propositore della lettera degli otto, Aznar voleva mettersi alla testa di quella che chiamava la « nuova Europa », in contrapposizione alla frecciata di Rumsfeld sulla « vecchia Europa ». Il « 14 Marzo » segna così il ritorno degli spagnoli in una UE che si proclama indipendente e contro la guerra in Iraq. Verso un’Europa unita, predisposta a darsi una Costituzione. L'effetto Zapatero è lo sblocco di un protagonista chiave per l'Unione. Adesso aspettiamo l’Italia.

La caduta di Aznar è un serio ostacolo alla « coalizione » diretta dagli USA. Ed è l’elemento che avrà influenza sulle prossime elezioni in Europa, (ed anche negli Stati Uniti?), in particolare in quesi paesi impegnati nel pantano iracheno. La questione si pone specialmente in Gran Bretagna: l'alternativa a Tony Blair – i cui attributi laburisti son sempre più messi in dubbio – non è brillante, soprattutto avuto riguardo alla guerra in Iraq. A differenza della Spagna dove, fin dall'inizio, Zapatero si era espresso contro l'invio di un contingente spagnolo. Tentando oggi di rompere con George Bush, rispondendo a un'esigenza espressa dal popolo spagnolo.

La Spagna si gira verso l'Europa, la vecchia Europa. Reiterando il suo impegno europeo e riorientando il suo dinamismo, la sua gioventù ed il suo attaccamento democratico verso il continente. Esser maturi non significa esser vecchi.

Translated from Effet Zapatero, es-tu là ?