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Mathias Cardet: "Il rap? Solo un fake"

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Translation by:

Silvia Tomasin

Cultura

Per alcuni il rap è solo un mezzo per legittimare il consumo di erba o la scelta discutibile di mettere i pantaloni della tuta nei calzini. Per altri, invece, rappresenta una sorta di scappatoia da un mondo sempre più disincantato.

Ecco però che un libro, intitolato "L’Effroyable imposture du rap", letteralmente "La spaventosa impostura del rap", fuga dubbi e stereotipi e ridà all’hip-hop ciò che ha sempre preteso di offrire. Pardon, di vendere. Incontro con l’autore, Mathias Cardet.

Il 4 febbraio scorso, ovvero il giorno dell’uscita del suo album, il rapper francese La Fouine veniva colpito da una 22 Long Rifle, in piena notte, in un paesino tranquillo del dipartimento della Valle della Marna. L’MC dal pizzetto ne è uscito indenne e gli investigatori non hanno tardato ad aggiungere Booba, altro rapper facilmente infiammabile, alla lista dei sospettati, dato che i due beat-boys si sputano il loro odio reciproco da mesi attraverso i canali di YouTube.

Il rap? Un grosso fake

Benvenuti in Francia, primo paese del rap-game in Europa, dove, a giudicare dal numero di visualizzazioni (vicine al milione), pare che tutti si lascino incantare dal genere. Da qualche mese, i principali maestri del clash in rima si sono lasciati andare a una battaglia mediatica che ha avuto come triste risultato sparatorie e l’abbrutimento degli ascoltatori. La cosa curiosa è che La Fouine e Booba abitano nello stesso palazzo a Miami. Meno curioso, invece, è il fatto che il paese tutto sia stato particolarmente colpito da tali faccende e che gli spiriti reazionari non aspettassero altro per riciclare la loro crociata anti-gentaglia. Detto questo, Cardet non ha atteso che i due si scannassero in un clash per scrivere il suo libro, screditando il rap francese. Per l’autore de "L’Effroyable imposture du rap", il tentativo di omicidio a La Fouine è solo un fake.

“Il rap viene dall’alto”

Nell’umidità di un café parigino del decimo arrondissement, Mathias Cardet sorseggia un caffè allungato, fermando spesso la tazza sul bordo delle labbra per gustarlo meglio. E riprende: “Il clash tra Booba e La Fouine è solo marketing". Ma che cosa importa il suo parere quando milioni di giovani continuano a discutere della battaglia che fa vivere (esistere?) i due MC. Questo francese di origine senegalese di 35 anni pensa, però, di poter puntare il dito contro tutti. Mathias ha ascoltato rap. A lungo. Proprio per questo ha scritto un libro di 190 pagine, pubblicato il 21 febbraio scorso, che unisce storia, sociologia e cattivo umore.

Mathias è un provocatore del rap. “Il male è stato progressivo”, dice davanti al suo caffè ormai freddo. “La prima cosa che mi ha fatto schifo sono stati i rapper che facevano finta di essere gangster o cope-killer, ma si rivelavano personaggi costruiti a tavolino”, continua. Siamo alla fine degli anni ’90 e Mathias, ancora giovane fan dell’hip-hop, rimugina sui suoi pensieri. Molto presto, militando politicamente nella sinistra e imbattendosi in una letteratura comunista, si rende conto che l’hip-hop, e tutto quello che ruota attorno, è tutto fumo.

Run DMC, NTM e Jean-Paul Gauthier

Lo slogan "il rap è fatto dalla gente, per la gente" è falso. E oggi posso dire, grosso modo, che il rap viene dall’alto

L'amara constatazione è uno dei motivi per il quale il libro si impegna a raccontare una storia (che debutta negli anni ’60 negli Stati Uniti) nettamente diversa da quella che gli amanti del genere si sono lasciati raccontare. “L’ultima impostura del rap si trova in uno slogan pubblicitario che i primi rapper si erano cuciti addosso e diceva che il rap voleva essere emancipatore: ‘il rap è fatto dalla gente, per la gente’. Falso. E oggi posso dire, grosso modo, che il rap viene dall’alto". Non aspettatevi di leggere un glossario del rap indipendente, l’autore ha sempre voluto raccogliere i suoi cinque anni di ricerche in un libro politico. Pubblicato dalla casa editrice del sovversivo scrittore francese Alain Soral, si inserisce in un paradigma anticapitalista evidente, in seno al quale il rap, con le sue catene d’oro e le sue belle macchine, si fa demolire automaticamente. “Sono contro l’ultra liberalismo e l’ideologia del rap lo sostiene”, precisa Cardet. “Smascherando l’impostura del rap, volevo dire di smetterla di vedere il denaro come unico fine. Sono cresciuto in periferia e so che la gente non ha i mezzi e soprattutto i soldi per avere quello che i rapper raccomandano nelle loro canzoni".

Scrivendo che Run DMC sembrava un modello dell’Adidas o che i primi video di NTM erano sponsorizzati da Jean-Paul Gaultier, Cardet intende ribadire una volta per tutte che il rap non ha mai permesso l’emancipazione sociale (o culturale) dei quartieri popolari francesi e americani. Ripreso sin dall’inizio da “una certa sinistra alla moda avaguardista”, l’hip-hop avrebbe addirittura bloccato sul nascere le rivendicazioni contro le segregazioni razziali avvenute negli Stati Uniti ad opera del movimento per i diritti civili. Per alcuni MC, più motivati dai soldi che dalla musica, il classico “rapper dai denti d’oro” sarebbe servito solo a vendere magliette e “rime in cartone” e questo avrebbe permesso di distogliere i giovani americani dalla “lotta”. A questo proposito, negli Stati Uniti potremmo citare Lyor Cohen (ex direttore del gruppo Warner Music) o Steve Rifkind (fondatore della Loud Records), che per Cardet rappresentano “i veri teorici del rap, quelli che hanno capito che si trattava di un modo per accedere ai veri affari”.

Oggi, conclude Cardet, “un buon rapper è un rapper che si ferma, che abbandona. Ma dato che non è possibile, bisogna vedere il rap come un semplice divertimento”. Catatoniche per i puristi e certamente schierate politicamente, le rivelazioni di Cardet hanno sicuramente compromesso la sincerità di una parte – minoritaria ma estremamente visibile (Booba, Jay-Z, Kanye West…) – dei nostri amici con il frontino, che, in verità, non erano mai stati messi in duscussione.

Foto: copertina e testo © pagina Facebook ufficiale de L'Effroyable imposture du rap; Booba/LaFouine © Adrien LeCoarer; Video (cc) prouzzer/YouTube

Story by

Matthieu Amaré

Je viens du sud de la France. J'aime les traditions. Mon père a été traumatisé par Séville 82 contre les Allemands au foot. J'ai du mal avec les Anglais au rugby. J'adore le jambon-beurre. Je n'ai jamais fait Erasmus. Autant vous dire que c'était mal barré. Et pourtant, je suis rédacteur en chef du meilleur magazine sur l'Europe du monde.

Translated from Mathias Cardet, rencontre avec « un baisé du rap »