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Les Petits Riens a Bruxelles: lavori socialmente utili

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Default profile picture Alba Fortini

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In tempi di crisi, quando il portafoglio comincia a piangere, si tira la cinghia: non c’è più posto per il lusso, bisogna ripiegare sull’usato. A Bruxelles, il negozio dell’associazione Les Petits Riens (Le piccole nullità) propone mobili, libri o elettrodomestici a buon mercato ed è un luogo in cui i senzatetto possono trovare un’altra possibilità.

All’entrata del negozio Les Petits Riens in rue américaine 101, Laurent e Johan raccolgono dai clienti tessere rosa e blu, danno borse con la spesa e salutano i clienti. «Grazie, arrivederci», dice Laurent, e fa un cenno di saluto ad una vecchia signora.

Laurent ha abbassato sulla fronte il suo basco grigio, dà un tiro alla sigaretta e dice: «Ma sì, è bello che ci sia questa cosa. Detto fuori dai denti, alla fine è solo un business. Un business sociale, ma ci fanno pur sempre i soldi». È stato tre anni in prigione, dal giugno del 2009 abita in un alloggio di Les Petits Riens e lavora qui. «Io però voglio fare un lavoro vero e guadagnarmi i soldi», spiega ed intanto saluta amichevolmente un altro cliente. «Naturalmente capisco che c’è gente che non ha mai lavorato in vita propria e ci si deve abituare. Ma per quelli come me? Farei qualsiasi lavoro, non solo “attività”, come chiamano questa. Ma sono comunque contento di poter esser qui». Con attività intende il suo compito all’entrata: chi riceve ospitalità da Les Petits Riens ha vitto e alloggio gratuiti ed in cambio deve svolgere alcuni compiti.

Bruxelles: dagli anni Trenta contro la povertà

Questo sistema ha una lunga storia: ha avuto inizio negli anni Trenta, quando il vicario Edouard Froidure costruì dei parchi per bambini svantaggiati e raccolse vestiti e mobili da dare alle persone prive di mezzi. Nel 1937 il vicario fondò il primo pensionato per senzatetto, che non solo vivevano assieme, ma avevano ognuno un proprio lavoro da svolgere: raccogliere mobili e vestiti per poi rivenderli.

L’idea di Froidure è tuttora valida: «Il nostro compito è combattere la povertà e l’emarginazione sociale in Belgio. Cerchiamo di proporre alle persone che si rivolgono a noi delle soluzioni durevoli». Julien Coppens, il presidente, riassume così la missione dell’organizzazione. Oggi come in passato, Les Petits Riens raccoglie donazioni in natura ed in denaro, rivende merce usata ed investe i ricavati in diversi progetti, come l’accoglienza dei senzatetto. In un pensionato di Bruxelles possono alloggiare fino a 120 persone ed altri venti posti sono destinati ai senzatetto coinvolti nei progetti sociali. Nei negozi in cui si rivende la merce, sono impiegati 170 lavoratori fissi, ai quali si aggiungono circa altri 120 collaboratori con contratto annuale, che devono essere preparati per il reinserimento nel mercato del lavoro. I progetti sono resi possibili dalle donazioni e, non ultimi, dai clienti che comprano gli articoli usati nei negozi. «Circa il 60% dei clienti non ha delle entrate regolari, - valuta Coppens - sono disoccupati, studenti, persone con un reddito basso o pensionati; il motivo per cui comprano da Les Petits Riens è ovviamente di natura finanziaria». L’altro 40% ha entrate normali. «Comprano da noi per i prezzi convenienti, l’originalità dei prodotti ed il piacere di frugare e trovare qualcosa di particolare».

La crisi ha accentuato problemi già esistenti

Il nuovo caffè sociale a BruxellesAl primo piano si trovano i mobili: tavoli, tavolini, sedie, poltrone, divani. Ad alcuni è apposto un prezzo, ad altri è attaccato il cartello “venduto”. Ad uno dei tavoli è seduto Bayram, che rolla una sigaretta dopo l’altra. Davanti a lui ce ne sono già cinque, la sesta è in lavorazione. Indossa una tuta blu ed un chepì nero, a marzo compierà cinquantanove anni. «Sì, lavoro qui, - dice - problemi con la famiglia e, poi, ho perso il lavoro».

Nato in Anatolia, vicino ad Ankara, è arrivato in Belgio nel 1973. «Ho sempre lavorato fino al 2006», poi nel 2007 la disoccupazione l’ha portato da Les Petits Riens. In seguito ha vissuto in un altro pensionato e dal luglio del 2009 abita e lavora di nuovo qui. Per lui questa è già una crisi, ma non si lamenta, è soddisfatto e spiega che da lì non ci si accorge quasi che fuori ci sia la crisi. «Al momento lavoro gratis, ma non è male». Continua a rollare una sigaretta, poi si ferma di nuovo. «Mi ricordo ancora una cosa, a proposito della crisi: dentro non si può più fumare», afferma e sogghigna noncurante alzando lo sguardo oltre le lenti dei suoi occhiali.

«Chi abita qui impara a lavorare ed a rispettare gli altri», spiega Henri. Il quarantanovenne lavora da tre anni presso Les Petits Riens ed è responsabile del primo piano. «A volte basta semplicemente ascoltare, non solo gli ospiti della pensione che aiutano qua, ma anche i clienti che vengono a comprare. A volte hanno solo bisogno di qualcuno che li ascolti. La collaborazione fra volontari, impiegati ed ospiti della pensione è una cosa particolare, non semplice. Deve piacere», pensa Henri.

La crisi economica non ha avuto forti ripercussioni sulle vendite e sulla propensione agli acquisti. Dal maggio del 2009, la vendita di capi di vestiario è calata circa del 5%, comunica il presidente Coppers. «Negli altri settori le vendite o sono rimaste stabili o sono lievemente aumentate». Le richieste di ospitalità, invece, sono in crescita già da tre anni: «La crisi ha accentuato problemi già esistenti», spiega Coppers ed aggiunge che la principale difficoltà dell’associazione è costituita dalla disorganizzazione della politica belga, con i suoi diversi piani decisionali relativi ad una stessa materia e la mancanza d’investimenti nel sociale. «L’accumularsi dei problemi che dovranno affrontare non fa altro che rendere più difficile il reinserimento sociale delle persone che ospitiamo».

Foto: Stanislaw Jagiello; petitsriens.be

Translated from ‘Les Petits Riens’ in Brüssel: Soziales Netz in Krisenzeiten