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Karadžić val bene l’Europa?

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n- ost

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Default profile picture Elena Scarazzati

Politica

Radovan Karadžić, uno dei maggiori criminali di guerra dell’ex-Jugoslavia è stato arrestato il 21 luglio. L’uomo, responsabile dell’Assedio di Sarajevo e del massacro di Srebrenica, insieme al generale Ratko Mladić, fa discutere sul ruolo del Tribunale dell’Aja e sulla posizione della Serbia in Europa.

 Il dottor Dragan Dabic, un occhialuto signore dalla lunga barbache per anni si è guadagnato da vivere in uno studio privato a Belgrado come esperto di medicina alternativa, viveva in modo modesto. Come l’uomo della porta accanto, si è mostrato sereno con il vicinato, andava a fare la spesa nel quartiere e usava i mezzi pubblici. Solo quando i servizi segreti serbi lo hanno catturato la sua vita è stata messa sottosopra. Impronte digitali e Dna non mentono.

Dragan Dabic è probabilmente il criminale di guerra più ricercato della ex Jugoslavia, ma forse l’opinione pubblica mondiale lo conosce con il nome di Radovan Karadžić.

Criminale di guerra

Karadžić ex-leader serbo-bosniaco nazionalista, è ricordato per aver, nel Parlamento della Bosnia-Erzegovina all'inizio degli anni Novanta, minacciato apertamente i musulmani bosniaci di sterminio. Karadžić era allora capo del Partito Democratico Serbo di Bosnia-Erzegovina (Sds, Srpska Demokratska Stranska, partito espressione dei serbi di Bosnia Erzegovina, ndr) e, con la proclamazione dell’indipendenza di Sarajevo dichiarò la secessione della Repubblica Srpska (repubblica serba, autoproclamata), divenendone Presidente. Era il 1992 e il mondo assisteva all’inizio della guerra in Bosnia-Erzegovina. Karadžić e il capo del suo stato maggiore, il generale Ratko Mladić hanno cercato, tra il 1992 e il 1995, di trasformare l'indipendente Bosnia-Erzegovina in un spazio esclusivamente serbo con l'allontanamento della popolazione non serba, il bombardamento delle città e attraverso il genocidio. Sono tra gli organizzatori dell’Assedio di Sarajevo, dal 1992 al 1996, e del massacro di migliaia di bosniaci nell’enclave Onu di Srebrenica, nel luglio 1995.

Karadžić val bene l’Europa

Karadžić non è stato per i media interessante quanto Saddam. Non ci sono nemmeno state drammatiche trattative notturne come durante la cattura di Milošević. In modo incruento e senza intoppi, il sessantatreenne è stato osservato per giorni, sebbene identificato sotto falso nome e alla fine catturato sul bus di linea numero 73.

È stato possibile all'improvviso, dopo così tanti anni. Il Presidente serbo Boris Tadić (filo-europeo, Partito Democratico, Ds) ha vinto a maggio la maggioranza parlamentare e il suo Governo ha ottenuto il controllo dei servizi segreti. Questi erano, fino a quel momento, sotto l'egida di Kustunica - Primo Ministro fino a maggio, poi sostituito da Mirko Cvetković - il quale era già contrario all'estradizione di Milošević ed è profondamente critico nei confronti del Tribunale dell’Aja. In seguito all’arresto Kostunica ha dichiarato al quotidiano di Belgrdo Vecernje Novosti: «L’arresto avviene proprio quanto l’Ue e gli Stati Uniti aumentano le loro pressioni nei confronti della Serbia per riconoscere il Kosovo».

La volontà politica di cooperazione con L'Aia è stata rinforzata sicuramente dal presidente Tadić, che lo ha fatto come “regalo” a Bruxelles. L'Ue e la Serbia hanno sottoscritto il Trattato di Stabilizzazione e di Associazione nel mezzo della calda fase della campagna elettorale in Serbia. La cosa interessante di questa iniziativa è la posizione dei socialisti “milosevicsiani”. Il nuovo Ministro degli Interni, Ivica Dacic, ex-portavoce di Milošević e suo successore al posto di capo di partito, si è affrettato ad assicurare al pubblico che i poliziotti che sono sotto il suo comando non hanno partecipato alla cattura. Il gruppo di estrema destra e di ispirazione ortodossa Obraz, si è radunata nella notte della cattura, avvenuta il 21 luglio, a Belgrado, era troppo insignificante per poter veramente creare problemi.

Karadžiće vuol dire anche Mladić

Un'eventuale cattura del generale Ratko Mladić rappresenta, tuttavia, una grossa sfida per il Governo. Mladić è legato a una vecchia rete di cameratismo militare e di servizi segreti. Sebbene Tadić abbia fedeli seguaci al Ministero della Difesa, non significa che controlli davvero totalmente questa rete.

Soprattutto in Bosnia-Erzegovina, dove le tracce sanguinose di Karadžić e Mladić sono le più significative, migliaia di bosniaci hanno festeggiato la cattura. I politici bosniaci si sono mostrati contenti, mentre a Banja Luka, la capitale della Repubblica Srpska (entità federale della Bosnia Erzegovina, ndr), le reazioni sono più contrastate. Mentre i funzionari di partito dell'Sds (Partito Democratico serbo di Bosnia Erzegovinaà), fondato da Karadžić accusano l’Aia di una «giustizia anti-serba», Milorad Dodik, Primo Ministro della Repubblica Serbia di Bosnia Erezegovina, si è mostrato soddisfatto. La pressione politica sulla Repubblica Srpska è stata ridotta, perché si supponeva che Karadžić si nascondesse qui o nel Montenegro, mentre è stato ritrovato vicino a Belgrado.

L'autore, Dragoslav Dedovic, è corrispondente della rete n-ost.

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Translated from Radovan Karadzic: Verhaftet in der Buslinie Nummer 73