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Kaliningrad, primi passi verso l’Ue?

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C’e’ una regione compresa tra Polonia e Lituania che non fa parte dell’Ue, Kaliningrad. Un territorio russo con una centenaria storia alle spalle, un difficile presente ed un probabile futuro europeo.

Kaliningrad è stata capitale della Prussia Orientale con il nome tedesco di Koenigsberg. Divenuta territorio dell'Unione Sovietica nel 1945, Mosca ne fece la sede del Quartiere Generale della flotta russa del Baltico. Città natale di personaggi del calibro di Immanuel Kant, dal 2004 si trova isolata nel bel mezzo dell’UE, confinante con Polonia e Lituania.

Kaliningrad, la crisi

Kaliningrad ha vissuto una situazione d’abbandono dopo la disintegrazione dell’Unione Sovietica entrando in una fase di crisi politica, economica e sociale dovuta soprattutto alla separazione dalla ‘Grande Russia’.

Nell’area in cui sembra vi siano piú del 90% delle riserve mondiali d’ambra, fino a pochi anni fa l’agricoltura era l’attività principale e l’introito medio pro capita nel 2003 era di circa 100 dollari al mese. Ma il declino degli ultimi 15 anni è evidente: una disoccupazione altissima e un tasso d’infezione da AIDS/HIV tra i piú alti d’Europa testimoniano l’assenza di una presenza efficace e costante di Mosca nell’enclave.

A fine 2005 il sindaco di Kaliningrad Yuri Savenko dichiarava che «un simbolo della vittoria del popolo sovietico nella grande guerra patriottica apparirà nella rinnovata Piazza Pobeda», riferendosi ad una statua di Lenin.

Tuttavia, durante una conferenza stampa nel 2004, Putin dovette indicare Kaliningrad su una mappa geografica per mostrare ai giornalisti russi dove si collocasse geograficamente.

Uno sguardo europeo?

«Le discussioni sull’enclave di Kaliningrad non riguardano soltanto questioni di transito. L’Unione Europea ha offerto e continua ad offrire supporto all’enclave. Contribuiamo allo sviluppo di questa particolare regione, e continueremo la nostra cooperazione attiva».

Dopo una visita a Kaliningrad il 28 febbraio 2006 il Commissario alle Relazioni esterne Ferrero-Waldner ha così recentemente confermato la volontà dell’Unione Europea di non rinchiudere l’enclave al suo interno dopo l’allargamento del 2004 e di promuovere la convergenza economica e sociale tra Kaliningrad e gli stati limitrofi.

Il summit UE-Russia dell’11 Novembre 2002 fissò le regole per il transito dei cittadini russi tra Kaliningrad e il resto del territorio russo. Furono poi implementate il 1 Luglio 2003, con buoni risultati. Il volume delle merci transitate è salito considerevolmente sia nel 2004 (10%) che nel 2005 (20%).

L’UE ha indirizzato a Kaliningrad piú di 100 milioni di euro nel periodo 2001-2006, soprattutto in assistenza tecnica e finanziamenti, nell’ambito del Programma Speciale per Kaliningrad del Programma di Vicinato e per il transito transfrontaliero. Dal 2001, Kaliningrad è cresciuta piú velocemente del resto della media russa.

Quale direzione per Kaliningrad?

Con una crescita economica in buona parte frutto dell’azione europea e confinante solamente con Stati membri dell’UE, dove guarda oggi Kaliningrad?

Oltre alle difficoltà economiche e politiche Kaliningrad sta anche vivendo una profonda crisi d’identità. «Noi non siamo come gli altri stati baltici. Loro hanno una lingua ed una cultura propria… Noi saremo sempre parte della Russia» diceva Olga Danilova, insegnante e guida di Kaliningrad, alla BBC nel 2003.

Tuttavia le voci che vedono Kaliningrad “avvicinarsi” all’Europa sono sempre piú numerose, soprattutto fra i giovani. Svetlana Kolbanyova, una giovane reporter TV, ha detto di credere che «Kaliningrad sogni di essere Europea. E’ una sorta di mix. Noi siamo Russi perché parliamo russo e abbiamo una cultura russa, ma visti i legami con l’Europa ci sentiamo una sorta di Europei». Basti pensare che il 15% dei giovani di Kaliningrad è stato in Russia almeno una volta, mentre almeno l’80% è stato in Europa.

Mentre la posizione ufficiale dell’UE resta quella di aiutare Kaliningrad senza interferire con la sovranità russa, la sua influenza economica e culturale si fa sempre maggiore. Schröder, ex-Cancelliere tedesco, ha recentemente affermato, ovviamente negando ogni tipo di pretesa territoriale, che «nel suo cuore, questa cittá sarà sempre chiamata Koenigsberg».

L’Unione Europea è entrata con prepotenza nella scena politica di vari Stati dell’Europa Orientale, ex-repubbliche russe, come Ucraina e Bielorussia. Potrebbe succedere qualcosa di simile con Kaliningrad, dando vita a scenari imprevedibili?

Ciò che abbiamo oggi sul tavolo sono un notevole sforzo economico europeo, una buona dose di cooperazione tra Russia ed Ue, ed una crescente influenza economica e culturale europea sulla regione. Last but not least, una popolazione stanca di sentirsi ‘abbandonata’ da Mosca, desiderosa di migliorare il proprio tenore di vita e sempre piú convinta che il futuro possa essere in Europa, cioè giusto al di là dei suoi confini.