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Nappytalia: naturally afro con Evelyne Sarah Afaawua

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Miriam Goi

Milano

Esiste un progetto tutto italiano dedicato ai capelli afro al naturale e al mondo "nappy". Siamo andati a incontrare la sua ideatrice Evelyne Sarah Afaawua e la community di "nappy girls and boys" al Gogol Ostello di Milano.

Sono stata invitata al mio primo "Nappy Hour" direttamente da Evelyne Sarah Afaawua, la fondatrice di Nappytalia. La storia di questo progetto inizia da una pagina Facebook, Afro-Italian Nappy Girls, fondata a gennaio 2014, e continua con il lancio del sito a settembre 2014 e con l'apertura dell'eCommerce a gennaio 2015. Il progetto, tutto italiano, è dedicato al mondo "nappy": naturally happy, in riferimento ai capelli afro al naturale.

La comunità afroitaliana

Evelyne è una ragazza brianzola (guai a darle della milanese) e italo-ghanese, nata in Francia a Poitiers. Il sito da lei fondato, che a gennaio ha visto aggiungersi due collaboratrici, Cristina Samuel e Shilo d’Almeida Goveia, si occupa dei capelli afro al naturale e di tutto quello che gravita attorno alla loro cura: prodotti, tutorial, azioni di routine. Ma anche identità, multiculturalità e accettazione di se stessi/e.

Legata al sito, si è creata e sta crescendo una community di "nappy girls and boys" afroitaliani, africani, sudamericani residenti in Italia (nonché italiani, naturalmente). La pagina Facebook è rimasta un importante spazio di discussione, dove sono molti i fan che seguono i post, commentano, fanno domande e interagiscono in maniera diretta con le admin e tra loro. La popolarità del progetto sta aumentando sempre più grazie ad un video del Corriere della Sera, realizzato ed ideato dal regista Massimo Coppola per la 27esima ora. Poi ci sono state alcune interviste, una ad esempio su Deejay; la partecipazione di Evelyne come speaker all’evento TEDxMilanoWomen; e il premio al Moneygram Award 2015, per la categoria "Imprenditoria Giovanile", assegnato proprio a Evelyne il 25 giugno a Roma.

Il Nappy Hour

Il Gogol Ostello, il luogo scelto per questo Nappy Hour, comincia lentamente a popolarsi di giovani nappy girls, quasi tutte orgogliose portatrici di splendide chiome afro naturali. Siamo 20 e più persone, prevalentemente donne, mentre gli uomini e ragazzi presenti accompagnano le loro compagne nappy, imparando a loro volta tante cose utili sui loro capelli e sulla routine da seguire. Come pure sul percorso di accettazione che comporta tornare ai propri capelli naturali, dopo averli "stirati" all'occidentale, e accettare la presenza della "parte africana" all'interno della propria identità, senza occidentalizzarla a tutti i costi.

Evelyne, infatti, è molto ferma su questo punto. Il Nappy Hour serve sì a riconoscere il lato estetico dei propri capelli, al fine di curarli e valorizzarli, ma soprattutto a incontrare altre persone che stanno accettando se stesse e in questo modo si sentono più felici, più complete. «I Nappy Hour sono incontri organizzati in giro per l’Italia. Al momento abbiamo toccato 10 città italiane. Questi eventi ci aiutano ad aggregarci, a divertirci e a riscoprire in maniera semplice e divertente la cura dei capelli, ma anche a riconoscere di non essere eccezioni, ma individui unici. Ad evitare di nasconderci, grazie al confronto con altre persone della community,» mi spiega Evelyne. 

Una questione soprattutto culturale

Non è immediata la comprensione di quanto una questione di stile e acconciatura possa avere tanto a che fare con la propria identità. Ma diventa sempre più chiaro nel momento in cui ci si accorge che spesso queste ragazze, prima di incontrarsi grazie ai Nappy Hour e al sito, non avevano mai conosciuto in prima persona un’altra ragazza nappy o afroitaliana. Ad esempio, una di loro era l’unica persona di origine africana della propria scuola, del suo paese, della sua compagnia di amici.

Altre giovani non hanno mai saputo a chi rivolgersi per tagliare o trattare i propri capelli, vedendosi chiusa in faccia la porta dei parrucchieri, che rifiutano clienti coi capelli afro perché "no, i tuoi capelli non li facciamo". I media mainstream non aiutano. In particolare in TV, nella pubblicità, nella musica e nella cultura pop in generale, le persone afroitaliane sono scarsamente rappresentate e, spesso, sono soggette a stereotipi e discriminazioni che investono anche gli immigrati. In generale tutte le persone che non corrispondono alla "italianità" come l’abbiamo conosciuta fino ad ora risultano escluse. Grazie a progetti come quello di Evelyne, tante persone trovano la forza di togliersi la maschera, di porsi tante domande sulla propria identità. «Ma io chi sono? Sono italiano? Sono africano? Perché mi sento italiano tra gli africani e africano tra gli italiani?» sono quesiti più comuni di quello che si possa pensare. 

L’orgoglio passa attraverso i capelli, come ripete più volte Evelyne nel corso del Nappy Hour. E non solo: la community aggrega tra loro soprattutto donne, perché è su di loro che viene posta maggiore pressione da parte dei canoni estetici dominanti. L’occidentalizzazione e la rimozione dei propri caratteri unici viene proposta-imposta anche per l’assenza di modelli di bellezza femminile "nappy": tutto questo influenza la decisione di stirare i propri ricci, anche a costo di bruciarli.

Una rivoluzione "naturalmente felice"

La supremazia occidentale, che fin dagli anni della schiavitù ha imposto canoni e rappresentazioni che includono solo bianchi, si proietta quindi anche sugli elementi estetici apparentemente insignificanti. Per questo motivo tante persone, soprattutto di origine africana, si sono sentite quasi in dovere negli anni di annullare una parte di sé, per essere accettate e per evitare i pesanti giudizi di una società che forse non li avrebbe capiti. Ma i capelli sono un elemento culturale e in quanto tale, Evelyne, Betty (la make-up artist originaria della Repubblica Dominicana che ha truccato una modella live al Nappy Hour) e tutte le altre nappy girls, stanno facendo una piccola rivoluzione.

Riappropriarsi della propria rappresentazione, della narrazione della propria cultura di provenienza, delle proprie tradizioni. Tutto questo passa anche per le parole, "nappy" prima di tutto. Il termine era originariamente inteso come un insulto, un riferimento volgare e offensivo ai capelli afro come a qualcosa di sporco e poco igienico. Le nappy girls di tutto il mondo l’hanno trasformato in un inno alla bellezza e al riconoscimento di se stesse, appropriandosi del termine e ri-trasformandolo, con una crasi semplice e geniale di due parole positive: "naturally happy", felici naturalmente. Corpo e bellezza, in particolare femminili, sono due elementi su cui la società e la cultura hanno sempre avuto un peso importantissimo. Invertire la rotta e cercare di mutare certi canoni ha un che di veramente eroico. Be natural, be happy.

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Nappytalia è anche su Instagram, Twitter e You Tube

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