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Riunione urgente della NATO: c'è il PKK dietro le quinte?

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Chiara Stefani

(Opinione) La Turchia ha convocato una controversa riunione con la NATO. Erdogan sta mirando allo Stato islamico o si sta vendicando sui curdi, dopo lo storico risultato delle passate elezioni?

Il 27 luglio la Turchia ha richiesto una riunione straordinaria ai quartieri generali della NATO, a Bruxelles. L'articolo 4 del trattato di fondazione dell'alleanza guidata dagli Stati Uniti autorizza tutti i 28 membri a richiedere una riunione tutte le volte che la loro "integrità territoriale, indipendenza politica o sicurezza" sia in pericolo. In ballo c'è la cosiddetta minaccia imposta dallo Stato islamico (ISIS), che ha aumentato la sua sfera di influenza. Lo Stato islamico ha già destabilizzato il confine meridionale della Turchia, uccidendo più di trenta persone e ferendone più di cento a Suruç, il 20 luglio, secondo quanto riportato dai media principali. Quest'evento sanguinoso ha coinvolto la Turchia direttamente nel conflitto armato, dopo che aerei di guerra turchi hanno colpito obiettivi ribelli in Siria la scorsa settimana.

Da quando è stata creata la NATO nel 1949, ci sono state soltanto quattro riunioni straordinarie secondo l'Articolo 4, l'ultima richiesta dalla Polonia risale al marzo del 2014, seguita dal Trattato di adesione della Crimea alla Russia. Secondo Jens Stoltenberg, segretario generale della NATO: "Gli alleati della NATO seguono gli sviluppi da vicino e sono solidari alla Turchia."

L'ISIS una scusa per indebolire il PKK? 

Ciò nonostante, la Turchia ha colto l'occasione per colpire i militanti curdi, mettendo a rischio un delicato processo di pace all'interno del paese. Considerato come un'organizzazione internazionale terroristica da numerosi stati e organizzazioni, tra le quali la NATO e l'Unione Europea, il Presidente Erdogan crede che probabilmente questo sia il momento giusto per indebolire il PKK. È importante notare che Paesi come l'India, la Cina, la Russia, la Svizzera e l'Egitto non riconoscono il PKK come un'organizzazione terroristica o pericolosa.

Tuttavia, i curdi in Siria sono stati la forza più efficiente contro lo Stato islamico, come dimostrato a Kobane. Dopo aver preso parte alla lotta contro l'ISIS, sono sorti dei dubbi tra i politici di tutto il mondo riguardo al fatto di considerarlo oppure no un'organizzazione terroristica. Inoltre dal 2014 attraverso i media, ma soprattutto in rete, sono aumentati i titoli dei giornali che sostengono le azioni del PKK e che ne mettono in dubbio lo status, da quando i curdi hanno sacrificato le loro vite in Siria e Irak. Tuttavia il Ministro degli esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu ha detto alla stampa: "Non c'è differenza tra PKK e l'ISIS. Non si può dire che il PKK sia megliore perchè è in guerra con l'ISIS". D’altra parte, sono apparse voci che affermano la neutralità del PKK, anche dall’Unione europea. Secondo POLITICO, Hadi al-Amiri, capo di una potente organizzazione paramilitare sciita, ha dimostrato che la Turchia sta sostenendo lo Stato islamico, dato che quest’ultimo ha indebolito il suo cruciale nemico in Iraq, ossia il PKK. 

La Cancelliera tedesca Angela Merkel ha sollecitato il Presidente Erdogan ad "applicare delle misure appropriate". È un modo molto diplomatico di chiedere una certa considerazione per la comunità curda – fino ad oggi alleati contro lo stesso nemico – ma la Germania continua a supportare la Turchia. Federica Mogherini, capo della diplomazia UE, ha chiamato il Ministro degli affari esteri turco per esortare il suo Governo a tornare al tavolo delle trattative con il PKK.

Il PKK è nato nel 1978 e tra il 1984 e il 2013 ha tenuto duro nella sua lotta contro lo Stato turco, chiedendo sia diritti politici e culturali, sia l'autodeterminazione per i curdi in Turchia, che rappresentano tra il 10 e il 25% della popolazione totale.

Le elezioni in Turchia hanno dato spazio al PKK

All'inizio di giugno di quest'anno, il partito al Governo, AKP, ha perso la sua maggioranza dopo essere stato per 13 anni al potere. Il risultato a sorpresa è arrivato insieme al 13,12% dei voti dell'HDP, Partito democratico del popolo, che per la prima volta ha dato 80 seggi nella Grande Assemblea nazionale della Turchia. È stato un colpo duro per il Presidente Erdogan, il quale si aspettava la maggioranza e pensava di cambiare la Costituzione per mettere in atto un sistema presidenziale. Un deputato dell'HDP, Sirri Sureyya Onder ha affermato "è stata una vittoria della democrazia sulla corruzione politica... della pace sulla guerra".

Queste elezioni hanno dato una speranza a tutta la comunità curda, che all'improvviso si è vista rappresentata nell'Assemblea con l'HDP, credendo di avere anche qualche possibilità in più verso la creazione di una nazione curda.  

Conclusioni

Con l'obiettivo di creare una zona libera da jihadisti in Siria, Erdogan rischia una guerra civile nel suo stesso Paese. Per la comunità internazionale è evidente che il principale obiettivo della Turchia è l'eliminazione del PKK. Adesso, con le ostilità aeree, l'etichetta "terra di nessuno" viene applicata a molti territori della Turchia orientale, mentre qualche giorno fa (il 2 agosto) due soldati turchi sono morti a causa di un attacco suicida da parte dei militanti del PKK, secondo quanto riportato dalla BBC. Inoltre, dal 24 luglio la Turchia ha attaccato basi del PKK. Quindi, di chi è la colpa?

Credo che non bisogna additare i curdi e dare loro la colpa solo perché sono stati classificati come "terroristi" da alcune organizzazioni e Paesi, i quali sono in buone relazioni con la Turchia. Questo è un problema legato a motivi sociologici e anche alla capacità dell'essere umano di accettare gli altri. Il caso di Israele e della Palestina ha aspetti in comune, anche se le differenze tra i due gruppi sono enormi.

In qualche modo la guerra civile in Siria è positiva per i curdi, che hanno potuto dimostrare la loro forza e determinazione nella lotta contro lo Stato islamico. Ma il famoso adagio "il nemico del mio amico è mio amico" non si addice al caso della comunità curda, secondo il Presidente turco.

Il conflitto si è appena riacceso e la riunione straordinaria nella sede centrale della NATO è stata solo una questione diplomatica, una necessità politica per giustificare azioni ingiustificabili. Quanto sangue verrà ancora versato?

Translated from NATO’s Emergency Meeting: Is PKK behind the curtain?