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Humano, la rinascita dell'America del Sud

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Cultura

Il cineasta argentino Alan Stivelman ci propone un viaggio d'iniziazione nel cuore delle Ande per connetterci alla spiritualità dei Queros e cercare di trovare la chiave del significato della vita, una domanda che assilla l'uomo dall'alba dei tempi e che Stivelman affronta qui con la semplicità e la freschezza che solo un giovane disposto ad andare oltre senza guardare indietro può avere.

«Prima di sapere cosa sia l'umanità, devi essere umano». Questa è stata la risposta che Plácido, un paqo [sacerdote] della comunità andina dei Queros ha dato a Alan Stivelman quando questo gli ha chiesto quale fosse l'origine dell'uomo e perché siamo al mondo. Il documentario Humano narra il viaggio del cineasta di Buenos Aires, che è arrivato fin nel cuore delle Ande alla ricerca di risposte alle mille domande che lo assalivano da tempo. Durante l'ora e mezza di film, lo spettatore accompagna Alan e Plácido in un viaggio attraverso paesaggi mozzafiato dal lago Titicaca, al confine tra Perù e Bolivia, fino al Machu Picchu, nei pressi del quale si sono stanziati i Queros, una popolazione senza alcun contatto con la civilizzazione occidentale dagli anni 60 del secolo scorso. 

Il regista assicura che in alcuni momenti del viaggio è arrivato a sentirsi "solo" in mezzo a queste persone che parlano solamente quechua e che hanno tradizioni totalmente diverse da quelle di un cittadino come lui. Tuttavia, ha deciso di proseguire con il suo progetto perché, in quanto cineasta, ciò che ama dei documentari è che «aiutano a rivelare le cose». Secondo quanto assicura lo stesso Stivelman, sembrava che Plácido stesse aspettando l'arrivo di qualcuno come lui per poter trasmettere tutto il proprio sapere e la propria conoscenza, che il regista ha voluto catturare nel documentario. In realtà, Alan aveva conosciuto Plácido anni prima proprio a Buenos Aires, quando il paqo era andato lì per promuovere viaggi mistici in Perù. Da quel momento, l'interesse di Stivelman per le Ande e la spiritualità locale è aumentato a tal punto che, dopo un po' di tempo, ha deciso di armarsi di videocamera e di un'équipe di tecnici del suono e intraprendere una traversata che è durata tre mesi, durante i quali ha approfondito questioni che potrebbero minacciare la storia universale e i suoi stessi principi esistenziali.

Trailer di Humano

Tunnel sotterranei e città nel fondo del lago

«Mi stavano accadendo cose fuori dal normale che mi dicevano che c'era qualcosa di più di questa realtà e ciò mi ha spinto a cercare oltre» ha spiegato il regista. Stivelman sostiene l'esistenza di alcuni tunnel di epoca precolombiana che collegherebbero diversi paesi del Sud America o della mappa di Piri Reis. Ciò proverebbe che Colombo sapeva già dell'esistenza dell'America prima di salpare verso le Indie. «Grazie a quello che c'è sotto la terra, in Sud America, iniziai a capire che quell'oltre era molto più palpabile di quanto si pensasse: piramidi in Bolivia, un giacimento di petrolio in Ecuador, tunnel nel deserto di Atacama o vasellame con iscrizioni protosumeriche nelle profondità del Titicaca». Tutte queste prove, che Stivelman ha raccolto dai libri, dalle pubblicazioni e da internet, lo hanno portato a volersi mettere in contatto con le popolazioni di quelle zone per le quali l'esistenza, per esempio, di una città nel fondo del lago Titicaca è qualcosa che si dà per scontato. «Quando gli abitanti del posto vanno con le loro chiatte sul lago in determinate ore del giorno o della notte e possono vedere tutti i riflessi della città, per loro è normale. Ma l'archeologia ufficiale non vuole sapere nulla di tutto ciò perché questo la obbligherebbe a riscrivere la storia, non saprebbe dove piazzare questa popolazione pre-Inca, quando il lago non esisteva ancora... sono alcuni dati che collidono con l'idea che si ha dell'America e col fatto che la scoprì Colombo, e questo non lo si vuole di certo». L'esploratore francese Jacques Cousteau cercò di trovare la città nascosta già nel 1960 ma senza alcun successo, perché non aveva i mezzi adatti.

Tutti questi fenomeni fanno da sfondo a Humano, un documentario che dev'essere visto con lo spirito e la mente aperti, con i cinque sensi all'erta e la predisposizione a percepire la storia che viene raccontata senza pregiudizi, con l'animo dell'avventuriero disposto a conoscere e ad addentrarsi nell'ignoto senza  paura. Senza questo atteggiamento, Stivelman non sarebbe stato capace di attraversare le Ande insieme a Plácido né di attuare tutti i rituali che si riassumono nel suo processo di diventare [H]umano e, secondo le parole del paqo, "svegliarsi". Un documentario d'iniziazione che ora Alan sta presentando in tutta Europa e che gli è servito per realizzare una seconda opera insieme al ricercatore catalano Anselm Pi Rambla, un film nel quale soprannaturale e naturale si confondono. «Il soprannaturale smette di essere tale quando viene dimostrato», ha dichiarato il regista. Con quest'opera, che è stata presentata in oltre una decina di festival in tutto il mondo, dalla Colombia alla Polonia, passando per l'Australia e la Bosnia, Stivelman desidera che lo spettatore rifletta, si ponga delle domande e che, come lui, non abbia paura di andare oltre e di  considerare che, forse, il mondo e la storia non sono proprio come li intendiamo. Che forse ci sono verità dentro di noi che non conosciamo e che potrebbero cambiare il nostro modo di essere e di esistere. «Quando vedi i Queros parlare degli extraterrestri come qualcosa di naturale, o degli apus (spiriti delle Ande con cui Alan è entrato in contatto), ti rendi conto che viviamo in un mondo di città che non fanno altro che addormentarci e inserirci in un sistema completamente anti-umano e che riteniamo che tematiche che sono completamente naturali non lo siano».

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Translated from Humano, el renacer de América del Sur