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Simon : l’appello alla tolleranza di un regista olandese

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Default profile picture andrea bassi

L’Olanda è un paese famoso per tre cose: la marijuana, l’eutanasia e i pari diritti per le coppie gay. Non sorprende che un film che tocchi tutti e tre questi temi sia candidato all’Oscar.

Dopo aver per lungo tempo incarnato l’immagine della tolleranza europeea, i Paesi Bassi si sono recentemente fatti conoscere per le tensioni razziali scaturite nel loro paese. In seguito all’assassinio nel 2002 di Pim Fortuyn, il leader politico che si opponeva all’immigrazione, la situazione non ha fatto che peggiorare. Tanto da spingere Theo Van Gogh a girare un film sulla sua morte. Che non fu mai finito perché Submission - un cortometraggio realizzato in collaborazione con la deputata d’origine somala Ayaan Hirsi Ali che denuncia le condizioni delle donne nell’Islam – ne ha provocato l’omicidio. Ma questa morte non ha impedito ad altri registi olandesi di impegnarsi politicamente. Eddy Terstall, sceneggiatore e regista del film Simon, ha recentemente dichiarato a un giornale nazionale di voler abbandonare il cinema per la politica. Cosa sta accadendo ai nostri registi fino ad ora poco impegnati?

Dentista gay, spacciatore di hashish...

Secondo Terstall il mondo è diventato più difficile da vivere. Nulla è più come prima dopo gli attacchi dell’11 settembre e il caratteristico valore della tolleranza olandese ha sofferto di questo cambiamento. Nonostante le sue convinzioni politiche e la sua rabbia nei confronti del mondo attuale, il film è intriso dell’humor tipico di Amsterdam: ovvero, non prende la vita troppo seriamente. Il film, che nel 2004 ha vinto quattro premi al Festival del film dei Paesi Bassi, è uno dei migliori lavori di Terstall e racconta di un dentista omossessuale, Camel, e della sua amicizia per Simon, uno spacciatore di hashish malato terminale di cancro.

Terstall è riuscito a realizzare un film che tratta umanamente di soggetti politici non semplici da affrontare. Il matrimonio gay, legalizzato nei Paesi Bassi nell’aprile 2004, è trattato attraverso la storia di Camel, narratore e personaggio principale che sposa il suo amico. La sua esperienza rispecchia la vita quotidiana delle coppie omosessuali in Olanda, che godono oggi degli stessi diritti delle coppie eterosessuali, incluso quello di adozione. Nel resto d’Europa solo il Belgio offre uguali diritti alle coppie dello stesso sesso e in Spagna Zapatero sta tentando di vincere l’opposizione della chiesa cattolica per legalizzare il matrimonio gay.

... e eutanasia nel finale

Anche la droga è al centro del film. Simon gestisce un coffee shop, uno di quei locali dove non si serve caffé ma dell’erba e dell’hashish. Qualche anno fa la politica olandese all’insegna della tolleranza verso le droghe leggere, fu messa sotto accusa da tutta l’Europa. Oggi però, sempre più paesi seguono il modello olandese. In Spagna, ad esempio, la regione autonoma della Catalogna, autorizza la prescrizione della marijuana a fini terapeutici. Nel film, il legame tra sanità e uso della droga si delinea abilmente attraverso la lotta di Simon contro il cancro, che terminerà con la sua decisione di avvalersi della legge del 2002 che autorizza la pratica dell’eutanasia. L’angoscia di divenire sempre più debole e malato spinge Simon a scegliere una morte “dignitosa”. Fissa una data, dice addio alla sua famiglia e ai suoi amici e se ne va.

Magari ci si potrebbe aspettare che un film su tali tematiche sia deprimente. Malgrado l’emozione che trasmette, il film rimane però leggero, e sta in questo la sua pregevolezza. Non cerca di provocare, né di far nascere un dibattito a tutti i costi. Terstall presenta le problematiche che più gli stanno a cuore come se facessero ineluttabilmente parte della vita. Sono l’amicizia e l’amore ad essere al centro del film e non l’omosessualità, la droga o l’eutanasia. Per questo le minacce alle leggi liberali olandesi hanno spinto un bon vivant come lui a mettersi in politica.

Translated from ‘Simon’, a director’s call for tolerance