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Papa Francesco al contrario: pellegrinaggio da casa a San Pietro e ritorno

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società

La scorsa domenica, Roma si è svegliata al suono della campana che chiamava fedeli, turisti e curiosi ad assistere al primo angelus di papa Francesco I. Tra scozzesi in kilt, foto di Francesco Totti, tranci di pizza e bandiere di tutti i colori, un pellegrinaggio da casa a piazza San Pietro e ritorno, per un bagno nella folla in attesa del saluto del nuovo pontefice.

Riapro gli occhi a Roma dopo tanto tempo. “Il Papa!”, penso. È la domenica del primo 'nuovo' Angelus. Sono partita da Roma nel momento più frizzante della cronaca italiana degli ultimi mesi, tra un Papa neo dimesso che si accingeva a diventare emerito, un governo in attesa di nascere e una fumata bianca non ancora nell’aria. Al mio ritorno ho trovato: un Papa nuovo e due presidenti di Camera e Senato, nuovi anche loro. Salto la colazione, obbligata da una nonna cattolicissima a sentire il discorso di Papa Francesco di fronte a una Piazza San Pietro strapiena: appena comincia l’Angelus corro.

Solo un ponte mi divide dal Papa. Abbandonata l’idea della bici – il binomio “attraversare” e “Tevere” mi riporta al ricordo della traversata di Ponte Sant’Angelo bici alla mano durante la Serata della Moda di due anni fa, tempo di percorrenza: quasi mezz’ora – decido di buttarmi tra la folla a piedi. Al paninaro di via di Santo Spirito trovo i primi fedeli affamati, ma è a Ponte Sant’Angelo che inizio la “risalita”. Lo percorro controcorrente facendomi strada tra i fedeli e i curiosi che alla fine dell’Angelus si sono prontamente riversati sulle strade adiacenti via della Conciliazione e poi sparpagliati sui due ponti, il Sant’Angelo e Ponte Vittorio Emanuele II: io inizio la mia maratona al contrario.

Alla fine del Ponte, là dove si apre uno slargo, le bancarelle di souvenir vendono di tutto, comprese le cartoline del Papa nuovo, spaventose maschere di Venezia, statuine del Colosseo e calendari con le statue, nude e non. Un uomo distribuisce santini con il volto di Giovanni Paolo II, salvo poi, una volta donati agli ignari avventori, reclamare due euro. “Foto de Francesco” il Papa, “e de Totti!”, il calciatore, grida un ragazzo da un’altra bancarella. Risalgo Via della Conciliazione, ma cammino lungo il lato sinistro, in uno slalom tra giornalisti e telecamere. Finalmente arrivo in Piazza. La Piazza. Respiro l’aria di Roma, mi compiaccio per la bellezza della mia città che nonostante il cielo grigio è radiosa e le sorrido complice. 

Da Martina Franca alla Scozia: tutti a Roma per il nuovo papa

Il Papa!”, mi sveglio dalla parentesi onirica del post ritorno romano. San Pietro diventa la scenografia di foto di gruppo: c’è quella che riunisce i latinoamericani tutti, e quella per paesi, in ognuna però compare un uomo con la sciarpa “Albania” attorno alle spalle, più i romani random che vogliono anche loro una foto ricordo. Un gruppetto di ragazzi per terra mangia una pizza: vengono da Martina Franca, sono di Azione Cattolica e sono arrivati alle 8 perché vedere il Papa da San Pietro è “tutta un’altra emozione”.

Un uomo distribuiscesantini di Giovanni Paolo II, salvo poi, una volta donati agli ignari avventori, reclamare 2 euro. “Foto de Francesco” il Papa, “e de Totti!”, il calciatore, grida un ragazzo

Inizio a interrogare in inglese diversi gruppetti di ragazzi dalle bandiere multicolori. Poi, quando a fatica riusciamo a trovare un compromesso linguistico tra il loro spagnolo e il mio, gli dico che sono italiana: “E potevi dirlo prima!”, mi dicono tutti. Approccio gli altri in italiano. Due ragazzi colombiani che lavorano a Roma mi dicono che il Papa latino “tiene Carisma”; una mamma e una figlia adolescente, da Charkiv in Ucraina, anche loro residenti a Roma, mi parlano della sua semplicità e della voglia di vedere cosa farà. Ci sono sei uomini in kilt rossi e verdi. Tutti si fermano e tutti li vogliono, tanto che i ragazzi che vendono L’Osservatore romano, edizione speciale di giovedì scorso, li rincorrono per farne possibili acquirenti. Chiedo loro se sono lì per il Papa: “We prefer rugby", mi dicono, ma un salto a San Pietro in kilt valeva la pena.

Brasile e Argentina si contendono il pontefice

Dal Brasile, una ragazza si dice contenta perché Papa Francesco può riavvicinare all’Europa il Brasile. “Certo, Giovanni Paolo II resterà imbattibile”, conclude. Un altro ragazzo, anche lui brasiliano non ne è convinto, né sembra entusiasta. Fa riferimento alle accuse di collusione del Papa con la dittatura argentina del generale Videla. I due cominciano a parlarmi della rivalità calcistica tra Argentina e Brasile, del marketing legato all’elezione del Papa, di Roma diventata una calamita per turisti e fedeli e dol memento in cui tutto ciò è avvenuto, una bella spinta per la città e l’Italia. Tre parigini che si aggirano in Piazza con un bandierone di dimensioni esagerate, reduci dalle telecamere di France3, parlano della “super nouvelle” del Papa argentino. Un mini recinto pieno di telecamere dall’Argentina attira bandiere e fedeli. Tutti cantano e gridano felici. “Noi e il Papa condividiamo la stessa passione calcistica per il Club Atletico San Lorenzo de Almagro e veniamo da Flores, lo stesso quartiere di Buenos Aires”. “Fa parte del gioco giornalistico”, mi dicono quando gli chiedo di Francesco I e del regime di Videla, “non è vero niente”, e tornano a saltare entusiasti. Mentre vado via un brasiliano ci tiene a spiegarmi perché non hanno eletto il candidato del suo paese: “Ha 63 anni!”. “Ma Papa Francesco non le piace?”, replico. “Sì, sì, sono contento. Però…”, e di nuovo mi guarda come se avessi potuto contribuire all’elezione dell’altro.

San Pietro è davanti a me. Un centinaio di metri mi divide dall’imponente facciata. Tutto è calmo e vuoto. In alto, tra tutto quel marmo, spicca il rosso delle tende del balcone. Strizzo gli occhi, magari il Papa nuovo è dietro il vetro. Non c’è. Mi rimetto in marcia verso casa. Stavolta seguo il flusso non più compatto della folla, e in un attimo sono al di là del Tevere.

Foto e video © Benedetta Michelangeli.