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Panama Papers: è solo la punta dell'iceberg

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Grazia Cassisi

Politica

Domenica 3 aprile è stata una grande giornata. Non avrei mai immaginato di assistere ad un momento del genere, in cui così tanti segreti finanziari avrebbero invaso i media di tutto il mondo. Finalmente la finanza offshore sta ricevendo l'attenzione che merita, con la speranza che l'interesse sulla questione non si affievolisca col tempo.

La fuga di notizie, con i documenti portati alla luce dall'International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ), ha confermato ciò che si sospettava da tempo: l'esistenza di un universo torbido creato per ricchissimi, nonché potentissimi personaggi. Tuttavia, a differenza del passato, esiste un potere di intervento sufficiente per agire concretamente rispetto agli usi ed abusi della segretezza finanziaria. Non solo deboli promesse dietro le quali nascondersi.

Con 2,6 terabyte di informazioni trapelate, contenenti 11,5 milioni di documenti interni relativi ad un arco temporale che va dal 1977 al dicembre 2015, il vaso di Pandora può dirsi aperto. Le società coinvolte sarebbero 214.488, favorite da 14.153 società intermediarie. Nel mirino sono finiti capi di Stato, politici, miliardari ritenuti tra i più ricchi del mondo dalla rivista Forbes, signori della droga, celebrità, truffatori ed esponenti della FIFA. E se vi sembra strano che finora nessun attore occidentale sia finito nell'occhio del ciclone, riflettete. Ben 202 Paesi sono collegati a queste informazioni. Raccogliere una tal quantità di dati richiede del tempo, per cui non vi è dubbio che nelle prossime settimane assisteremo ad ulteriori sviluppi. Il giornalismo investigativo è al suo apice: sorprendentemente le informazioni non erano state rivelate nel processo investigativo.

Il sistema finanziario offshore

Non si tratta di un evento isolato, anzi. Questa è solo la punta dell'iceberg che svela il baluardo della grande finanza. Per comprendere realmente quali siano le proporzioni del problema è necessario adottare una prospettiva più ampia. Fate un passo indietro e prendete un respiro profondo. Secondo le recenti valutazioni rese da Gabriel Zucman (professore di economia a Berkeley, n.d.r.), 7,6 trilioni di dollari americani – circa l'8% della ricchezza finanziaria mondiale in termini netti – sarebbe stipata nel sistema finanziario offshore. Mossack Fonseca costituisce la quarta società al mondo nell'ambito dell'offerta di servizi finanziari offshore. Ma è anche l'unica società con una sola sede legale. Il che fa pensare: quali sono le prime tre?   

Casi simili a quello dei Panama Papers sono stati documentati nell'arcipelago delle Bermuda, nelle Isole Cayman e nelle Isole Vergini. Tuttavia, le giurisdizioni più riservate non si trovano in America centrale e meridionale. Difatti, sono molto più vicine di quanto pensiamo, in alcuni dei maggiori centri finanziari. Stati Uniti, Svizzera e Regno Unito forniscono molti modi per aggirare regole e norme, i quali non necessariamente sono collegati al fisco, ma ad altre regolamentazioni, come quelle relative ai beneficiari effettiva. Prendiamo come esempio gli Stati Uniti. Secondo uno studio recente, gli USA rappresentano il secondo Paese al mondo dopo il Kenya nel quale è più facile costituire una società di comodo. La Svizzera è specializzata nel fornire il segreto bancario, ma il vero creatore del concetto di finanza offshore è stato il Regno Unito, attraverso la rete delle Crown Dependencies, giurisdizioni amministrative indipendenti dalla Gran Bretagna.

L'assenza di una legislazione vincolante

La maggior parte delle operazioni condotte dalla società Mossack Fonseca sono considerate legali semplicemente perché manca una robusta legislazione che disciplini la proprietà effettiva e la costituzione di società di comodo su scala mondiale. Mentre queste pratiche vengono spesso giustificate in mancanza di alcun tipo di norma o di una dovuta diligenza che pretendano informazioni circa l'identità delle persone giuridiche, l'anonimato dilagante favorisce la proliferazione della frode fiscale, della corruzione dei governi e delle attività criminali. 

"Il riciclaggio di denaro, spiegato"

Secondo le stime della Global Financial Integrity, una ONG con sede a Washington, la carenza di trasparenza nel sistema finanziario mondiale, grazie alla segretezza dei paradisi fiscali, alle società anonime, al riciclaggio di denaro e ai crimini finanziari, causano un drenaggio di almeno 1,1 trilioni di dollari annui alle economie in via di sviluppo ed emergenti. Questa cifra è maggiore degli investimenti diretti o degli aiuti esteri messi insieme. In altri termini, immaginate questo: ogni volta che donate un euro ad un'associazione benefica, dieci hanno lasciato lo stesso posto. 

La comunità internazionale deve affrontare queste sfide

Se vi siete mai chiesti perché alcuni Paesi rimangano alle soglie della povertà, prendetevi un momento per pensare al ruolo svolto dalla finanza offshore nell'intensificare la povertà e le disuguaglianze. Essa occupa un posto centrale nelle vicende che stanno dietro alla cronaca mondiale. Eccone alcune: il crollo finanziario del 2008, quello del 1929, il contrabbando di armi, i finanziamenti alle organizzazioni terroristiche, le guerre civili, il traffico di esseri umani nell'ambito della crisi dei rifugiati, la produzione di stupefacenti, il potere politico perpetuato nei regimi dittatoriali corrotti. La lista potrebbe non aver mai fine.

La fuga di informazioni relative ai Panama Papers costituisce un aspetto positivo. Ma la vera bella notizia sarebbe se continuassimo ad interessarci di questi problemi anche nei prossimi mesi. Il movimento scatenato dalle rivelazioni dell'ICIJ dovrebbe essere usato per indurre la comunità internazionale ad affrontare concretamente la questione di questo sistema bancario in ombra. Se non ci riusciranno questi ultimi eventi, allora non so cosa altro servirà.

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Pubblicato dalla redazione locale di cafébabel Bruxelles.

Translated from Follow the money: Panama Papers just tip of the iceberg