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[ita] 'Techo y comida', il ritratto generazionale della crisi

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Vincitrice di due premi all'ultimo Festival di Malaga, uno del pubblico come Miglior Film e il Biznaga d'argento per la migliore attrice a Natalia de Molina, e con tre candidature ai Premi Goya, Techo y comida tira fuori i colori della Spagna in una struggente testimonianza sulla crisi dello stato iberico.

L'esordiente Juan Miguel del Castillo ha sorpreso e commosso nell'ultimo Festival del Cinema di Malaga con Techo y comida (ndt: Tetto e cibo), un lavoro che prende spunto dalla dura realtà con la quale gli spagnoli sono stati bombardati dai media negli ultimi anni: gli sfratti. Partendo da questo scenario, con cui per sfortuna convinono giornalmente, il merito del cosiddetto cinema "sociale" consiste nel non cadere nel mero documentario e farlo diventare finzione. Nel suo primo lavoro, Del Castillo raggiunge quel difficile equilibrio e lascia lo spettatore al limite dell'asfissia.

   L'attrice Natalia de Molina (La vita è facile ad occhi chiusi) è senza dubbio chi porta il peso di questo dramma nel quale interpreta Rocío, una giovane madre single, la cui vita le ha dato un duro colpo trppo presto. Con un figlio a carico, un appartamento in rovina, senza studi scolastici, disoccupata e piena di debiti, Rocío si presenta come un personaggio già immesso in una dimamica di negligenza, sconforto e disperazione, dopo aver terminato le cartutte e i mezzi di un teorico sistema di benessere che mostra i sintomi di scarsità e sfinimento.

   In questo senso, il regista non concede nulla allo spettatore e, quindi, la miseria e la disgrazia accusano la protagonista dall'inizio alla fine, una sensazione di soffocamento che aumenta con la quella telecamera che si trasforma nella sua ombra. Malgrado questo, quella Rocío sofferente, angustiata, piena di paure e insicurezze, alla quale presta il suo volto una proverbiale Natalia de Molina, non è altro che la rappresentante di tutte quelle Rocío anonime al limite dell'indigenza o vittime delle conseguenze devastanti della crisi. Insieme a lei pochi personaggi, tra cui una splendida Mariana Cordero, la vicina "della tutela" che apportano un certo sollievo a una storia già di per sé molto pessimista. 

   Juan Miguel del Castillo non giudica la sua protagonista e prescinde da imbellimenti scenografici, al fine di mostrare una storia così vicina e raccontata con tanta naturalezza tanto da spaventare con la sua sconcertante onestà. Ad ogni modo, Techo y comida mette il dito nella piaga e riesce a tirare fuori i colori del rispetto. Nonostante ciò, dovrebbe fare arrossire quelle istituzioni che hanno deciso di guardare altrove prima di farlo verso una realtà dolorosa e troppo abituale. E malgrado la pellicola Techo y comida arrivi nelle sale in un opportuno momento pre-elettorale in Spagna, è un peccato che resterà solo un  prodotto circoscritto al Festival di Malaga e dall'audience ridotta.

Translated from 'Techo y comida', el retrato generacional de la crisis