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Orti urbani: Coltivare la città

Published on

Torino

Orti urbani: coltivare in città per produrre aggregazione, riqualificazione urbana e molto altro.. anche frutta e verdura

Terreni (tra i 50 e i 100 mtq) assegnati dalle amministrazioni comunali perché siano coltivati perseguendo finalità sociali e di valorizzazione degli spazi urbani: ecco gli Orti Urbani.

Una pratica come coltivare la terra, che può sembrare scontata (e anche un po’ alla moda), in realtà può promuovere il bene comune. Si può parlare di agricivismo, un modo interessante e particolare di prendersi cura del proprio quartiere e di creare legami con il territorio e la natura ma anche con le persone. Si esprime così il carattere multifunzionale dell’agricoltura anche in aree urbane e periurbane.

Ma di che tipi di orti parliamo?

La natura degli orti, e quindi la loro progettazione, può rispondere a esigenze diverse: orti per uno scopo più produttivo, o per scopi più sociali: di aggregazione, educativi o terapeutici.

Si può parlare di orti privati, assegnati dal Comune ai privati cittadini, orti pubblici, assegnati dal Comune a enti o associazione. La coltivazione di suolo pubblico non si limita alle aree con una concessione dall’ente pubblico: esistono orti spontanei non regolarizzati e forme di guerrilla gardening in spazi urbani marginali. Ma non solo suolo pubblico, la pratica di coltivare si sta diffondendo in molti balconi e giardini privati, complice l’interesse verso un agricoltura più “rispettosa dell’ambiente e delle persone” e il bisogno di avere un contatto con la natura.

Laboratori di sostenibilità

Orti Urbani: collettivi, sociali, didattici, terapeutici o produttivi.. gli orti urbani possono avere molte funzioni. Valorizzano degli spazi pubblici sottraendoli al degrado. Favoriscono l’aggregazione sociale e la partecipazione degli abitanti, recuperando integrazione e rapporti di buon vicinato e mutuo aiuto. Sono strumento educativo nelle scuole. Migliorano il senso del luogo, facendo riconnettere gli abitanti, al loro territorio. Si favorisce così il rispetto per l’ambiente: osservare, avere esperienza della terra, permette di averne più cura. Ma coltivare in città porta vantaggi anche per la qualità ambientale. Coltivazioni biologiche, riscoperta di essenze ortive tradizionali locali, favorendo tutela ambientale e maggiore biodiversità.

Parlando di coltivare in città un dubbio però sorge: interessanti i fini sociali…ma poi quelle zucchine cresciute nel traffico mi farà bene mangiarle?? La parola urbano si associa spesso all’immagine di smog e inquinamento, più che alla fattoria felice.. Inquinamento aereo e contaminazione dei terreni possono rappresentare un problema, infatti il terreno e l’area scelta devono essere accuratamente analizzati. A seconda dell’esposizione ad agenti inquinanti sarà poi cura di chi coltiva di scegliere le colture adatte, magari non destinandole subito a scopi alimentari: alcune piante risultano ottima per contribuire a bonificare terreni!

In un mondo sempre più urbano, riuscire a mantenere un legame tra la città e il cibo che consuma e con la terra che utilizza diventa fondamentale, a livello di ben-vivere ma anche a livello di produzione e accesso al cibo. Questa pratica, seppure da sempre presente, gode oggi di maggior interesse: molti tetti di città europee si colorano con piante e fiori, e molti terreni periferici e aree di post industrializzazione si dimostrano più verdi e utili di come si potessero immaginare.

Ma se voglio coltivare un orto urbano? Cosa devo fare?

Le modalità di assegnazione variano poi in base ai regolamenti comunali e ai bandi, ma il funzionamento è generalmente questo: il bando per l’assegnazione degli appezzamenti viene pubblicato, si fa domanda e si possono ottenere i metri quadri da coltivare. Quindi non resta che mettersi in contatto con un’associazione impegnata in quest’attività o cercare un terreno e un bando.

L’assegnazione effettiva dipende dai bandi circoscrizionali e dal regolamento del Comune.  Torino è stata una delle prime città italiane ad emanare un regolamento apposito per gli orti urbani, più di vent’anni fa.  Il regolamento comunale attuale prevede due differenti categorie di orti: da concedere a privati, con il requisito di un determinato valore ISEE, o orti da concedere a associazioni o enti, con finalità più sociali. La tutela dell’ambiente è assicurata dall’obbligo a coltivare biologicamente.

La mobilitazione dal basso in questo campo è molto ampia e sul territorio torinese si possono osservare molteplici iniziative interessanti. Rete di orti scolastici, Miraorti, l’Officina verde Tonolli, un’area recuperata e trasformata in un laboratorio di attività agricole, Orti del Bunker, un “orto-giardino” condiviso dagli abitanti del quartiere, il progetto di orti sui tetti portato avanti da Orti Alti. Questo solo per citare alcuni dei innumerevoli esempi di tentativi di rendere più verde e funzionale l’ambiente urbano.