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Nella terra del sangue e del miele: Angelina Jolie alla macchina da presa

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Culturasocietà

Non si tratta né di una nuova Lara Croft, né di un remake di Mr & Mrs Smith. Angelina Jolie, in veste di regista, ha presentato mercoledì scorso un film su una guerra dimenticata. Resta da chiarire se il nuovo film sia un dramma romantico bosniaco in salsa hollywoodiana, o la storia di una tragedia finora (troppo) sconosciuta.

“Mi veniva da piangere nel vedere la reazione del pubblico”: così Angelina Jolie, emozionata come una bambina durante l’intervista della Bbc, la sera della première di Nella terra del sangue e del miele. Un’intervista nel corso della quale dichiara che il suo progetto cinematografico è nato semplicemente da un bisogno di sapere, di istruirsi su qualcosa di cui non aveva troppa voglia di parlare. Ambasciatrice delle Nazioni Unite e titolare di un ruolo influente per i diritti delle donne e dei bambini, non prevedeva quali sarebbero state le reazioni a un lungometraggio su una guerra di 20 anni fa. In pieno conflitto serbo-bosniaco, la Jolie racconta la storia d’amore tra Ajla (Zana Marjanovic), una bosniaca di fede musulmana resa prigioniera, e Danijel (Goran Kostic), un serbo bosniaco, ufficiale dell’esercito di occupazione nella Sarajevo degli anni ’90. Tra sistematiche aggressioni sessuali e una sconvolgente mancanza di umanità, quest’amore impossibile diventa il simbolo della resistenza tra il 1992 e il 1995.

I riferimenti a Hollywood messi in secondo piano

Il titolo è ispirato all'etimologia turca di Balcani, secondo la quale "Bal" significa "Miele", e "Kan" sta per "sangue".Lontano dalle riviste di gossip, il debutto di Angelina Jolie in veste di regista è segnato dalla grande tenacia e dalla ricerca approfondita, sul campo, per un film che ha il merito di liberarsi da ogni verità moralizzatrice. La scelta di arruolare degli attori locali, che durante le riprese parlano in lingua originale, libera l’argomento del film da ogni pregiudizio hollywoodiano. “Una lotta di cuore” per Angelina Jolie, ma anche la ragione per la quale ha imposto il silenzio sulla sceneggiatura, fin dall’inizio del progetto. L’obiettivo era non influenzare gli attori, che non hanno nascosto lo stupore di fronte a scene che sembravano così autentiche da non credere che fossero scritte da un’attrice americana, ben lontana dalla Bosnia dell’epoca. Lo stesso stupore si è registrato a Budapest, dove la famiglia Pitt-Jolie si è trasferita durante le riprese. Le questioni nei confronti del conflitto più devastante d’Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale (circa 100.000 morti secondo il Centro di Documentazione e di Ricerca di Sarajevo) restano aperte. Le ferite sono ancora troppo fresche per parlare di una riconciliazione ma, nonostante le critiche ricevute, questo film si presenta come un tributo al passato, e alla memoria storica che ha reso i serbi i “grandi lupi cattivi” del conflitto. Angelina Jolie non ha esitato a girare il coltello nella piaga, provocando l’ira di diversi internauti serbi che l’hanno accusata di parzialità. Questi ultimi hanno addirittura creato una pagina Facebook anti-Angelina Jolie, mentre la star serba Emir Kusturica tacciava l’attrice americana di “povera piccola cosa”. Nessuna risposta da parte dell’interessata, se non una laconica “Sebrenica è una storia reale. Capisco che si tratti un argomento sensibile, ma il mio non è un documentario” telegiornale durante l’intervista sull’emittente francese Canal Plus.

Particolari da non dimenticare

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È vero che il film fa riferimento agli eventi che hanno portato alla guerra, come il referendum del 1992, boicottato dai serbi per non diventare una minoranza nel Paese, e le successive insurrezioni dei nazionalisti appoggiati da Belgrado. Con un tono sottilmente manicheo, è vero anche che la storia semplifica e a volte dimentica qualche particolare rilevante, come l’appoggio dei movimenti islamici a favore dei musulmani bosniaci o, più semplicemente, la somiglianza tra aggressori e aggrediti. Le minacce che ha ricevuto l’attrice in seguito all’uscita del film mostrano bene quanto sia difficile accettare i fatti, soprattutto quando sono raccontanti da una persona esterna, che per di più è un’attrice hollywoodiana e un modello dello star-system.

Nel paese del sangue e del miele vuole far conoscere, al più grande numero possibile di persone, quelle storie che abbiamo voluto da sempre ignorare. Il cinema, soprattutto quando affronta argomenti sensibili, assume una certa importanza, specialmente quando può contribuire a riconoscere i propri errori. È in quest’ottica che l’attore principale del film, Goran Kostic, ha affermato: “ciò che è successo durante le riprese del film prova che la riconciliazione è possibile”.

“Voglio che le persone si ricordino della Bosnia e di quello che è successo; voglio che si faccia prova di rispetto per tutti quelli che sono sopravvissuti, e che si ricordi che questo paese ha ancora un lungo processo di guarigione davanti a sé”, Angelina Jolie.

Foto: © cortesia di allocine.fr; video: univision/youtube.

Translated from Au pays du sang et du miel : Angelina Jolie à la barre