Participate Translate Blank profile picture
Image for La Catalogna contro i tori: e se fosse solo una vendetta?

La Catalogna contro i tori: e se fosse solo una vendetta?

Published on

Story by

Default profile picture Juana Vera

Translation by:

Irene Cecconi

CulturasocietàPolitica

Dal 28 luglio, data in cui il Parlamento catalano ha di fatto abolito la corrida nella regione, gli "addetti ai lavori" si sono uniti per difendere i propri interessi e l’opposizione politica ha annunciato che proporrà una legge nel Congresso per evitare altri provvedimenti di questo genere. L'associazione animalista Prou!

, promotrice dell’Iniziativa Legislativa Popolare che ha portato alla votazione, annuncia che non verrà meno all’impegno per liberare i tori dal martirio.

A meno che nel maggio 2011 il Parlamento catalano non approvi la modifica dell’articolo della Legge di Protezione degli Animali del 2003 - che ne proibiva la tortura, eccezion fatta per i tori, - dal 1 gennaio 2012 non ci saranno più corride in Catalogna. Fino ad allora, sarà guerra tra gli irriducibili della cosiddetta fiesta e coloro che, invece, non la vogliono più. I primi si sono già riuniti nel loro quartier generale, la Mesa del Toro, e lo scorso 1 agosto hanno presentato un manifesto e lo hanno letto in tutte le arene che ospitano la corrida, comprese quelle situate in Francia e Portogallo.

EduardoMartín Peñate, allevatore e direttore della Mesa de Toro, ha parlato alla Radio Nazionale Spagnola (Radio Nacional de España),  spiegando brevemente i punti salienti del documento: «Ciò che si pretende con questo manifesto è la libertà del diritto al lavoro e di azienda. Protestiamo, inoltre, perché la nostra festa non venga utilizzata politicamente e perché il mondo intero ricordi il valore della corrida nell’arte e nella cultura nazionale».

Il nazionalismo contro la tauromachia

«Gli animali hanno dei diritti», hanno scritto i manifestantiTuttavia, a causa dell’attuale contesto politico, la decisione del Parlamento catalano è stata interpretata da molti come qualcosa che va al di là di un semplice provvedimento a favore della protezione degli animali. Lo scorso luglio, il Tribunale Costituzionale ha presentato, dopo quattro anni di riflessioni, la propria sentenza sullo Statuto della Catalogna, apportando alcune modifiche rispetto al documento che era stato approvato in precedenza dal Parlamento della comunità autonoma, dal referendum cittadino e dalle Corti Generali dello Stato spagnolo. Uno degli aspetti che ha suscitato maggiori polemiche è la conclusione che la Costituzione «non riconosce nient’altro che la Nazione Spagnola».

«È una piccola vendetta che i catalani hanno attuato contro la nazione spagnola»

Per tutta risposta, lo scorso 10 luglio, i catalani sono scesi in strada con una manifestazione di massa a Barcellona: i partecipanti, tra un milione (secondo la polizia) e 1 milione e mezzo (per gli organizzatori), sfilavano con degli striscioni con su scritto «la Catalogna è una nazione» o « decidiamo noi». Per questo, mentre si aspettava la votazione sulle corride, più di 100 giornalisti stranieri sono stati inviati a Barcellona per riferire sull'esito del voto.

«La questione dell’identità catalana - ha affermato Martín Peñate alla radio, - ha condizionato il risultato del voto. La stessa sentenza sullo Statuto è stata strumentalizzata come ulteriore appoggio alla rivendicazione dell’autonomia catalana. Credo che i politici - ha continuato - non ci abbiano riflettuto abbastanza e che, semplicemente facendo prevalere il loro opportunismo, abbiano colpito con troppa nonchalance il simbolo più importante di questo paese, il toro. Non dobbiamo dimenticare - ha concluso Peñate, - che quando si mostra un toro, ovunque lo si faccia nel mondo, è inevitabile che si pensi alla Spagna, è una questione d'identità. Questa è quindi una piccola vendetta da parte dei catalani contro ciò che rappresenta la nazione spagnola».

Che succederà agli imprenditori del settore?

Secondo gli organizzatori delle corride (la Plataforma para la Difusión de la Fiesta), le perdite per gli imprenditori del settore, già peraltro in discesa nella regione catalana negli ultimi anni, ammonteranno a 300 milioni di euro. Una stima che si basa sul valore attribuito all'arena Monumental di Barcellona e sulla perdita dei guadagni derivanti dai biglietti d'ingresso. Al contrario, gli allevatori catalani non saranno particolarmente colpiti: il loro bestiame viene utilizzato principalmente per le feste tradizionali catalane, le cosiddette correbous. Ma l'associazione animalista Prou! ("Basta!", in catalano) vorrebbe proibire anche queste feste popolari, radicate soprattutto nel sud della Catalogna, nelle quali i tori sono costretti a correre con delle sfere infuocate sulle corna, oppure vengono trascinati per le strade per mezzo di corde legate alle loro corna. E tutto questo solo per divertire gli spettatori.

Il partito catalano di centrodestra Convergencia y Unión (CiU), ha proposto una legge per regolarizzare di più i correbous, limitandone la pratica ai luoghi tradizionali e ponendo dei limiti al maltrattamento dei tori. La norma doveva essere votata lo scorso 28 luglio, lo stesso giorno in cui si è votato per l’abolizione delle corride. Il Partito Popolare la presentò al Consiglio delle Garanzie Statutarie, l’organo consultivo catalano, per chiederne la costituzionalità, e così questa proposta del CiU per il momento resta paralizzata.

Foto: pmorgan/flickr; Alexandra Guerson/flickr

Story by

Translated from Cataluña contra los toros: ¿la prohibición de lo español?