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Pornostar incellophanata o animali in parlamento?

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società

Nel giugno 2007 in Olanda il partito degli animali ha fatto il suo ingresso in Parlamento. Ma in Europa le ong continuano a fare la parte da leone.

Le piccole vittorie danno vita talvolta a grandi ambizioni. Non appena nominato senatore del Partito per gli animali in Olanda, Niko Koffeman guarda già lontano: «Noi crediamo che ci sia la possibilità di formare una coalizione paneuropea per la causa degli animali». Anche se non proprio sensazionali, i risultati ottenuti dal Partito di Koffeman

«Una formazione come questa non potrebbe certo dirigere il Paese », spiega Evertjan, studente di Amsterdam, «ma è necessario che il mondo politico comprenda che il destino degli animali non lascia gli olandesi indifferenti.» Ma gli altri paesi europei sono pronti a seguire l'esempio olandese?

Il leone e il moscerino

Il mondo animale non è totalmente ignorato dai partiti europei. In particolare i Verdi sono spesso il principale alleato della specie animale. Con 42 seggi al Parlamento europeo, il gruppo Verdi/Alleanza Libera Europea è il quinto per dimensioni all'assemblea di Strasburgo. Paradossalmente proprio i gruppi politici più “attenti” agli animali, spesso sono quelli meno bendisposti nei loro confronti. Un esempio? Il partito francese Caccia, Pesca, Natura e Tradizione. Che si oppone all’ingrasso su scala industriale delle oche, ma non alla degustazione del loro rinomato foie gras (fegato d'oca ndr). Rifiuta i macelli da allevamento industriale, ma incoraggia le battute di caccia.

Il principale problema, per la causa animalista, deriva dalla natura mono-rivendicativa dei partiti. In poche parole la loro strategia è limitata al mondo animale. Nulla che possa suscitare l'entusiasmo delirante degli elettori, soprattutto in Paesi come la Francia o l'Italia, che mostrano una forte tendenza a privilegiare i soggetti di politica generale e le coalizioni più potenti. «I grandi partiti monopolizzano e si appropriano delle questioni che riguardano la società», dichiara Michèle André, la Vicepresidente del Senato francese. Una visione confermata anche da Niko Koffeman: «Quando si tratta di far eleggere nei parlamenti nazionali o europei dei deputati che vengono da piccole formazioni, la maggior parte dei paesi europei si scontra con la reticenza dei cittadini».

Topi di città, topi di campagna

Ma non è vero che gli europei sono disinteressati alla causa animalista. In realtà preferiscono le battaglie del mondo associativo a quelle condotte in Parlamento. Basti pensare all'impatto di ong quali Peta (People for the Ethical Treatment of Animals).

Oltre alle associazioni, un contributo alla causa viene dalla presenza di ambasciatrici provenienti dallo show-biz: si pensi a Grace Slick, la cantante dei Jefferson Airplane, o a Zara Whites, attrice pornografica olandese che, militando per la causa vegetariana in occasione dell'ultimo Salone dell'agricoltura di Parigi nel marzo 2007, non ha esitato a imballarsi praticamente nuda e coperta di sangue finto in una vaschetta gigante di cellophane. Modello bistecca.

Se la difesa degli animali si traduce in un rifiuto della violenza e della sofferenza inflitte ad altri – un rifiuto che incarna la profonda umanità del militante – la sua implicazione in politica resta difficile e ideologicamente discutibile, perché potrebbe condurre ad alcune aberrazioni. Come sintetizza lo storico Jean-Pierre Arthur Bernard, questo principio d'egualitarismo a oltranza potrebbe essere esteso «ai vegetali e ai minerali, in nome di un pianeta totalmente democratico».

Translated from Politiques à poils