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«Il Papa? Non è più l’intellettuale Ratzinger»

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Alberto Melloni intervistato da café babel a ruota libera sui dubbi legati alla figura del nuovo Papa.

Insegnante di Storia del cristianesimo all’Università Roma 3, Alberto Melloni è uno dei più celebri vaticanisti europei. Tra le sue pubblicazioni spicca Il conclave, un saggio,già tradotto in tedesco, spagnolo, portoghese e francese.

Contrariamente alle idee del Concilio Vaticano II, sembra che Joseph Ratzinger voglia ridurre il potere decisionale dei vescovi. È così?

È presto per dirlo, non ci sono ancora atti concreti in questo senso. Quando Benedetto XVI ha fatto discorsi importanti sul proprio programma di governo – specialmente nel discorso ai cardinali del 20 aprile – si è impegnato solennemente ad applicare il Concilio Vaticano II, al cui centro c’è la questione della collegialità. Ora vedremo se all’impegno, seguiranno gli atti. Ma bisogna anche dire che il ruolo dei vescovi non dipenderà solo dalle scelte papali, ma anche dalla loro capacità di protagonismo.

Tempo fa Joseph Ratzinger si è espresso contro l'ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Abbiamo a che fare con un Papa antieuropeista?

L’opposizione all’ingresso della Turchia nell’Ue è stata un passo fra i più forti e anomali che Ratzinger abbia intrapreso quand’era cardinale. Era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e ha parlato su un tema tutto politico, era un cardinale tedesco e si è espresso contro la linea del suo paese, largamente favorevole all’allargamento verso Ankara. E l’ha fatto in nome di una resistenza all’ingresso di molti milioni di musulmani nell’Unione, quando invece lo Stato turco (l’unico con cui l’Unione può e deve dialogare) è uno stato laico e laicista. È uno dei tanti temi su cui, da papa, Benedetto XVI dovrà ripensare un posizionamento che non è più il suo punto di vista, ma quello della Chiesa cattolica. A differenza di Giovanni Paolo II (di cui nessuno sapeva niente, e che per 27 anni ha coltivato ampiamente il culto delle decisioni a sorpresa), Benedetto XVI è troppo noto a tutti: ha scritto tutto ciò che pensava e ha avuto un ruolo estremamente pubblico. Dunque ora è “costretto” a mediare tra quelle che erano le sue opinioni private e quella che invece è la via della Santa Sede...

Con Papa Wojtyla, la Chiesa cattolica era decisamente contro la guerra, in particolare contro il conflitto in Iraq. Come evolverà ora la posizione della Chiesa in tema di pacifismo?

Io mi stupirei molto se sul tema della guerra la Santa Sede cambiasse opinione, se la contrarietà del Vaticano alla politica di Bush dovesse evolvere. In quanto le ragioni che hanno motivato la Santa Sede a dichiararsi contraria al conflitto in Iraq, così come al tema della guerra in generale, non sono mutate.

Joseph Ratzinger è tedesco. Potrebbe rivelarsi un Papa ambientalista, legato ai temi dell’ambiente e dell’economia sostenibile?

Benedetto XVI è un professore tedesco, che è un’altra cosa e cioè è un uomo che da sempre ama e cerca un confronto basato su un vigore intellettuale. Questo da un certo punto di vista è un aspetto problematico del suo governo, perché governare non è la stessa cosa che riflettere. Da un altro punto di vista però non è una persona che possa essere affiliata genericamente a delle correnti culturali: è abituato a riflettere e a spiegare le proprie posizioni in modo razionale. Il tema della “difesa del creato” è un ambito nel quale la Chiesa cattolica si è impegnata in un rapporto stretto con le altre chiese, soprattutto nelle due grandi assemblee di Basilea e di Graz, che hanno visto presenti tutte le confessioni europee. È un patrimonio a cui il nuovo Papa, indipendentemente dalle sue opinioni precedenti, dovrà guardare con occhi nuovi per non disperdere la credibilità ecumenica del cattolicesimo, più che per compiacere le correnti ambientaliste del paese dove viveva più di vent’anni fa.