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“La mia prima bicicletta” porta 30 biciclette in Burkina Faso

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Roma

Metti insieme scrittori, giornalisti e personalità del mondo della cultura e ciclismo e chiedi loro di scrivere un racconto dedicato alla prima bicicletta. Ne verranno fuori episodi esilaranti, ricordi commoventi, storie di sfide e di solidarietà. Tutto questo è "La mia prima bicicletta", un libro che raccoglie trenta testimonianze appassionanti dedicate al primo amore con le due ruote.

E porta anche un raggio di speranza in Burkina Faso.

di Tiziana Sforza

La mia prima bicicletta era nera, pesante e senza cambio com’erano allora tutte le biciclette non da corsa. “E’ una sottomarca della Bianchi” disse il padrone del negozio, sottolineando la parentela con la Bianchi, la famosa marca per cui mi pare corresse Learco Guerra. Malgrado io fossi per Binda, la bicicletta mi sembrò meravigliosa.

Questo è il primo ricordo di Margherita Hack, scienziata e astrofisica.

Le bici hanno un orgoglio bestiale, se una volta le molli ti rifiutano, ti lasciano per strada, s’impuntano come muli alla prima salita. Così aspetto il tempo giusto, perché di una cosa sono certo: la soglia ultima la passerò con lei, col più leggero dei colpi di pedali, imbroccando un rapporto giusto come uno sposalizio. Il più perfetto della mia vita.

Così scrive Paolo Rumiz, giornalista e scrittore di viaggi che, nell'estate del 2001, ha percorso in bici quasi 2000 chilometri da Trieste a Istanbul insieme al vignettista Francesco Tullio Altan ed a Emilio Rigatti.

Con la mia prima bicicletta volevo inforcare il mio sogno di libertà, cavalcare sulle strade, come Rimbaud sulle sue impronte di vento.

Ha una nota lirica Didier Tronchet, giornalista e umorista francese, autore del divertentissimo “Piccolo trattato di ciclosofia”.

Sono solo alcune delle testimonianze che costituiscono “La mia prima bicicletta”, una sorta di diario sentimentale in cui rivivono nella scrittura i ricordi legati all’indipendenza e alla libertà, al gioco e all’esplorazione di mondi nuovi. Tutto rigorosamente in bici.

Come se fosse una fetta di madelaine, la bicicletta ci porta alla ricerca del tempo perduto dell’infanzia o – perché no? – dell’età adulta in cui due ruote spinte a pedali costituiscono molto più di un semplice mezzo di trasporto.

Il progetto è nato in sordina fa circa un anno fa, attraverso le colonne del blog “Andamento lento” di Ediciclo Editore. Nella rubrica “La mia prima bicicletta” vari scrittori, giornalisti e personalità del mondo della cultura e del ciclismo hanno scritto dei racconti dedicati alla loro prima bicicletta. Ricordiamo Margherita Hack, Gianluca Morozzi, Gianni Mura, Annibale Osti, Marco Pastonesi, Darwin, Paolo Rumiz, Davide Sapienza, Andrea Satta, Susanna Tamaro, Didier Tronchet, Wu Ming2 e tanti altri ancora.

Così il blog nel settembre 2010 si è trasformato in libro. E il libro si è trasformato in… biciclette. Già, perché "La mia prima bicicletta" è allo stesso un progetto di solidarietà. I diritto d’autore del testo sono stati devoluti alla Comunità di S. Egidio per donare una bicicletta a trenta madri africane appartenenti all'Associazione APEE di Ouagadogou in Burkina Faso (Association des Parents des Enfants Encephalophates, punto di riferimento per molti bambini diversamente abili che si incarica di garantirne il cibo, le cure, l’istruzione e la socializzazione promuovendo sul campo una nuova cultura sull’handicap). La bicicletta è così diventata il loro mezzo di trasporto per portare i figli affetti da handicap dai villaggi alla struttura di accoglienza.

Lo scorso settembre il libro è stato presentato da Emilio Rigatti e Margherita Hack al Festival della Letteratura di Mantova con la partecipazione di Patrizio Roversi. I racconti hanno ispirato lo spettacolo-reading omonimo realizzato da Giuseppe Cederna con le musiche dal vivo dei Têtes de Bois, messo in scena in prima assoluta a Siena in occasione di Ciclomundi, il festival nazionale del viaggio in bicicletta.