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Il Milano Film Festival visto da una volontaria che pensa al futuro

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Milano

Una volontaria racconta il suo Milano Film Festival, che non è fatto di film, ma dalle persone che hanno reso possibile la 20esima edizione del festival milanese. Con delle protagoniste che non ti aspetti…

Il 20 settembre, dopo 10 giorni, circa 60 lungometraggi e 90 cortometraggi proiettati in 10 differenti sale, si è concluso il Milano Film Festival

Purtroppo però quest'anno l’affluenza non è stata paragonabile a quelle delle edizioni passate. I primi ad accorgersene sono stati i membri dello staff, seguiti subito dopo da noi, i volontari. Di certo non avevamo sotto mano numeri, percentuali o  gli incassi degli anni precedenti. Ma bastava fare un piccolo conto dei biglietti stampati per ogni evento o guardarsi intorno in sala quando si aveva la possibilità di seguire una proiezione. 

Andrà meglio l’anno prossimo, si spera.

Intanto il Festival è finito e noi comunque abbiamo lavorato. O abbiamo "impiegato il nostro tempo in modo costruttivo", dipende dai punti di vista. Il mio propende più per la seconda versione: occupare il tempo. Questo era l’obiettivo con cui ho deciso di candidarmi come volontaria - il secondo era smettere di controllare compulsivamente le mail nella speranza di un’irrinunciabile offerta di lavoro. I miei colleghi mi sono sembrati meno melodrammatici, ma ugualmente incerti sul loro futuro.

"Non lo so ancora" è la frase che più ho sentito ripetere – e che più spesso ho pronunciato – alla fatidica domanda "Che cosa ti piacerebbe fare dopo?". Vero è che alcuni non hanno ancora finito gli studi, altri devono ancora iscriversi all’università (sì, ma a quale?), per cui non credo che il campione sia valido per un’analisi complessa. 

Quello che mi ha stupito forse di più è che pochi avevano un legame professionale con il cinema. Esclusi quelli con in mano le videocamere: loro erano gli addetti a foto e video per il Festival, del resto molti venivano dalla Civica di Milano. Ho trovato solo qualche aspirante sceneggiatore e una futura ingegnera del cinema. 

Tutti futuri impiegati nel settore terziario quindi? Solo braccia strappate all’agricoltura? Nossignore. Ci sono anche le ragazze della produzione (a dir la verità anche i ragazzi, ma vi assicuro che hanno tutto un altro fascino). La produzione in questo caso ha però poco a che fare con i conti, molto di più con i cacciavite. Sì, perché le ragazze della produzione oltre ad essere giovani e belle sono delle "tuttofare". Sanno usare il trapano, non si impressionano davanti a giganti pannelli si legno da assemblare e soprattutto sanno cos’è una presa industriale e non hanno paura di usarla. Le strutture che avete visto, se siete passati per Parco Sempione o zona Teatro Strehler, le hanno montate loro. Io le ho viste, davvero: tutte imbracate che saltellavano a diversi metri di altezza. Sempre con una sigaretta accesa in bocca. Per cui  vi consiglio vivamente, per il prossimo Milano film Festival, di farvi un giro – oltre che a vedere i film – a cercare queste meravigliose creature che hanno un’idea piuttosto precisa di cosa voglia dire "fa’ andà i man".