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In bici gratis per l'Europa

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Eleonora Palermo

società

Nella capitale italiana arriva Roma’n bike, servizio (semi) gratuito di noleggio biciclette. Una panorama del Bike sharing in Europa, partendo dal Vélib’ parigino.

È un’invasione, un’epidemia. Il 15 luglio 2007 oltre diecimila biciclette grigie metallizzate sono diventate parte integrante del paesaggio urbano parigino, suscitando la curiosità e l'entusiasmo dei cittadini. Un mese dopo il lancio, l’operazione festeggia già il milionesimo utente. Un successo inaspettato anche per gli organizzatori. Questa piccola “rivoluzione” nei trasporti si basa molto sul concetto apparentemente innovatore del Vélib', abbreviazione di vélo e liberté (bici e libertà, ndr). Un servizio quasi gratuito (l’abbonamento simbolico costa un euro al giorno, cinque alla settimana, 29 euro l’anno, ndr) e una disponibilità totale grazie ai 750 parcheggi presenti sul territorio.

Quando la bici è trendy

Sommerso dall’entusiasmo degli utenti il comune di Parigi intende rendere stabile il sistema con circa 20mila biciclette e 1450 parcheggi. Tuttavia ci sono ancora alcuni inconvenienti come il sistema informatico qualche volta in panne o gli ingorghi in alcuni parcheggi.

Sviluppate da JC Decaux nel sistema Cyclocity, le Vélib' si inseriscono perfettamente nelle aspirazioni moderne. La bicicletta: un mezzo pubblico, ecologico per l’ambiente e sano per i cittadini. «L’iniziativa riflette un’immagine positiva», confida Judith Perker sul suo blog velib.fr «quella di una città ideale dotata di mezzi ecologici». Senza dimenticare l’individualismo comune. Se la mediatizzazione è recente, l’idea ha invece più di trent’anni. I Paesi Bassi, come d’altronde tutti gli stati nordici, sono stati i pionieri in termini di cyclomania. Un esempio? Sono anni che all’uscita della stazione di Amsterdam, un parcheggio-bici si staglia su più piani e permette ai turisti di visitare e scoprire il fascino della città su due ruote.

Clear Channel e JC Decaux

Nel 1998 Clear Channel lancia a Rennes «Vélo à la carte», il primo servizio di bici pubblico informatizzato al mondo. Una tendenza che ha poi avuto seguito in tutta Europa. Anche se i media francesi hanno voluto fare di Vélib' l’invenzione del secolo, sono mesi se non anni che i punti di affitto di bici esistono nella maggior parte delle città del Vecchio Continente (Citybike a Vienna o Cyclocity a Bruxelles).

I costi d’investimento contenuti hanno permesso anche ai piccoli comuni di dare adito alle proprie ambizioni. Così pure Gíjon nelle Asturie o Mulhouse in Alsazia possono ormai orgogliosamente proporre rispettivamente 64 e 200 bici, piccoli sforzi per grandi biciclettate cittadine.

A dividersi il mercato due attori, i principali magnati della pubblicità e dell’arredo urbano, Clear Channel et JC Decaux.

A Parigi JC Decaux finanzia l’installazione e la gestione di Vélib', in cambio del monopolio per l’affitto dei pannelli pubblicitari sul territorio comunale.

Il principio del regalo d’altronde si è verificato in tutte le città coinvolte dall’iniziativa: «Peccato che le buone idee spesso non siano che la conseguenza di un’operazione commerciale», pensa la gran parte degli utenti. Ma la bici pubblica, che permette di scoprire la città da una prospettiva ecologista, favorisce paradossalmente lo sviluppo di pubblicità affissa, un’altra fonte di inquinamento, visivo in questo caso.

Se lo sbarco di biciclette nelle città europee avrà seguito, perché non immaginare che questo mezzo possa presto essere un comune denominatore geografico dell’Unione?

I comuni francesi già riflettono sulla possibilità di uniformare i sistemi di gestione con una sola carta compatibile ovunque. E non è così strano immaginare che un giorno quest’idea si possa estendere all’Europa intera.

Forse in futuro, gli utenti si ispireranno al modello della svizzera Chaux-de-Fonds, dove delle bici rosa sono sparse per tutta la città e ciascuno può prenderne una liberamente per lasciarla poi in un posto visibile dove il ciclista successivo possa facilmente trovarla e servirsene.

Translated from Vélib' & Co : la petite reine européenne