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Nebrodi Festival: reggae, dub e meditazioni nella natura

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Palermo

Reduci dal Nebrodi Festival vi raccontiamo per immagini la tre giorni di reggae, drum 'n'bass e tantissime altre attività di Castell'Umberto, a Messina, nel cuore del parco naturale più grande della Sicilia. Fotogallery.

Nella pinetina di Castell'Umberto erano in migliaia, tutti arrivati dalla Sicilia o da fuori per danzare a ritmo di reggae, drum 'n' bass e dub, immersi nel Parco dei Nebrodi. Per la sesta volta, questo piccolo comune con poco più di 3 mila abitanti ha accolto il Nebrodi Art Festival (NAF): tre giorni di musica, arte e libertà a contatto diretto con la natura.

La pineta, suddivisa in 12 aree, ha garantito il giusto spazio per tutte le diverse attività. C'erano un palco centrale e uno dedicato solo a sessioni di dub. E, inoltre, la novità assoluta del NAF Village, un'oasi di dibattiti, laboratori, meditazione e degustazioni di prodotti locali, vicino al laghetto in mezzo al parco. 

Into the wild

In mezzo alla natura, in molti si concedono una pausa dalla vita frenetica dello spazio urbano. In questa piccola costruzione rurale si concentrano, al lato del lago, lezioni di yoga con l'insegnante Elisabetta Bagnato.

Oltre ai laboratori di disegno a china con la graphic designer Claudia Marsili, giocoleriameditazione, altre attività spontanee dei campeggiatori del festival si concentrano nello stesso luogo.​

Un'escursione nell'antico borgo di Castanìa

Calogero Prestileo (il "Maestro"), archeologo e ricercatore, organizza anche delle escursioni nel territorio circostante, alla scoperta di un'area segnata fortemente dal rapporto tra uomo e natura. Fino al 1865 Castell'Umberto si chiamava Castanìa e si ergeva in un'altra zona, che sarebbe stata abbandonata a fine secolo a causa delle ripetute frane. Qui, i sovrani e i nobili di Palermo e Catania si ritiravano nel parco dei Nebrodi in vacanza, o semplicemente per godere del clima fresco dell'area più piovosa della Sicilia (ma anche con uno dei più alti rischi sismici).  

Dal 1500 si sono registrati terremoti con la puntuale cadenza di un secolo tra l'uno e l'altro. Gli abitanti del posto hanno sempre ricostruito la loro casa di volta in volta: per questo motivo ogni insediamento umano è la culla di diversi stili architettonici e stilemi, persino in uno stesso edificio. 

Quando sono stati già macinati alcuni chilometri, ecco la provvidenziale sosta all'hotel Il Castello, dove l'oste concede un bagno in piscina al gruppo di quaranta escursionisti. Nonché un lauto pranzo: pasta al sugo di maiale nero dei Nebrodi e vino della casa a volontà. Ma il momento che unisce più o meno tutti, qui al parco, è la musica: ogni sera, dalle 22 all'alba, si alternano diversi artisti che spaziano tra reggae, hip hop, drum'n'basselettronica. La prima serata è all'insegna di Icicle e soprattutto di Mama Marjas che, con un'energia esplosiva, ha dato una vera lezione di hip hop.

Al mattino regna il silenzio del bosco

Durante gli spettacoli, la musica scandisce ogni momento: sulla pista, tra gli alberi, nella tenda con gli amici, sugli spalti rivolti verso la luna. Al mattino invece il parco è popolato da campeggiatori "ondivaghi", appena svegli o di ritorno alla tenda. 

A volte questi due tratti del campeggiatore festivaliero diventano tutt'uno: il risveglio si confonde con il rientro dalla notte, e viceversa. Può capitare che ci si addormenti all'improvviso, giusto per il gusto di dormire. In campeggio basta lo stretto indispensabile. 

Tra dibattiti e meditazione

Ben presto il NAF Village si riempe di ragazzi che aspettano il loro equocaffè per iniziare la giornata, che partirà subito dopo con lo yoga e la meditazione. Un piccolo villaggio che, secondo l'idea degli organizzatori, sarebbe dovuto essere uno "spazio aperto alla conoscenza e condivisione di idee e pratiche di uso comune, mediante il rispetto dell'ambiente e la socializzazione". 

Di pomeriggio, invece, basta andare in paese per imbattersi nei dibattiti su temi sociali, che coinvolgono anche i cittadini di Castell'Umberto. 

Tra gli incontri più seguiti, c'è quello tenuto dal maestro della tradizione buddhista Geshe Lobsang Tenkyoug. Si affronta la risoluzione dei conflitti interiori ed esteriori basati sulla pratica del dharma.

Non vi riportiamo le sue parole, ma ciò che sicuramente ci ha lasciato è stata una lezione di umanità. Ha parlato di temi che potrebbero sembrare fuori luogo, ma che risuonano più forti proprio per il loro contrasto con il contesto del festival in cui sono trattati.

Reggae, luci e drum'n'bass

La seconda serata è nel segno dei Kalibandulu, punto di riferimento della musica reggae; di Promenade; e della grande esibizione di Alo Wala, che, scatenandosi in balli frenetici e geometrici, ha costruito delle rime con una voce robotica ad una velocità impressionante. E con il ritmo del percussionista, il sound è stato di grande impatto.

Duppy Rockers e Mellow Mood: il Nebrodi Festival esplode

Nella terza e ultima sera, tra i fasci di luce del palco del Nebrodi Art festival, dal cielo cade qualche stella. Tutto si illumina con i Duppy Rockers, con sonorità tra ska e reggae. Si divertono, e ognuno di loro prolunga ogni assolo quasi a sfidare gli altri membri del gruppo. 

Finalmente arriva il turno degli attesissimi Mellow Moodtra i protagonisti dello scena reggae italiana. Il primo a salire sul palco è il bassista Giulio Frausin, attivo anche come The Sleeping tree.

E il suo basso apre lentamente la strada alle voci dei gemelli Garzia. I Mellow Mood entrano interamente in scena sul ritornello di Inna Jamaica e trasportano il pubblico nelle lontane sonorità del roots reggae.