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La Marcia delle donne e degli uomini scalzi di Napoli

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Napoli

Tra il 10 e l'11 settembre in moltissime città si sono tenute manifestazioni che sottolineavano la vicinanza degli italiani ai migliaia di migranti che, ogni giorno, cercano di raggiungere l'Europa in cerca di salvezza. Anche attraverso le vie di Napoli, la Marcia delle donne e degli uomini scalzi ha accomunato italiani e immigrati.

di Davide Sasso

Anche Napoli risponde alla richiesta d'aiuto da parte dei rifugiati. L'11 settembre, in tanti sono accorsi in piazza Plebiscito per prendere parte alla Marcia delle donne e degli uomini scalzi. L'iniziativa, promossa da Amnesty International e tante altre organizzazioni, ha ricevuto anche l'appoggio del Comune di Napoli che ha disposto la pulizia del tragitto, qualche ora prima dell'evento.

Le richieste da parte dei manifestanti sono semplici: creare dei canali sicuri per raggiungere l'Europa, dare un'accoglienza degna e rispettosa a tutti, chiudere i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti e soprattutto creare un sistema unico di asilo, superando così, il regolamento di Dublino. La marcia si è conclusa a Castel Dell'Ovo dove centinaia di fiori sono stati lanciati nel mare in segno di solidarietà verso i migranti che hanno perso la vita. Impossibile non notare i tanti striscioni con frasi di sostegno e accoglienza, affiancati dai cartelli recanti frasi come "Aiutiamoli a casa nostra", giusto per sfatare i luoghi comuni. Un corteo critico e pacifico, multietnico e scalzo.

"Io sono Aylan" è stata la poesia, letta dall'autrice Raffaella Danzica, che ha concluso la manifestazione con queste toccanti parole: «Siamo tutti vivi e scorazziamo nel cortile di tutte le coscienze degli uomini giusti, di qualsiasi fede, razza e provenienza, la cui unica morale è l'amore».

A marcia terminata, il corteo si è sciolto pacificamente e senza fretta. L'opinione comune dei partecipanti è che sia «arrivato il momento di decidere da che parte stare». Napoli, o almeno una parte di essa, ieri ha preso una posizione.

L'articolo è stato originariamente pubblicato su Il Levante.