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Gli svizzeri contro il reddito minimo: rimandato l'inevitabile?

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Chiara Pacenti

Politica

Con un referendum gli svizzeri hanno chiaramente detto no al reddito minimo garantito per tutti. Ben il 77% ha votato per il no all'adozione del provvedimento, negando così il diritto a percepire un'entrata per il solo fatto di essere cittadini svizzeri. Le reazioni della stampa europea sono state differenti: sollievo, ma anche riflessioni contro i principi del capitalismo.

"Le nuove generazioni non hanno bisogno di utopie"

Fortunatamente i sostenitori del reddito minimo non sono riusciti ad imporsi. Ovviamente la rete sociale necessita riforme, ma questo non è sicuramente il modo. Non attraverso una misura dai costi imprevedibili. Una questione saliente del dibattito dello scorso anno rimane ancora irrisolta: se il lavoro diventa sempre meno lucrativo, c'è poco spazio per il sarcasmo nel domandarsi quale sia il ruolo rappresentato dal cittadino singolo nella società. In realtà i partiti dovrebbero fungere da generatori di idee, invece riguardo questa problematica sono non attuali, e non hanno più nulla di nuovo da offrire contro la grande disillusione dei più giovani. La generazione Y crede in un reddito minimo garantito molto più rispetto alle precedenti, e questo per un buon motivo: è la prima generazione che guadagnerà meno dei suoi genitori. I Millenials non vogliono nessuna utopia, ma proposte concrete 

Le Temps, Svizzera, 4/6/2016

"Anche i bulgari avevano respinto la stessa proposta"

 Anche i bulgari avevano respinto l’idea di un reddito minimo garantito proprio perchè coscienti delle loro responsabilità, esattamente come gli svizzeri. In Svizzera hanno rifiutato un reddito minimo garantito a vita perché temono che ciò possa danneggiare la loro economia. Per lo stesso motivo quattro anni fa hanno anche votato  contro il prolungamento da 4 a 6 settimane delle ferie annuali . Un popolo consapevole può venir interpellato dal governo su qualsiasi argomento e saprà sempre prendere la giusta decisione. Perché dunque i politici bulgari hanno così paura dei referendum? Se chiedessimo oggi al popolo bulgaro di decidere se prendere 2.450 dollari al mese (sapendo ovviamente la provenienza di quel denaro) il risultato sarebbe senza dubbio molto simile a quello svizzero. I votanti, non importa che siano svizzeri o bulgari, sanno esattamente cosa può funzionare e cosa no.

24 Chasa, Bulgaria, 6/06/2016

Perfino il manifesto da record mondiale che promuoveva il reddito minimo non ha convinto in molti

"L’uomo non può vivere senza il lavoro"

 Alcuni credono che con il reddito minimo scompaia la caratteristica principale di quello che è l'aiuto dato dall’assistenza sociale.[...] Si potrebbe dire che in Svezia e in altri stati assistenziali esista un reddito minimo già sotto forma di assistenza sociale, il quale però ha ben poco a che fare con il sogno romantico dei sostenitori del reddito minimo. A lungo andare vivere solo di assistenza sociale diventa ben poco invidiabile, ed è segno di un’esistenza riduttiva e povera sotto ogni aspetto. L’idea di un reddito minimo garantito è un eufemismo che significa svilire in maniera sbrigativa tutti coloro che presumibilmente non contano granché o non sono sono abbastanza produttivi. L’ uomo ha bisogno dell'impostazione data dal lavoro e si sente ricompensato dal sentimento di utilità e di partecipazione. La vita non è solo lavoro, ma una vita senza lavoro è certamente impoverita.

Sydsvenskan, Svezia, 6/06/2016

"Lavoro e guadagno sono due cose distinte"

La distinzione tra lavoro e guadagno, come la prevede la filosofia alla base del reddito minimo garantito, sarà prima o poi necessaria. Ancora una volta la politica parte dal principio che la disproporzione (tra razionalizzazione, abbassamento dei salari, scarsa domanda e un eccesso di capitale non investito) verrà risolta con "riforme strutturali" e con la crescita infinita che si genera tramite il lavoro ben pagato. E se tutto ciò non funzionasse? Oppure se per esempio funzionasse a livello economico, ma portasse alla catastrofe ecologica? [...] Il dibattito sulla divisione tra lavoro e guadagno rimane irrisolto. Ci si chiede fino a che punto sia sensato agire secondo un principio che, in primo luogo, aumenta continuamente la pressione sui dipendenti, mentre in secondo luogo costringe milioni di persone al lavoro, benché l’economia non ne abbia bisogno. Infine molti lavori utili alla società vengono pagati estremamente male o rimangono non svolti perché non fruttano alcuna rendita. Per quanto avrà senso tutto ciò?

Berliner Zeitung, Germania, 3/06/2016

"Karl Marx aveva ragione"

L’utopia comunista del "Ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni" è estremamente attraente. Questo pensiero non vieneperò venduto solamente dai comunisti, ma anche da uomini acculturati che temono la tendenza all’incremento delle  spese, dei contributi e dei versamenti previsti per legge nel bilancio dello stato assistenziale. Non è dunque vantaggioso fornire una sicurezza garantita a tutti? [...] Il solo fatto che in Occidente se ne discuta prova che Marx aveva ragione: 170 anni fa infatti proprio lui aveva predetto che il comunismo si sarebbe imposto nei paesi più sviluppati. Il fatto che abbia vinto nella sottosviluppata Russia è stato solo un errore della storia ed ora Marx potrebbe scrivere: lo spettro del comunismo si aggira tra i ricchi stati assistenziali dell’occidente.

Lidové noviny, Repubblica Ceca,  6/06/2016

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30 Paesi, 300 mezzi di comunicazione, una rassegna stampa.

La rassegna stampa euro|topics ci mostra i temi che attraversano l'Europa, per riflettere un panorama variegato di opinioni e di idee.

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Translated from Schweizer gegen 'Generation Grundeinkommen'