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Il Juncker-bingo: alla Commissione europea finalmente ci si diverte

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Translation by:

Valentina Murgolo

Torre di BabelePolitica

Chi ha detto che i discorsi ufficiali non possono essere divertenti? Se siete accaniti follower della twittosfera eurocentrica, forse avrete già notato gli hashtag #SOTEU#JunckerBullshitBingo. Entrambi sono correlati, anche se sicuramente Jean-Claude Juncker non apprezzerebbe il secondo. Ma sì, un po' di divertimento negli affari europei non fa mai male!

Mercoledì 9 settembre, il Presidente della Commissione europea ha tenuto il famoso discorso annuale sullo State of the European Union davanti allEuroparlamento, riunito in seduta plenaria a Strasburgo. Si tratta di un momento chiave per Jean-Claude Juncker, che è tornato sulle sfide che l'Unione europea deve affrontare e ha esposto le priorità del lavoro della Commissione per il 2016

Tutto questo per quanto riguarda le cose serie. Per fortuna le istituzioni possone essere vissute anche con più ironia e leggerezza. Così, da qualche anno, un gruppo di blogger e adepti di Twitter ha istituito una sorta di bingo, basato sui discorsi delle autorità europee. Il principio è semplice: qualche giorno prima dell'appuntamento ufficiale, i "giocatori" sono chiamati a inviare una lista di parole o frasi che secondo loro saranno pronunciate dall'oratore. Chi trova il maggior numero di parole vince. Un modo divertente per seguire discorsi spesso molto seri, se non addirittura retorici. C'è una regola però: i nomi delle istituzioni e dei politici europei, come anche quelli dell'UE, non valgono. 

È Jon Worth che guida la partita. Consulente in comunicazione web e blogger, è l'arbitro e il giudice. Di un gioco che di certo non si prende affatto sul serio, nonostante ci sia un magnifico premio in palio. Come afferma lui stesso: «Bisogna prenderlo come il tentativo di blogger e Twitter nerds di vedere il lato divertente della politica europea. E allo stesso tempo di criticare il linguaggio spesso vuoto che i nostri leader utilizzano».

Una piccola novità per l'edizione 2015: oltre alle parole da indovinare (che fanno guadagnare un punto ciascuna), si possono inviare anche metafore (5 punti). Juncker infatti non esita a utilizzarne, anche in situazioni critiche. Giusto per mettere un po' di pepe nella partita.

Cinque anni di prese in giro

Questo gioco, chiamato Bullshit (o Buzzword) Bingo e alquanto noto ai nostri vicini anglosassoni, è stato applicato alla politica europea sin dal primissimo discorso sullo stato dell'Unione Europea, proclamato da José Manuel Barroso nel 2010. Da allora è stato organizzato più volte, in particolare in occasione di un discorso rilasciato da David Cameron nel 2013.

I primi fautori della versione comunitaria erano per lo più blogger implicati in affari europei. Ovviamente hanno mitigato le regole del gioco. Nella versione originale, infatti, non appena una delle parole proposte sfiora le labbra di chi la sta pronunciando, le persone che l'hanno inviata dovrebbero gridare subito «Bingo!», o addirittura farsi un bicchierino. In questo caso il lato festaiolo è messo da parte, non tanto per volontà, quanto per il fatto che non c'è scelta visto che i partecipanti spesso sono presenti solo virtualmente al momento del discorso. 

Detto ciò, sarebbe alquanto divertente vedere i deputati europei gridare «Bingo!» nel bel mezzo del discorso del Presidente della Commissione. Perchè sì, è accaduto che in passato alcuni eurodeputati abbiano partecipato al gioco. «Il 2013 è stato il momento clou della loro partecipazione,» precisa Jon Worth. «Nel momento più critico della crisi finanziaria, il discorso di Barroso ha avuto comunque poco impatto».

Notate la compiacenza... Perché in effetti, è proprio di questo che si tratta. Prendere cortesemente in giro i discorsi pomposi dei nostri rappresentanti. E soltanto per questo, ne vale la pena.  

Se volete seguire lo stream sui social media e controllare chi ha vinto, andate su Twitter al profilo di Jon Worth o utilizzate l'hashtag #JunckerBullshitBingo.

Translated from Juncker Bullshit Bingo : enfin du fun à la Commission