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In piazza per la cittadinanza

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società

Un martedì grasso diverso al Pantheon grazie alle campagne L'Italia sono anch'io e #italianisenzacittadinanza. In tantissimi a manifestare per la riforma della legge sulla cittadinanza. Associazioni, giovani e bambini si sono alternati sul palco per richiamare l'attenzione sulla tematica.

In migliaia in piazza per il carnevale della cittadinanza, i giovani italiani di fatto ma non per legge attendono un cambiamento della riforma.

Chiedono che venga calendarizzata al Senato la discussione del ddl licenziato dalla Camera  più di un anno fa, il 13 ottobre 2015, e sono stanchi di aspettare per un loro diritto. «Temiamo che si arrivi alla fine dell'attuale legislatura senza che la discussione giunga a compimento, il che significherebbe far decadere la proposta di legge popolare», dice Grazia Naletto, presidente di Lunaria, associazione promotrice della campagna.

La campagna.

La manifestazione chiude il febbraio della cittadinanza, che ha visto susseguirsi tutti i martedì del mese sit-in e flash-mob al Pantheon con lo scopo di ottenere una risposta dalla politica e richiamare l'attenzione dei media su una problematica reale che a lungo è rimasta in una zona d'ombra. La campagna L'italia sono anch'io , promossa da una serie di associazioni tra cui l'Arci, l'Asgi, Cgil, Acli, Italiani senza cittadinanza e tante altre, ha raccolto le voci di tutti quei ragazzi che si battono da anni per l'approvazione di una legge che li riconosca semplicemente per quello che sono, italiani.

Le parole dei ragazzi: cosa significa non avere la cittadinanza

«E' come se mi fosse negata una parte della mia identità- ci dice Maris Michael, anche lei in piazza- Sono arrivata in Italia all'età di 11 anni, ho fatto tutto il mio percorso scolastico qui, mi ritengo sia nigeriana che italiana, ma dal punto di vista legale io qui sono una straniera. Ho vissuto sulla mia pelle le conseguenze di questa mancanza legislativa, vedendomi negata la possibilità di partire in Erasmus per questioni burocratiche pur avendo vinto la borsa di studio. Non è giusto».

Una maglia bianca con una scritta semplice, un hashtag che li classifica come "Italiani senza cittadinanza", tutte stampe uguali, tutti volti diversi. Il sorriso disponibile di uno dei tanti manifestanti che lascia spazio a parole forti: «Prima del referendum parlavamo con gli amici, ci confrontavamo, chi chiedevamo chi alla fine avremmo scelto di votare. Io, amareggiato, ero costretto a rispondere che non potevo esprimere la mia preferenza politica perchè per l'Italia non ero un suo cittadino. Eppure sono arrivato qui all'età di sei mesi, ho sempre vissuto qui, è questa la mia cultura. Rispondo ai miei doveri, pago le tasse, ma non ho gli stessi diritti dei miei amici».

Sono tante le difficoltà che incontrano questi ragazzi, dalla mancanza del diritto di voto al non poter accedere ai concorsi pubblici e così via.

A che punto siamo con il ddl.

Ad oggi la situazione normativa è particolarmente complessa perché un ragazzo, sia che nasca in Italia, sia che arrivi su questo suolo entro l'età di 12 anni, può richiedere la cittadinanza solamente al compimento della maggiore età. Inoltre, vi è un lasso di tempo entro il quale può fare questa richiesta, dopodiché dovrà rapportarsi con la stessa trafila delle persone immigrate.

«E' assurdo- dice una ragazza che si ferma a parlare con noi -perchè qui stiamo parlando di esseri umani, di adulti ai quali vengono negate delle opportunità».

La proposta di legge bloccata in Senato è stata comunque molto ridotta: oggi si concentra particolarmente sulla questione fondamentale della tutela dell'acquisto della cittadinanza da parte dei minori, tralasciando quelli che sono già adulti, quei ragazzi che oggi hanno 25,28 o 30 anni arrivati qua da bambini e che sono caduti in questo gap burocratico che non gli permette  di partecipare attivamente alla vita di quello che è il loro paese.

E' pur sempre martedì grasso

Il carnevale della cittadinanza è stata una di quelle manifestazioni che lasciano con il sorriso anche quando ci si allontana dalla musica e dai volti disegnati. Pomeriggi che testimoniano quella speranza e quella gioia che solamente ciò che viene organizzato dai giovani per i giovani sa trasmettere.

Come promesso da Andreina Albano, ufficio stampa Arci Italia, che è stata tra gli organizzatori dell'evento, c'erano una moltitudine di ragazzi di origine straniera e non, «perché questa è la loro festa, la loro giornata».

Bolle di sapone e trucchi di magia, manine che sorreggono striscioni con parole più grandi di loro. Nell'aria la voglia di garantire un futuro migliore a questi bambini, come se si volesse spronare l'Italia a guardarsi allo specchio per riconoscere che non è più il paese monocromatico di una volta, bensì un territorio dalle mille sfumature, affinché si comprenda che anche questi giovani possono essere il futuro del paese, se gliene viene data la possibilità.