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Rivoluzione europea: tre mesi dopo, dove vanno gli Indignati?

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Politica

Gli Indignati non pagano il biglietto della metro per opporsi allo sconto concesso ai giovani cattolici della GMG di Madrid nei trasporti pubblici, passano la notte nelle hall degli ospedali minacciati di chiusura e impediscono ai vigili di sfrattare le famiglie indebitate... Ma dove vanno e in quali tempi?

Tre Indignati esaminano l'avvenire ancora incerto ma sereno del 15M che ha appena festeggiato i tre mesi di esistenza.

Gli Indignati si erano ripromessi un'estate movimentata. Due settimane fa le marce popolari del movimento partite da Barcellona, Valencia, Cadice e confluite a Madrid, sulla via delle rivendicazioni cittadine, hanno deciso di rioccupare la Piazza della Puerta del Sol. Avevano tante cose da dire. Quando la Guardia Civil li ha fatti sloggiare, nell'imminenza dell'arrivo di Papa Benedetto XVI dal 18 al 21 agosto per le Giornate mondiali della gioventù (GMG), hanno deciso di contestare lo sconto dell'80 % dei biglietti della metropolitana per i partecipanti all'evento. Paradossalmente, per i locali, il biglietto è stato aumentato recentemente del 50%. Nuova ingiustizia, nuova indignazione. Come confida sul suo blog Ignazio Escolar, giornalista di Publico, gli Indigndos non scompariranno fintanto che i politici non si dedicheranno a prendere in esame le cause che hanno determinato la nascita del movimento. Ma nessuno sa bene in che direzione vadano.

"Lobby di pressione cittadina"

"Credo che istituzionalizzare il movimento secondo una visione di parte sarebbe un errore, in considerazione della grande differenza ideologica. Al contrario, il 15M potrebbe evolvere verso una "lobby di pressione cittadina", immagina Delphine, indignata di Barcellona. "Abbiamo la mobilitazione delle città, le piazze, le iniziative legislative popolari, gli scioperi, e tutto questo senza condividere origini sociali o ideologie", è la valutazione di Judit, 20 anni, che fa parte del movimento fin dal quarto giorno. Gli Indignati non vogliono un partito degli Indignati, sarebbe in contraddizione troppo grande con i propositi del movimento, che riscuote l'approvazione dell'80% dei cittadini spagnoli, secondo i sondaggi. Qualcosa di nuovo, non si sa ancora bene cosa, ma bisognerà ragionarci, perché le vecchie forme di rappresentanza, fra il Caso Gurtel e il 40% di disoccupazione giovanile, hanno mostrato che il loro tempo è finito.

Azione, reazione

Il rischio è solamente che non si dia loro ascolto. Come quando le forze di polizia li hanno sbattuti fuori alcuni giorni prima dell'arrivo dei giovani del GMG. Allora, per evitare il frantumarsi di un movimento di cui Judit ha sottolinea gli obiettivi "insieme molto numerosi e molto diversi", c'è bisogno di concretezza. Da una parte, una reazione ai problemi sociali contingenti. Le banche spagnole, in rosso, vogliono recuperare le case ipotecate e obbligare le famiglie a rimborsare i debiti anche quando sono state sfrattate dai loro appartamenti. Gli Indignati hanno reperito tutte le espulsioni in corso o previste nel futuro prossimo e, insieme alla Piattaforma delle persone colpita da ipoteca, si piazzano davanti alla polizia per bloccare i procedimenti. Hanno già al loro attivo una sessantina di espulsioni bloccate. Dall'altro lato della catena, l'azione. Gli Indignati hanno intrapreso una marcia fino a Bruxelles che arriverà alla meta ai primi di ottobre, giusto in tempo per dare il via alla manifestazione mondiale del 15 ottobre. Sperano che gli eurodeputati ascoltino le lamentele che hanno raccolto fra i cittadini spagnoli, francesi e tedeschi nel corso dei loro spostamenti.

Fra la reazione alle conseguenze della crisi e le azioni a cui provano a dare un impulso per cambiare il sistema, c'è da mettere a punto la tempistica, c'è da strutturare man mano una piattaforma coerente perché l'indignazione divenga forza di una proposta.

Il diritto di prendere tempo

Gli indignati stanno moltiplicando le iniziative contro gli sgomberiBisogna chiedere a dei cittadini spagnoli di cambiare le regole della politica "ora e subito"? Le persone che chiedono conto agli Indignati dopo appena tre mesi di esistenza sono forse quelle che hanno più fretta di proclamarne l'insuccesso. Anche se è importante pensare all'avvenire, nulla impedisce di prendere tempo. " Vamos lento porque vamos lejos" ("Andiamo piano perché andiamo lontano") dicono gli stessi Indignati. Lontani dalla cultura del risultato che si esige da loro, preservano i principi fondanti del movimento senza deroghe. Soprattutto quando "molte persone rivendicano il fatto che noi costruiamo qualcosa di nuovo perché quello che esisteva fino a qual momento ha mostrato i limiti", ricorda David, 32 anni, esperto di marketing e impegnato dal 15 maggio nell’#acampadabcn. Secondo lui "a breve termine il movimento dovrebbe lavorare per denunciare le ingiustizie e la mancanza di democrazia de facto. Deve far vedere alla gente quello che succede”. Come truffare nella metropolitana di Madrid per denunciare lo sconto dell'80% concesso ai giovani papa-boys, mentre gli spagnoli ora pagano il loro biglietto con un aumento del 50%. Lo sciopero dei conducenti della metropolitana annunciato dal sindacato UGT dal 18 al 21 agosto assume all'improvviso un altro aspetto, così come la manifestazione del 17 agosto con lo slogan” La visita del papa, non con le mie tasse”.

Foto: home-page e testo © Emmanuel Haddad

Translated from European Revolution : après trois mois, où vont les Indignés ?