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Il cimitero degli abissi

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Hans Peter Klages salpa due o tre volte al mese con la sua piccola imbarcazione dalle coste polacche del Mar Baltico. Missione: consegnare al mare le anime defunte.

A bordo della sua imbarcazione, le urne funerarie dei “heimatvertriebenen”, i tedeschi allontanati dai loro luoghi natii all’indomani della fine della seconda guerra mondiale, pronti per essere seppelliti solennemente in mare.

Nelle immediate vicinanze della città portuale di Gdynia, vicina a Danzica, si trova un piccolo villaggio di pescatori, chiamato Osada Rybacka. Da qui, il sessantunenne Hans-Peter Klages prende la via del mare due o tre volte al mese con la sua barca Knudel per consegnare le ceneri dei defunti all’abbraccio del Mar Baltico. «È l’ultima volontà dei defunti. Essere seppelliti nella baia di Danzica, davanti a Könisberg, oppure in un altro luogo davanti alla costa polacca», dice quest’uomo pingue dalla folta chioma grigia. Sono già sette anni che svolge questo impiego di necroforo del mare.

Sepolti accanto ai relitti delle navi

Sono molti gli uomini che hanno vissuto nella zona di Danzica e che, alla fine della seconda guerra mondiale, sono stati cacciati. Il barcaiolo Klages racconta che «molti vogliono ritornare in quella che considerano la loro patria, e i superstiti eseguono il desiderio dei loro parenti». Spesso chiedono una sepoltura vicino ai resti delle navi affondate. In particolare, sopra la Wilhelm Gustloff, affondata il 30 gennaio 1945 all’altezza di Stolpmünde da un sottomarino russo. Erano più di novemila i profughi sulla nave.

Col suo romanzo Il richiamo dell'ululone, da poco diventato un film, il premio nobel Günter Grass ha già reso oggetto di discussione all’inizio degli anni novanta l’ardente desiderio degli espulsi da Danzica di ottenere una tomba nella propria terra natale. Dopo la fine della seconda guerra mondiale circa 340.000 tedeschi dovettero abbandonare la città, ma dirigendosi verso ovest. A loro volta, i polacchi che li sostituirono furono spinti fuori da Vilnus, l’attuale capitale Lituana. Grass fa avviare alla polacca Alexandra e al tedesco Alexander il business tedesco-polacco della “Compagnia dei cimiteri” che vede l’apertura a Danzica e Vilnus dei “cimiteri della riconciliazione”. La storia del romanzo si sviluppa attorno alla disputa che deriva dalla possibilità di una nuova colonizzazione tedesca di Danzica; i “funerali marini” di Hans-Peter Klages, invece, non creano nessun problema.

Mazzi di fiori per il giorno dei morti

A causa delle tradizioni locali, negli ultimi sette anni è stato possibile organizzare solo due cerimonie di famiglie polacche. Come spiega Rafal Nowicki, sacerdote di Danzica, «la chiesa cattolica polacca sostiene che la sepoltura deve avvenire sotto terra». Inoltre, l’usanza di visitare le tombe dei defunti e ben presente in Polonia. Durante la ricorrenza dei morti, le famiglie che hanno perso i propri cari in mare senza che la salma sia stata ritrovata, usano deporre un mazzo di fiori sul monumento in ricordo ai caduti in mare nella strada principale di Gdynia.

Dei tanti incontri fatti, Hans-Peter Klages ne ricorda uno in particolare. Riguarda l’urna di una signora di Colonia, che un tempo viveva nelle vicinanze di Gdingen. Il suo uomo viaggiò tenendo l’urna e le sparse con le proprie mani nelle onde della baia di Danzica. L’uomo disse anche al capitano che un giorno sarebbe ritornato qui, da sua moglie. Un anno più tardi Klages fu chiamato dai figli: «è giunto il momento, ora siamo noi a dover portare nostro padre da lei». Così fecero, ricorda Klages: «avevano degli amici qui a Danzica, che ci accompagnarono in mare».

La campana è suonata quattro volte

Quando Hans-Peter Klages comprò la usa barca, il Knudel era ancora un peschereccio. Dopo un restauro, per quindici anni è stata usata da lui e la moglie polacca nel tempo libero per navigare a lungo nel Mar Baltico. E’ stato un collega di Amburgo a suggerirgli l’idea dei funerali marini. Richiesti i documenti necessari, ha semplicemente iniziato questa attività.

Per Klages la cerimonia è più che un semplice lavoro. Da anni è indissolubilmente legato al mare e per lui ogni funerale è una faccenda personale. Tutti i preparativi sono condotti da Klages in persona. Racconta che «le urne che uso sono di metallo. Poi metto le ceneri all’interno, a riposare». Sale a bordo e dispone i fiori ornamentali. «Quindi mi dirigo all’aperto, nella baia di Danzica». Là, l’urna sarà gettata in mare. Nello stesso momento suona quattro volte la campana della nave. Poi, con la bandiera a mezz’asta, compie tre giri attorno al luogo della sepoltura. Infine, anche i fiori sono gettati in mare prima che una tromba suoni l’ultimo saluto chiudendo la cerimonia.

Translated from Das Meer als letzte Ruhestädte