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Quel che resta dell'architettura comunista

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federica campoli

Cultura

L'Europa dell'Est lancia una guerra al passato distruggendo, o trasformando, i simboli del vecchio potere. Da Berlino a Bucarest, da Vilnius a Varsavia.

Nomi altisonanti e populisti, dimensioni impressionanti e prospettive accattivanti: gli edifici istituzionali dell'Europa dell'est dovevano celebrare, forte e chiaro, il potere del blocco sovietico. Ma fa l’Europa con questi monumenti architettonici di un passato non poi così lontano?

Berlino & il Palazzo della Repubblica

Il Palazzo della Repubblica di Berlino(Foto: Istvan/flickr)

Il 23 aprile 1976 venne inaugurato il Palazzo della Repubblica. Qui si riunivano attività per il tempo libero e Parlamento, sotto l'emblema della falce e del martello. Questa strana mescolanza stupisce ancora oggi, anche se forse non è così estranea alla concezione democratica – capitalista – del potere. «La cosa peggiore era che le attività culturali, al contrario di oggi, si dovevano pagare», ricorda la dottoressa Manuela Karmein, 61 anni, di Potsdam. «Il Palazzo era molto amato dalla gente», nonostante ciò, il Governo ha deciso, nel 2002, di abbatterlo a causa dell'amianto presente nella struttura. Al suo posto si sta pensando di ricostruire il castello cittadino che venne distrutto durante la seconda guerra mondiale. Perché? Per «recuperare la storia», ha spiegato l'ex-presidente del Bunderstag, Wolfgang Thierse. Rimane da chiedersi perché la storia prussiana abbia la priorità sul passato comunista. Manuela ipotizza: «Tutto quello che ricorda il comunismo come una cosa positiva sta cercando di essere sradicato dall'Ovest». Nina Brodowski, della Bündnis für den Palast (Coalizione per il palazzo, associazione che lotta per ricostruirlo, ndr), non capisce perché, invece di distruggere il Palazzo della Repubblica, non sia stato sfruttato il suo potenziale in termini di simbologia pacifista e di trasformazione verso la democrazia.

Bucarest & il Palazzo del popolo

Il Palazzo della cultura a Budapest(Foto: Dan/flickr)

Per lasciare spazio all'architettura comunista, nel 1977 venne distrutto un quinto del centro della capitale rumena. Molti di coloro che non volevano abbandonare la propria casa si suicidarono, e importantissimi monumenti caddero sotto i colpi dei bulldozer. Elena Colan, insegnante di ginnastica di 65 anni, ironizza: «Quel bastardo di Ceauescu ha raggiunto almeno questo scopo». Mentre il regime erigeva palazzi dalla dura mescolanza di neoclassicismo, decorato con dettagli kitsch e facciate monumentali, vistose e intimidatorie, il popolo era costretto a risparmiare su luce e acqua. «Ovviamente per molti il Palazzo rappresenta un'epoca poco gloriosa», afferma Elena. Ma perché è costruito solo al 70%? Stere Lazar, ingegnere elettronico in pensione di Botoani risponde che «i costi erano esorbitanti». Oggi è la sede della Camera dei deputati e del Senato, e gli abitanti di Bucarest sono orgogliosi di quest'opera. L'architetto Anka Petrescu è stata incaricata della costruzione del 30% rimasto.

Vilnius & il Palazzetto dello sport

Il Palazzetto dello Sport e della Cultura a Vilnius (Foto: Julija Ksivickaite)

Il Palazzetto dello Sport e della Cultura è situato sulla riva sinistra del Neri, nel cuore del centro storico di Vilnius. Dichiarata nel 1994 patrimonio mondiale dell’Unesco, la capitale è colma di costruzioni barocche, gotiche e rinascimentali che si scontrano con la moderna facciata in cemento del Centro polifunzionale, di ben 15.000 metri quadrati.

Il progetto, il cui costo fu finanziato dall'Unione Sovietica per un milione di rupie, ne è costato sette e mezzo, e ha vinto il Premio nazionale per il Modernismo Lituano. Anche se gli abitanti guardano dubbiosi al “mostro grigio”, il rapporto morale e mentale con il passato è ancora troppo fresco per poterlo criticare. In seguito all'apertura del Paese all'economia capitalista il Palazzo venne privatizzato, e ora lo si propone come monumento storico.

Varsavia & il Palazzo della cultura

Palazzo della Cultura e della Scienza a Varsavia (Foto: tschaut/flickr)

Il 22 luglio 1955 venne inaugurato il Palazzo della Cultura e della Scienza, intitolato a Joseph Stalin. Sulla statua di colui che gli ha dato il nome dovette essere scritto che, nel frattempo, era morto. Statue di Copernico e di lavoratori socialisti adornano la facciata. L’architetto russo Lew Rudnjew è stato fedele allo stile dell'architettura russa, integrandola con particolari tipici polacchi. L'edificio: 33 piani per 231 metri si erge a simbolo del potere russo. Per gli anziani è un ricordo di sottomissione, per i giovani è culto. Oggi il simbolo nazionale di Varsavia è usato come tempio del consumo e del divertimento e si è adattatato senza problemi alla vita capitalistica occidentale al punto che nell'ala nord è stata aperta una discoteca.

Translated from Sturm auf die Bastille des Kommunismus?