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Ogm: la Monsanto perde una battaglia in Europa

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Manuela Manelli

Politica

Il mese scorso i Paesi dell’Ue si sono rifiutati di obbligare l'Austria e l'Ungheria a coltivare il MON 810 (il mais geneticamente modificato) della multinazionale nordamericana Monsanto, mentre la Commissione europea premeva per l’approvazione.

La Commissaria europea all'Agricoltura, Mariann Fischer Boel, argomenta a favore della coltivazione transgenica sostenendo la debole teoria che la comunità scientifica non ha le prove che il prodotto sia pericoloso. Ma non dice nemmeno che non lo potrà mai diventare. Allo stesso tempo, presuppone che si debbano prendere opportune precauzioni perché sul mercato arrivino transgenici sicuri. Subito dopo, avanza l’ipotesi che l’Ue rimarrà indietro rispetto a competitori come l'Argentina o il Brasile, Paesi in cui vengono adottate politiche più permissive nei confronti degli Ogm. E finisce il discorso appoggiandosi al fatto che questi paesi possono sempre produrre carni di animali nutriti con mangimi di questo tipo che il mercato dell’Ue non rifiuterà per la loro competitività. Beh, alla fine: o sì o sì.

Una Monsanto per tutti i gusti

Per chi vive in Spagna, sentire una notizia del genere non può che far venire alla mente la città portoghese di Monsanto, che il lisboneta Durão Barroso senza dubbi conosce, poiché, oltre alla sua intensa e naturale bellezza, fu dichiarata nel 1938 «Il villaggio più portoghese del Portogallo». Probabilmente la ammira e la ama perché la conosce, o forse ama, per proprietà transitiva, anche l’altra Monsanto, di così diverso stampo. Più di 5mila anni fa, gli indios messicani iniziarono a coltivare il mais. Un po' di pioggia e altrettanto sole e vento hanno fatto sì che quella graminacea prendesse la sua strada, presentandosi sotto forma di multiple varietà: mais giallo, bianco, azzurro e perfino lilla. Fin qui niente di strano. La biodiversità è saggia e gioca tutte le sue carte per sopravvivere. In questo modo, ci sono coltivazioni che resistono meglio ai periodi di siccità e altre che affrontano gli insetti che le vogliono divorare. 

Quell'altra Monsanto – quella del film Il mondo secondo Monsanto e del libro della giornalista Marie-Monique Robin da cui è stato tratto, già acquistato da più di 90mila francesi – fu la somministratrice dei 76 milioni di litri di erbicidi coi quali si impregnò il Vietnam dal 1961 al 1972. L'effetto disastroso non fu solo un attentato contro gli ecosistemi. Si può stimare che più di 500mila bambini nacquero con deformità dovute alle diossine presenti nell'agente. Sembra un paradosso il fatto che questa multinazionale produttrice di sementi pretenda adesso di erigersi come condottiera del mondo affamato e della scarsità crescente di materie prime.

L'altolà! Quello che si è prodotto l'altro giorno può considerarsi come un importante esito e come il pronostico di altre contese. Solo la Svezia, l'Estonia, la Finlandia, l'Olanda e il Regno Unito hanno appoggiato la proposta di Bruxelles che chiedeva ai Ministri dell’Ambiente si togliere ad Austria e Ungheria la clausola di rifiuto degli Ogm. Nel frattempo continueremo a contemplare con stupore la Spagna, dove si coltiva ancora mais Ogm.

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Translated from Transgénicos: Monsanto pierde una batalla en Europa