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L'arte contemporanea in georgia

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L'im­pul­so al­l'ar­te con­tem­po­ra­nea di una città si mi­su­ra at­tra­ver­so il nu­me­ro di gal­le­rie d'ar­te pre­sen­ti e le loro ca­rat­te­ri­sti­che. Sia lo spa­zio che l'at­mo­sfe­ra con­tri­bui­sco­no a de­fi­ni­re un ar­ti­sta. Per que­sto è im­por­tan­te in­for­mar­si su tutti gli spazi, pub­bli­ci o pri­va­ti, in cui un ar­ti­sta può esi­bir­si o esi­bi­re la pro­pria arte a Tbi­li­si.

Con 4.5 mi­lio­ni di abi­tan­ti, 1 mi­lio­ne e mezzo dei quali re­si­den­ti nella ca­pi­ta­le, si ha spes­so l'im­pres­sio­ne che in Geor­gia non ci sia ab­ba­stan­za spa­zio per gli ar­ti­sti. Ma il vero pro­ble­ma non è af­fat­to la man­can­za di spa­zio, quan­to piut­to­sto, la con­vin­zio­ne lar­ga­men­te dif­fu­sa che "tutto ac­ca­da a Tbi­li­si". Spin­ti da que­sta con­vin­zio­ne, ar­ti­sti pro­ve­nien­ti da Ba­tu­miZug­di­di o Ku­tai­si  si stan­no tra­sfe­ren­do in massa nella ca­pi­ta­le, dove tra­sfor­ma­no la loro arte e il loro stile di vita alla ri­cer­ca di nuove muse e di un sup­por­to eco­no­mi­co.

Lo spa­zio È un fat­to­re de­ter­mi­nan­te

Baia, Gala, Shar­de­ni, Vache, Ver­ni­sa­ge, Aca­de­my Hall e Kamea sono al­cu­ne delle più im­por­tan­ti gal­le­rie d'ar­te che ospi­ta­no gli ar­ti­sti con­tem­po­ra­nei. Tut­ta­via, in Geor­gia non esi­ste alcun museo di arte con­tem­po­ra­nea. Certo, si po­treb­be con­si­de­ra­re il MoMa di Tbi­li­si, inau­gu­ra­to di re­cen­te, ma è uno spa­zio de­di­ca­to esclu­si­va­men­te alle opere d'ar­te di Zurab Tse­re­te­li. Gli ar­ti­sti con­tem­po­ra­nei geor­gia­ni pos­so­no van­tar­si sol­tan­to del Cen­tro per l'Ar­te Con­tem­po­ra­nea -Tbi­li­si di via D. Aba­shi­d­ze, un punto d'in­con­tro in­di­pen­den­te per ar­ti­sti, stu­den­ti e ri­cer­ca­to­ri della re­gio­ne che esplo­ra e ri­de­fi­ni­sce l'ar­te del­l'e­ra so­vie­ti­ca – si trat­ta di opere e forme d’ar­te che al­l'e­po­ca erano state re­pres­se. Oltre a ciò va men­zio­na­to il fe­sti­val Ar­ti­ste­rium, in cui si espon­go­no opere d’ar­te con­tem­po­ra­nee con il so­ste­gno del mi­ni­ste­ro della Cul­tu­ra. La lista però fi­ni­sce qui e pro­prio per que­sto gli ar­ti­sti co­min­cia­no a spo­star­si nelle stra­de. 

Gli spazi de­fi­ni­sco­no gli ar­ti­sti e vi­ce­ver­sa. Che ci piac­cia o meno la loro arte, la cruda real­tà della quale ci nu­tria­mo è pre­sen­te nelle loro opere in modo op­pri­men­te. In Geor­gia, ti­pi­ca so­cie­tà po­st-so­vie­ti­ca, la vita quo­ti­dia­na è im­pre­gna­ta di re­li­gio­ne e po­li­ti­ca; due aspet­ti che sono stati pri­va­tiz­za­ti in se­gui­to al col­las­so del­l'U­nio­ne So­vie­ti­ca. In una si­tua­zio­ne come que­sta c'è un bi­so­gno ur­gen­te di arte con­tem­po­ra­nea, che possa ri­sve­glia­re la so­cie­tà e of­frir­le uno spec­chio nel quale os­ser­va­re il pro­prio ri­fles­so. La mag­gior parte degli ar­ti­sti ac­cu­sa il go­ver­no di non fi­nan­zia­re ab­ba­stan­za pro­get­ti ar­ti­sti­ci; nel frat­tem­po, le ini­zia­ti­ve di pri­va­ti sono così rare che l'e­nor­me ca­ren­za di in­ve­sti­men­ti in que­sto campo non può es­se­re ri­con­dot­ta uni­ca­men­te alle dif­fi­col­tà eco­no­mi­che del paese. Si tende semplicemente ad aspet­ta­re l'a­iu­to di una mano in­vi­si­bi­le, piut­to­sto che im­pe­gnar­si nel con­cre­to per co­strui­re un museo di arte con­tem­po­ra­nea. La Geor­gia ha al­cu­ne perle da mo­stra­re ai suoi vi­si­ta­to­ri, sia dalla re­gio­ne che dal resto del mondo, ed è per que­sto che ab­bia­mo bi­so­gno di un si­mi­le museo.

AR­TI­STI CON­TEM­PO­RA­NEI RA­DI­CA­LI IN GEOR­GIA

"Ra­di­ca­li­tà" è la pa­ro­la più usata nella po­li­ti­ca geor­gia­na. La con­se­guen­za è che il "ra­di­ca­le" ha perso il suo si­gni­fi­ca­to in qual­sia­si altro do­mi­nio, arte com­pre­sa. A volte ca­pi­ta di as­si­ste­re a per­for­man­ce di ar­ti­sti degni di que­sto ter­mi­ne, ma sono poche e oc­ca­sio­na­li. Chi sono al­lo­ra gli ar­ti­sti ra­di­ca­li che al mo­men­to la­vo­ra­no in Geor­gia?

Se par­lia­mo di arte con­tem­po­ra­nea è ne­ces­sa­rio ci­ta­re l'Ac­ca­de­mia d'Ar­te Sta­ta­le di Tbi­li­si e la sua di­scen­den­za, ov­ve­ro le nuove ge­ne­ra­zio­ni di ar­ti­sti. Que­sto mo­vi­men­to ha dato alla luce la per­for­man­ce più straor­di­na­ria degli ul­ti­mi anni, pre­sen­ta­ta come pro­get­to di lau­rea da un grup­po di stu­den­ti uni­ver­si­ta­ri nel 2007. La per­for­man­ce si sa­reb­be do­vu­ta svol­ge­re nella Gal­le­ria d'ar­te sta­ta­le, cosa che l'a­vreb­be resa ancor più sen­sa­zio­na­le, ma a causa di al­cu­ne dif­fi­col­tà gli stu­den­ti sono stati co­stret­ti a spo­star­si nella gal­le­ria de­di­ca­ta ai bam­bi­ni. Im­ma­gi­na­te­vi 7 per­so­ne se­du­te in cer­chio, in ca­mi­cia bian­ca, tran­quil­li e or­di­na­ti, che spu­ta­no l'uno ad­dos­so al­l'al­tro. In que­sto modo si è me­sco­la l'ar­te alla pro­te­sta, si è usata la cul­tu­ra per op­por­si alla vio­len­za di una so­cie­tà chiu­sa. Come gli stu­den­ti stes­si si aspet­ta­va­no, però, la mag­gior parte delle rea­zio­ni alla per­for­man­ce sono state ne­ga­ti­ve: ben poche per­so­ne hanno com­pre­so il suo vero si­gni­fi­ca­to.

Zaza Bur­chu­la­d­ze, il fa­mo­so au­to­re geor­gia­no, è un altro ar­ti­sta con­si­de­ra­to ra­di­ca­le e al­ter­na­ti­vo. È sem­pre pron­to a sor­pren­de­re gli spet­ta­to­ri con la sua nar­ra­ti­va e il suo modo di agire, che sia alla pre­sen­ta­zio­ne del suo nuovo libro o a un qual­sia­si altro even­to pub­bli­co. In­stant Kafka ("Kafka Istan­ta­neo", ndt.), Adi­bas, Con­for­mi­st Es­says ("Saggi Con­for­mi­sti", ndt.), Mi­ne­ral Jazz and In­fla­ta­ble Angel ("An­ge­lo Gon­fia­bi­le", ndt.) sono sim­bo­li della let­te­ra­tu­ra post­mo­der­na geor­gia­na in cui l'au­to­re af­fron­ta temi tabù come la ses­sua­li­tà, il con­for­mi­smo, la guer­ra e la vio­len­za. Come ha detto una volta un re­cen­so­re, nei testi di ZaZa sono na­sco­ste delle bombe ed è molto pro­ba­bi­le che leg­gen­do­li fi­ni­re­te per farvi sal­ta­re in aria.

Guram Tsi­ba­kha­sh­vi­li è il fo­to­gra­fo più fa­mo­so e at­ti­vo in Geor­gia. Con il suo ul­ti­mo pro­get­to, Mec­kh­re Bloki (IX Bloc­co, ndt.), ha vo­lu­to rap­pre­sen­ta­re al­cu­ni mo­men­ti della sto­ria geor­gia­na degli anni '90, un pe­rio­do ca­rat­te­riz­za­to dalla man­can­za di cibo, elet­tri­ci­tà e di uno Stato fun­zio­nan­te. La cen­tra­le elet­tri­ca con il nu­me­ro « 9 » (da cui il ti­to­lo, ndr.) era qual­co­sa di mi­to­lo­gi­co e un edi­fi­cio tanto il­lu­so­rio quan­to l'in­te­ra real­tà di quel­l’e­po­ca.

Ou­tsi­der è una band for­ma­ta a Ku­tai­si nel 1989  da Robi Ku­khia­ni­d­ze. Il grup­po fa parte del ge­ne­re punk rock/al­ter­na­ti­vo e il loro con­cer­to più fa­mo­so è stato il Live in Ku­tai­si nel 1999. Nel 2000 la band si è tra­sfe­ri­ta da Ku­tai­si nella ca­pi­ta­le, dove ha co­min­cia­to a esi­bir­si in pic­co­li lo­ca­li per un pub­bli­co piut­to­sto ri­stret­to. La mu­si­ca degli Ou­tsi­der è sem­pre pre­sen­te du­ran­te le pro­te­ste con­tro la clas­se di­ri­gen­te e la band è una fonte di ispi­ra­zio­ne per le ge­ne­ra­zio­ni più gio­va­ni.

- 'D­zu­d­zu' della band punk rock geor­gia­na Ou­tsi­der -

Translated from Contemporary art in Georgia