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Pranzo di lavoro per Bush e Putin

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Ottavio Di Bella

Clima di tensione oggi al mini vertice di Bratislava. I due presidenti indaffarati a ribadire le rispettive posizioni di potenze mondiali.

Per il presidente Bush, il summit del 24 febbraio rappresenta un’opportunità per insistere con la nuova dottrina politica di esportazione della democrazia, nei confronti di una Russia il cui clima di libertà è in netto peggioramento. Per il presidente Putin, che deve riprendersi dall’infruttuoso tentativo russo di influenzare l’elezione presidenziale ucraina, il vertice può invece essere l’opportunità di dimostrare quanto la Russia non tolleri critiche dagli Stati Uniti, accusati a loro volta di abuso dei diritti umani nelle prigioni della baia di Guantanamo e di uso della tortura.

Una democrazia in stallo

Con Putin, le speranze che avaeva un tempo la Russia di scrollarsi di dosso il proprio passato sovietico si sono via via affievolite. In presidente ricade sempre più spesso nel tradizionale autoritarismo russo. Fra i più clamorosi passi indietro nel cammino della democrazia vi sono il giro di vite del governo sui media russi e la dubbia maggioranza dei due terzi ottenuta dal partito del presidente nelle elezioni parlamentari del 2003. Ci sono poi le forzature alle elezioni presidenziali in Cecenia in quello stesso anno e, ovviamente, l’arresto del ricco uomo d’affari Khodorkovsky e la successiva ri-nazionalizzazione di Yukos, il gigante del petrolio ora rientrato fermamente sotto il controllo del Cremlino. Non sorprende dunque che per Washington uno dei più importanti temi dell’agenda politica del summit sia la “mancanza di progressi nello sviluppo democratico in Russia”. In particolare, fin dal suo discorso inaugurale del mese scorso, Bush ha ribadito in modo chiaro che “La sopravvivenza della libertà nella nostra terra, dipende sempre più dal successo della libertà nelle altre terre. La migliore speranza per la pace nel nostro mondo, è la diffusione della libertà in tutto il mondo.”

Anche se da molti questa viene considerata una politica aggressiva che interferisce con la naturale evoluzione di una nazione verso la democrazia liberale, l’idea che gli Stati Uniti possano influenzare paesi antidemocratici semplicemente servendosi della propria leadership mondiale non va scaricata tout court. Putin può esser determinato a tenere la Russia sotto il proprio controllo, ma ha bisogno anch’egli di cooperare con Unione Europea e Stati Uniti per realizzare l’obiettivo di fare del paese una potenza globale politica ed economica. La decisione di Putin di far entrare la Russia nell’Organizzazione Mondiale del Commercio, per esempio, è un segnale di apertura verso probabili negoziati e verso la cooperazione con Ue ed Usa. Inoltre, dopo i recenti sviluppi in Ucraina, durante i quali il presidente russo ha accusato l’occidente di “immischiarsi” nelle faccende dei propri vicini, Putin può sentire il bisogno di mostrare chiaramente quanto non sia disponibile a prender lezioni dagli Stati Uniti in materia di libertà e democrazia e sulla carenza di entrambe in Russia.

Quando l'Est e l'Ovest s’incontrano a metà strada

La Slovacchia, il quieto ospite dell’imminente summit, ha i propri messaggi da lanciare. È significativo che Bratislava sia il luogo di incontro per due delle personalità di maggiore spicco al mondo, per due importanti paesi i cui rapporti hanno rilevanza globale. Bush sarà il primo presidente americano a visitare questo paese. Un evento da sottolineare. La Repubblica Slovacca è un simbolo del culmine della “Nuova Europa” che ha sostenuto gli Stati Uniti nella coalizione in Iraq. Allo stesso tempo, è un paese che ancora ha stretti legami economici con la Russia, il cui rapporto ha bisogno di continuare in modo sano e trasparente. La Repubblica la slovacca, che fa parte dei nuovi 10 Stati membri Ue, rappresenta solo una delle storie di successo per quanto riguarda trasformazione politica e riforme economiche. Potrebbe dirsi lo stesso in futuro della Russia?

Translated from Bush and Putin talk shop