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Il dopo elezioni in Gran Bretagna: stagnazione o ripresa?

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Alberto Ferraresso

Dopo le turbolente Elezioni Generali del 7 Maggio scorso, il Regno Unito deve ora concentrarsi sul futuro. Non c'è bisogna di dire che, per il nuovo Governo, i mesi a venire non saranno esattamente una passeggiata al parco.

Passata l'euforia delle ultime Elezioni, culminate con una netta vittoria dei Conservatori (51%), ora la battaglia si sposta su di un diverso terreno. In seguito alle dimissioni di Ed Miliband, dovute al disastroso risultato elettorale (36%), i Laburisti stanno aprendo la strada al loro futuro leader. Tra i più forti candidati in corsa, spiccano i nomi di Chuka Umunna, Andy Burnham e Yvette Cooper. A questi si aggiunge quello di Angela Eagle, ex ministro ombra del Governo, che sta prendendo in considerazione l'idea di entrare in gara per la leadership. A dispetto di tutti i candidati, Chuka Umunna è stato definito come il perfetto successore di Miliband; anche se, causa le sue origini etniche e una forte componente ideologica rivolta al passato che anima la Gran Bretagna, Chuka potrebbe dover affrontare alcune difficoltà.

David Camerona, invece, è stato molto impegnato nella nomina del suo nuovo Governo, all'interno del quale un importante ruolo è stato dato a Boris Johnson. Iain Duncan Smith, in qualità di Segretario del Lavoro e delle Pensioni, rimarrà incaricato della dibattuta riforma del welfare. Manterranno inoltre il loro precedente ruolo: George Osborne, Cancelliere dello Scacchiere, Theresa May, Segretario di Stato, Philip Hammond, Segretario degli Esteri, Nicky Morgan, Segretario per l'Educazione e Michael Fallon, Segretario alla Difesa. Michael Gove ritornerà ai piani alti del Governo (passando da capogruppo a Lord Cancelliere e Segretario alla Giustizia, a spese di Chris Grayling, che diventerà Leader della Camera dei Comuni). In ogni caso, alcune nomine di Cameron suscitano già qualche controversia, come la nomina a Ministro delle Pari Opportunità della deputata oppositrice dei matrimoni gay, Caroline Dinenage; a questa si aggiunge la nomina di Priti Patel, il nuovo Ministro del Lavoro che vuole reintrodurre la pena di morte.

Nicola Sturgeon, leader dello Scottish National Party e Primo Ministro della Scozia è stata, al pari di Cameron, l'altra grande protagonista delle elzioni. Sturgeon, dopo aver condotto una campagna elettorale energica e senza sosta, è stata in grado di ottenere 56 seggi su un totale di 59. L'indipendenza della Scozia è di nuovo imminente.

Senza più una coalizione da sostenere, Nick Clegg, ha abbandonato il ruolo di leader del partito Liberaldemocratico, lasciando spazio ad un futuro candidato. Il parlamentare Norman Lamb ha già manifestato la sua volontà di ricostruire la fiducia interna al partito, confemando che si candiderà per la leadership. All'interno dello UKIP, in seguito allo spettaco messo in piedi da Nigel Farage, che si è prima dimesso da capo del partito onde cambiare idea un paio di giorni dopo, è scoppiato un caso tra l'unico parlamentare eletto, Douglas Carswell, e i notabili del partito, dopo che il primo aveva respinto 650.000 sterline in denaro pubblico.

Cosa accadrà nel Regno Unito?

Passo dopo passo, la Gran Bretagna si sta rimettendo in piedi e si sta preparando ad anni sicuramente tosti. Almeno una cosa è certa: per i prossimi anni possiamo aspettarci un referendum in tema di Unione Europea. Cameron, molto probabilmente, tenterà la strada del negoziato con l'UE piuttosto che l'uscita definitiviva. Se il Premier avrà successo, dovremo interrogarci se questo nuovo Regno Unito (o magari dis-unito, cioè privo della Scozia) si possa adattare, o meno, agli ideali europei.

E per quanto riguarda le altre promesse fatte in campagna elettorale? Al momento dobbiamo tenere gli occhi puntati su Cameron che, da Primo Ministro, ha promesso un referendum sul trasferimento di poteri alla Scozia, un aumento dell'indennità personale sulle tasse fino a 12.500 sterline, tagli al welfare e alla spesa del Sistema Sanitario Nazionale, esezione da tasse sui servizi all'infanzia, nessun aumento di imposte sul reddito, IVA e Assicurazioni, congelamento delle tariffe sul trasporto ferroviario e, infine, una rivoluzione immobiliare per le giovani famiglie. Tutto ciò, accadrà davvero?

Crisi mediterranea

La drammatica situazione riguardante i migranti del Mar Mediterraneo è l'argomento scottante della settimana. Il Segretario di Stato, Theresa May, ha già confermato che il Regno Unito non parteciperà alle proposte europee di distribuizione dei migranti che mira ad affidarne un certo numero all'interno del territorio europeo. Il piano, che verrà proposto da Bruxelles, potrebbe includere la proposta di distribuire 20.000 migranti all'interno di tutti gli Stati membri dell'Unione Europea.  Jean-Claude Juncker, Presidente della Commissione Europea, è il principale fautore della proposta, ma la Gran Bretagna si è dichiarata contraria a questa idea di cooperazione, sostenendo che non si dovrebbe prendere alcun tipo di provvedimento atto a incoraggiare ulteriori gruppi di persone ad attraversare il Mediterraneo. Sembra proprio che il Segretario May, abbia adottato la linea di pensiero di Cameron.

Revisione a cura di Danica Jorden

Translated from UK after the elections: stagnation or a country rising up?