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Nicolas Sarkozy, un presidente tutto nuovo (II parte)

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Francesca Agostini

Politica

Nel 2007, il futuro presidente ha condotto una campagna incentrata sul valore del lavoro, con il famoso slogan "lavorare di più per guadagnare di più", e sull'idea della discontinuità rispetto al passato. Gli aggettivi usati per descriverlo lo indicano chiaramente: Sarkozy era visto allora come un politico liberale, pragmatico e pro-americano - tutti valori tipicamente poco francesi.

Cinque anni più tardi, nessuno ha più l'impressione che questi valori gli appartengano ancora. Racconto di un cambiamento in dodici punti: eccovi la seconda parte.

7/ Il valore del lavoro

Di nuovo in Francia, la logica sottostante alla detassazione degli straordinari è evidente: più la Francia lavora e produce, più si arricchirà. Bisogna pertanto dare delle motivazioni economiche al lavoro. Per quanto il ragionamento sia apprezzabile bisogna, tuttavia, constatare che gli effetti sono stati limitati: il sistema è stato costoso e si stima che il guadagno medio per un dipendente non raggiunga i 10 euro al mese. Piuttosto che criticare la creazione di nicchie fiscali quando la Francia aveva già un deficit notevole, sarebbe forse stato meglio rimproverare a Nicolas Sarkozy di non aver dato molte dimostrazioni della sua volontà di ricompensare il valore del lavoro. Ciò non significa necessariamente che avrebbe dovuto creare al contrario delle nicchie fiscali, ma piuttosto che i suoi interventi per incentivare il lavoro in Francia sono stati poco risoluti affinché si potesse ottenere un vero e proprio impatto, duraturo e concreto.

8/ Le tasse

Sempre a proposito di nicchie fiscali, la riduzione dei "bouclier" fiscali (lo potremmo tradurre come "scudi fiscali") e dei diritti di successione non avrebbe dovuto essere tanto screditata. Entrambi sono dei provvedimenti moralmente giusti: perché versare allo Stato più della metà di quello che si guadagna? Perché lo Stato impedirebbe con tutte le sue forze ai francesi di far trarre profitto ai propri famigliari dei propri risparmi? È vero che tali misure favorivano in modo particolare le famiglie agiate ma i francesi hanno sempre fatto fatica a capire che un paese ha bisogno di persone dal reddito più elevato. La Francia ci guadagna ad averne ed è meglio pagare meno tasse piuttosto che farne degli esiliati fiscali. Inoltre, se si trovano in Francia, queste persone possono contribuire al sostegno dei consumi. Il problema di questo noto pacchetto fiscale viene spesso mal identificato. Allo stesso modo, il ragionamento era buono, ma avrebbe dovuto essere sviluppato ulteriormente e, soprattutto, essere accompagnato da misure di sostegno dell'offerta così che il risultato sarebbe stato, indubbiamente, molto più interessante.

9/ Le pensioni

Per quanto riguarda la politica sociale, ci si ricorda di Nicolas Sarkozy che nel 2007 metteva fine ai regimi speciali. Egli si è dimostrato tenace e non ha voluto indietreggiare per quello che sarebbe diventato il primo grande movimento di scioperi durante i suoi 5 anni di governo. Il contrasto con il passaggio della pensione a 62 anni è impressionante: Sarkozy è indietreggiato troppo di fronte alle pressioni della strada, ha concesso troppe eccezioni e agevolazioni a tal punto che in definitiva questa riforma indispensabile avrà un impatto ben minore di quello che ci si aspettava.

10/ La politica estera

All'estero Sarkozy si è mostrato molto attivo per tutto il periodo del suo mandato: il suo coinvolgimento nel caso delle infermiere bulgare, nella crisi politica in Costa d'Avorio, nella guerra in Georgia e in quella inLibia dimostrano tale attivismo. Altri progetti sono rimasti senza seguito, come l'Unione per il Mediterraneo. Ancora una volta, l'idea sembrava promettente: creare un vero e proprio polo economico e politico in una zona con così tanto potenziale avrebbe potuto rappresentare uno degli eventi di maggiore rilievo del suo governo. Nonostante ciò è scoppiata la primavera araba e, finalmente, si scopre che il vero problema è lo sfortunato “tempismo” del presidente: scommettiamo che questa Unione per il Mediterraneo avrà una ragion d'essere nel momento in cui avrà ritrovato un po' di stabilità e sarà composta da delle vere e proprie democrazie?

11/ L'ecologia

Siamo ben lontano dallo spirito nutrito tutto attorno alla famosa “Grenelle de l'environnement”. Si è verificato l'abbandono della famosa tassa-carbone ma anche l'autorizzazione concessa per aumentare la rete autostradale in Francia di circa 1.000 chilometri e il rinvio della tassa sul peso massimo al 2013. Questi segnali lasciano presagire la rinuncia agli impegni presi allora. Nicola Sarkozy ha dimostrato i suoi limiti nel campo dell'ecologia.

12/ Lo stile

Lo stile di Nicola Sarkozy è stato screditato profondamente per la durata di tutto il suo mandato. Ci si ricorda facilmente della sua presenza su tutti i fronti fin dagli esordi. Ebbene, la situazione attuale è molto cambiata a favore del Primo ministro, François Fillon: è lui che adesso pronuncia i grandi annunci mentre le uscite mediatiche sono rare. Allo stesso modo, la mediatizzazione del suo matrimonio con Carla Bruni è stata a tal punto criticata che la nascita della piccola Giulia alla fine del 2011 è avvenuta nella più totale discrezione. Non bisogna dare importanza alle conseguenze del suo stile. Il mandato di Sarkozy deve essere analizzato a fondo piuttosto che dal suo stile di presidenza. Bisogna, tuttavia, sottolineare l'ascolto dato ai francesi dal presidente. Osiamo sperare che abbia capito la lezione in seguito a certi incidenti come il “lasciami in pace coglione” o le accoglienze con tappeto rosso fatto dai dittatori arabi. Il nomignolo “bling-bling” fa anche lui ormai parte del passato.

Il Sarkozy versione 2007 non ha niente a che fare con il Sarkozy del 2012. L'impressione che ne deriva ma che nessuno ha mai espresso è quello di un presidente che ha cominciato bene, fedele ai suoi principi e mettendo in pratica una vera e propria politica di rottura, che, infine, è cambiata troppo a causa della crisi ma anche ascoltando, paradossalmente, i francesi. Nel 2012, troviamo un Sarkozy che non incarna più la rottura e che si è conformato al sistema e alla Francia per perdere le qualità che ne avevano fatto un presidente. La schizofrenia francese, che si appellava al cambiamento senza voler cambiare sembra aver effettivamente influenzato il presidente dalle due facce.

Questo articolo è la seconda parte di un'analisi pubblicata su cafebabel.com. Potete leggere i primi sei punti del cambiamento di Nicolas Sarkozy a questo indirizzo.

Foto di copertina: (cc) robinhoodtax/flickr; testo: (cc) iandavidmuir/flickr; video: "casse toi pauvre con" nicowar/YouTube.

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Translated from Nicolas Sarkozy, le changement c'est 5 ans (deuxième volet)