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Mani Pulite: in Bulgaria contro la compravendita di voti

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Marina Furbini

In alcune aree della Bulgaria un voto può valere 50 euro. Subito dopo l’entrata del Paese nell’Unione europea, il problema era talmente evidente che Bruxelles si è messa in allarme. Un reportage da Sofia.

Pur essendo meno sviluppata delle sue equivalenti occidentali, Sofia assomiglia ad una capitale dell’Ovest. Passeggiando per la città è facile incontrare frequenti segnali wi-fi, negozi che espongono le ultime mode e gruppi di ventenni che si radunano in locali bohemien. Eppure, questo è il Paese più povero dell’Unione europea. Nelle zone rurali più locali, a soli 20 chilometri fuori dalla capitale, la Bulgaria lotta con i suoi problemi più grandi: crimine organizzato e corruzione.

«Si comportano come signori feudali»

Come accade nel resto dell’Europa, anche in Bulgaria i fonRasimu / Flickrdi comunitari sono distribuiti a livello regionale; così, spesso sono le piccole amministrazioni locali corrotte a decidere come investire gli aiuti finanziari. Nell’estate 2008 la Commissione ha bloccato 500 milioni di fondi, temendo di non poterne garantire un uso legale. Con le elezioni nazionali che si terranno la prossima estate e che, con molta probabilità coincideranno con quelle europee (4-7 giugno 2009), i difensori della democrazia stanno lottando per assicurare che il Paese non sia afflitto, ancora una volta, dalla storia della compravendita dei voti. Questa pratica esisteva, a diversi livelli, in molti Paesi dell’ex blocco orientale, ma in Bulgaria è diventata un’attività sempre più organizzata. «Una volta era limitata solo ai distretti molto poveri», afferma Georgi Stoytchev, direttore esecutivo dell’Open Society Institute di Sofia. All’improvviso questa pratica ha iniziato ad estendersi anche alle comunità più ricche». Esponenti di attività locali e criminalità organizzata comprano il loro modo di arrivare al potere, assegnando a se stessi contratti e finanziamenti dalle amministrazioni locali. «Si comportano come signori feudali», afferma Svetlana Lomeva, direttore esecutivo della Bulgarian School of Politics. «In Bulgaria esistono circa 400 partiti registrati, perchè molti di questi signori stanno fondando i loro propri partiti per inseririsi negli organici». «Questo li autorizza ad agire senza impunità», concorda il deputato bulgaro Maria Cappone. È una parlamentare eloquente del centro destra, in opposizione al Governo socialista, che afferma che questo è il motivo del crollo dei principali partiti politici bulgari. «La mafia utilizza i partiti locali per controllare le città», dice, «e adesso si sta preparando a comprare le prossime elezioni».

Una foto del voto

Dave Keating«Imprenditori accaniti riescono ad ottenere il voto dei loro impiegati, promettendo aumenti di salari o minacciando declassamenti. Il personale che non risulta direttamente sul libro paga può essere comprato facilmente per una cifra che varia dai cinque ai cinquanta euro, dipende dal tasso di ricchezza della popolazione», afferma Vanya Kashukeeva-Nusheva, coordinatore Programmi per International Trasparency a Sofia. Questi, in seguito, mostrano come prova del loro voto, una foto scattata con il telefonino durante la compilazione della scheda elettorale. Oppure, i trafficanti di voti offrono una scheda già compilata in cambio di una bianca, da riportare indietro il giorno dell’elezione o del pagamento. Di solito il trafficante di voti li compra all’ingrosso a migliaia in un’intera regione. Verificare chi ha votato per chi è semplice: basta controllare come hanno votato i comuni, dato che lo spoglio delle cartelle avviene a livello locale e i risultati pubblicati. «È molto difficile opporsi a questo sistema», dice Stoytchev.«Per farla breve, alcuni imprenditori aumentano i salari di coloro che hanno votato per loro, o pagano gli elettori come se facessero parte della campagna elettorale. «Alle ultime elezioni, un imprenditore locale della città di Sandanski, il quale, sostanzialmente, gestisce la città, è stato sorpreso a comprare voti», aggiunge Lomeva. «È stato multato per un totale di 2mila leva bulgari (circa 1000 euro) ed è ancora lì, al potere. Anche i partiti maggiori sono coinvolti nella compravendita dei voti, ma solo a livello locale. Le organizzazioni locali sono completamente fuori dal loro controllo», afferma Lomeva, «con legami più stretti agli affari locali di quanto lo siano a Sofia».

Se gli amministratori comunali gestiscono il voto

maistora / FlickrIronia della sorte, nonostante l’Ue stia ora chiedendo una riforma sulla questione, è stata essa stessa a contribuire alla nascita del problema. Dato che i fondi Ue sono gestiti sopratutto dalle amministrazioni locali, gli incarichi comunali sono diventati improvvisamente importantissimi durante il processo di distribuzione, in quanto sono loro che decidono come distribuire i fondi. Allo stesso tempo, il boom delle proprietà immobiliari degli scorsi anni, ha fatto si che gli incarichi regionali divenissero molto importanti, poiché avevano il controllo su chi riceveva le licenze di costruzione. Kashukeeva-Nusheva della Transparency Agency, afferma che il calo di fiducia delle persone nei partiti politici maggiori è dovuto in gran parte all’aumento della compravendita dei voti. «Non si ha più la sensazione che i partiti politici rappresentino gli interessi della gente», dice, «l’affluenza degli elettori sta diminuendo, così l’influenza della gente che vota aumenta sempre di più». Se la popolazione è convinta che il Governo nazionale sia inefficace ed inutile, è normale che si dimostri conciliante nel vendere il proprio voto “senza valore”. In una recente inchiesta, meno del 5 per cento dei bulgari ha ammesso che potrebbe prendere in considerazione l’idea. Eppure, la percezione tra i bulgari è che il numero delle persone che attualmente vende il proprio voto, sia di gran lunga più alto.

Le Ong si mobilitano contro la compravendita

Transparency International e Open Society hanno stilato un “patto d’integrità”. Sottoscritto dalla maggior parte dei partiti politici maggiori, intende introdurre come regola all’interno dei partiti, quella di adottare una tolleranza zero verso la politica della compravendita dei voti; s’impegna, inoltre, a creare un corpo di monitoratori delle campagne governative, con il potere di sanzionare e chiede maggiore trasparenza nel finanziamento ai partiti e la creazione di un registro pubblico dei donatori, i quali, in futuro, potranno essere in grado di fare donazioni solo tramite trasferimenti bancari e non più in denaro contante. «Se il partito avesse a disposizione molto “denaro ombra”, non potrebbe comprare spazi pubblicitari, altrimenti dovrebbe dichiararlo» afferma Stytchev. «Così utilizza il denaallilinin / Flickrro per comprare voti». L’aspetto più controverso dell’accordo – e il provvedimento che ha trattenuto la coalizione di Governo dei socialisti e il partito minoritario dei rom turchi dal firmarlo – è la richiesta che il conteggio dei voti sia spostato dai seggi elettorali locali alle sessioni di spoglio regionali, dove ci sarebbero minori probabilità di scoprire se i voti comprati siano stati effettivamente assegnati. «Non possiamo fermare la gente, ma possiamo comunque limitarla», afferma Stoytchev, «mi piacerebbe dire: “Fate pure, prendete i soldi, ma poi continuate per la vostra strada e votate chi volete, tanto i trafficanti di voti non saranno in grado di scoprirlo”». Entrambi Stoytchev e Kashukeeva-Nusheva affermano che senza la firma socialista, il patto d’integrità manca di efficacia e che il provvedimento per creare centri di spoglio regionali non è negoziabile. Nel frattempo, Maria Cappone dichiara che il solo modo in cui i politici possono essere d’aiuto, è quello di assicurarsi che le persone siano coscienti del fatto che vendere il proprio voto è, non solo una pratica illegale, ma anche controproducente per il Paese. La sua campagna “Clean at hands”(Mani Pulite), reclama una riforma completa del Governo nazionale.

Alla fine sono gli stessi politici bulgari che devono sradicare la corruzione dal Governo locale. «Bruxells puó fare tutti i controlli e le relazioni che desidera», dice, «resta il fatto che noi dobbiamo fare il nostro lavoro qui. La gente deve tornare a fidarsi di noi».

Il blog della redazione di Sofia.

Translated from Elections, elections: buy a vote for 50 euros in Bulgaria