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Il corpo come materia. Gunther von Hagens e la plastinazione

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Default profile picture Anika Kloss

Translation by:

federica campoli

Cultura

Con la sua mostra, Body World, il “grande plastinatore” Gunther von Hagens ha scandalizzato tutta Europa. A Guben, nel Brandeburgo, i visitatori possono vedere corpi umani rielaborati in installazioni artistiche.

La possiamo definire macabra? La nuova idea di Gunther von Hagens è stata di vendere, dopo aver visitato la sua mostra, “fette” di corpi come parti di arredamento. In souvenir. “Come starebbe in salotto caro?”

Purtroppo, o per fortuna, le critiche sollevate sono state talmente forti – oltraggio all'etica – che l'idea è stata ritirata dal commercio e dal suo sito internet.

La fabbrica di plastica e carne

Dove vengono prodotti questi souvenir? Da novembre 2006 è possibile visitare il cosidetto Plastinarium. Si trova a Guben, cittadina del Brandeburgo, al confine tra Germania e Polonia. All’entrata di questa “fabbrica” si è quasi soli, se si contano gli esseri viventi. Le Quattro Stagioni di Vivaldi ci accompagnano dolcemente dagli altoparlanti.

Negli scaffali sono esposti dei crani. Pezzi già plastificati aspettano di essere montati nel modello di un violinista. Un gruppo di scheletri con cappello accoglie i visitatori, in ricordo della tradizione dei cappellai di Guben. «La mostra è già, in se stessa, una giustificazione dell'arte di von Hagens», sostiene Mateus, studente di Architettura da Dresda.

Clicca sullo schermo per vedere le opere di von Hagens

(© Cédric Audinot)

Già nel 1996, quando ha esposto per la prima volta le sue sculture umane in Cina, Gunther von Hagens ha dovuto giustificarsi. I suoi Body World hanno affascinato più di venti milioni di persone in tutto il mondo, e allo stesso tempo le hanno spaventate. La rivista Spiegel, nel 2004, ha avanzato l'ipotesi, a partire da un'intercettazione di mail, che Von Hagens avesse utilizzato dei corpi arrivati illegalmente dalla Cina.

Il plastinatore, questa è la definizione che l'artista, originario della Turingia, dà di sé e della sua arte, ha sempre smentito le accuse.

Il mondo di Gunther von Hagens è popolato di giocatori di poker, sportivi, streghe, cavalieri e figure del Titanic con le braccia aperte. Tutti ex-cadaveri. Secondo Käthe Katrin Wenzel, che ha scritto un libro al riguardo, Fleisch als Werkstoff (“La carne come materiale”, 2002): «Le opere riprendono l'ambivalenza che c’era tra arte e anatomia al tempo di artisti e medici rinascimentali».

Arte. In macelleria

Nell’officina di Guben, il famoso Plastinarium, i ricordi delle carni non ti abbandonano facilmente: contenitori scarlatti in cui, attraverso una tecnica particolare, vene e capillari sono resi visibili, brillano sotto la luce blu di questa sorta di “macelleria”. Nella zona adibita al “taglio” i corpi plastificati vengono ridotti a fette di 2,5 millimetri. I più coraggiosi possono anche toccarli.

La “plastinazione” è una tecnica completamente nuova che permette di conservare un corpo attraverso dei derivati del silicone. «Non esiste una maniera precisa di nominarla», ci dice Liselotte da Fonseca, dell’Università di Amburgo, che ha pubblicato un libro sugli effetti duraturi della plastinazione. «Si tratta di un corpo umano, formato quindi al 70% da ossigeno, che viene poi colorato e tagliato. E infine modellato. Come se fosse carne macinata». «Flessibile come un manichino», come dice von Hagens. Fonseca aggiunge: «Questo mostra come la tecnica oggi possa offrirci l'immagine che abbiamo del rapporto tra arte e natura».

La donna che fa yoga, 2005 (Foto: ©Gunther von Hagens, Instituto di Plastinicazione, Heidelberg, www.koerperwelten.de)

Spesso si è imputata a von Hagens la violazione del confine tra arte e anatomia. «L'artista ha scelto di oltrepassare l'anatomia perché mette in scena il corpo morto. È l'allestimento che va oltre», spiega Wenzel nel suo libro. von Hagens stesso conferma questa ipotesi, definendo la sua opera “Anatomia estetica”.

Thomas Kliche, co-editore della raccolta sugli effetti duraturi della plastificazione così critica l'opera di von Hagens: «Questa persona usa in modo parassitario i privilegi dell’arte per rompere i limiti morali e sociali. Usa il corpo umano nell'interesse di concezioni che riguardano solo la sua industria di morte. Il ultima analisi l'unica cosa che gli interessa sono i suoi guadagni».

Nel “salone di bellezza post mortem” di Guben, come lo definisce lo stesso von Hagens, il visitatore si può far fotografare con uno scheletro come ricordo per l’album di famiglia. Esiste anche, dulcis in fundo, un percorso per bambini: spade di plastica e bandiere con teschi con cui interagire.

Le sculture del Plastinarium sono intese da von Hagens come un «teatro anatomico, dopo la fine della tradizione scientifica e democratica europea». L'impatto è forte, soprattutto per la quantità. L’uomo qui «è considerato come fonte infinita di materiale» dice Kliche.

Il fascino delle creazioni di von Hagens si perde nello sguardo dei numerosi assistenti che lavorano con lui. Si tratta di stagisti, che seguono la preparazione delle opere, che modellano le fibre muscolari, e che grattano via la polvere provocata dalla sega al taglio della colonna vertebrale. Sembra che lo scopo sia rendere trasparente quello che viene prodotto in questa ex-fabbrica tessile di 2500 metriquadrati. Quindi Guben è prima di tutto un'officina, un negozio. Un ritratto aziendale: arte e anatomia vittoriosamente saldate insieme.

L'INTERVISTA ESCLUSIVA/ Gunther von Hagens: «Cerco la bellezza nell'anatomia»

Lei descrive il suo lavoro come "anatomia estetica". Come definirebbe la sua estetica?

Le mie creazioni sono dirette ai profani. Io lavoro per loro, non per gli esperti. Ecco perché le mie definizioni sono destinate alla concezione che i non addetti ai lavori hanno dell’estetica, per i quali “estetico” significa qualcosa di bello, di piacevole. Estetico come opposto al brutto.

Qual è il senso di straniamento che si sviluppa nella sua opera?

Le mie opere si estraniano attraverso il processo di preparazione. La pelle viene tolta, così come il grasso e i tessuti. In questo modo il corpo cambia, ma può assumere, direi, un carisma diverso.

Spesso è stato accusato di mettere in mostra le sue plastinazioni come fossero opere d’arte.Lei che risponde?

Sono un inventore e uno scienziato con un interesse per l’arte, ma di certo non sono un'artista con scopi scientifici. Ovviamente esistono degli spazi di interpretazione: le mie plastinazioni possono essere lette in maniera diversa, a seconda del pubblico.

Se quindi lei è uno scienziato, come sono da interpretare le sue esposizioni nell’ultimo James Bond?

Un buon insegnante di anatomia è anche un attore, uno showman. Delle rappresentazioni anatomiche per non addetti ai lavori, dovrebbero anche intrattenere. Nell’ultimo James Bond si arriva a conoscere l’anatomia, grazie ai plastici dei giocatori di poker e inoltre, viene suscitato l’interesse per la mostra. Anatomia pubblica senza pubblicità è come teatro senza repertorio.

È possibile descriverla come un creativo che abbatte le barriere?

La mia vita è stata sempre all'estremo. Sono il terzo di cinque figli e sono cresciuto tra Comunismo e Capitalismo (von Hagens è originario dell'ex Germania Est; ndr). A livello lavorativo, mi trovavo tra la chimica e la medicina, oggi mi trovo tra l'anatomia e l'arte.

La sua mostra Body World è stata criticata in quanto provocatoria, come se lei fosse semplicemente alla ricerca di provocazioni. Quali limiti crede di avere superato?

Nessuno. Non ho mai disumanizzato una plastinazione. Intendo, ad esempio, che non ho mai usato una vescica come vaso. Sono un anatomista convinto e credo nelle plastinazioni anatomiche per le mostre.

Lei farebbe plastinare il suo corpo?

Naturalmente! Cosa potrebbe succedermi di meglio che continuare a vivere dopo la morte? Il mio corpo contribuirebbe agli studi sull'anatomia, cosa che io ho fatto tutta la vita.

intervista realizzata da Katharina Kloss

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Translated from Körperwelten: Eine Scheibe Mensch, bitte