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Germania: affamati di imprenditoria femminile

Published on

Story by

Elina Makri

Translation by:

larisa pristavu

translation by Katerina Nikita

‘Le donne guidano l'economia mondiale’… come consumatrici! [1]

La Germania, l'economia europea più potente e una delle principali economie a livello mondiale, ha un valido motivo per preoccuparsi. Per riuscire a mantenere negli anni a venire il suo potere economico e maggiore prosperità come secondo paese esportatore al mondo in ordine di grandezza, avrà bisogno di importare un paio di milioni di scienziati o incentivare quelli attuali, i gruppi sociali locali e potenzialmente produttivi, come le donne ad esempio.

In questo senso, è facile capire perché l’imprenditoria femminile non rappresenta solo un altro argomento nell’agenda femminista. Al contrario, essa costituisce la realtà economica del paese europeo più densamente popolato, che si è anche guadagnato la reputazione di “paese più disciplinato”.

Questa, però, non è tutta la storia.

La Germania, spinta dalla propria situazione problematica e le sue possibili soluzioni, può ora fungere da tavola rotonda nella discussione sull’emancipazione femminile in tutto il mondo. Il Ministero Federale Tedesco degli Affari Esteri ha organizzato un tour informativo su donne fondatrici di aziende e donne che si trovano nella posizione di leader. Al tour hanno partecipato donne esuberanti provenienti da quattro continenti: giornaliste e imprenditrici dal Sud Africa, Messico, Uzbekistan, la prima donna Presidente della Camera di Commercio e dell’Industria del Bombay, amministratori delegati e direttori di Agenzie dei Caraibi, Canada, El Salvador, Brasile, Azerbaijan, Corea del Sud, Algeria e molti altri. Il Canada e l’India hanno qualcosa in comune per quanto riguarda le vite delle donne di tutti i giorni e la politica sull’imprenditoria femminile? La risposta è molto probabilmente no, considerando che hanno due società completamente differenti. Ad ogni modo, la parte più interessante della visita è stato lo scambio di opinioni e il dibattito sulle esperienze di vita tra le donne che hanno preso parte al simposio. 

               ‘Tutte le grandi cose iniziano con una visione.’

                                                                 -  Estee Lauder

Per Claudia Neussus, la formidabile co-fondatrice di WeiberWirtschaft, probabilmente il primo workspace collaborativo in Europa, questa questione ha sempre avuto e continua ad avere sfumature politiche. La sua storia è cominciata poco dopo la caduta del muro di Berlino, quando, insieme ad alcune altre berlinesi, hanno deciso che volevano creare la loro propria impresa, una sorta di proprietà collettiva. Le donne cercavano una fabbrica abbandonata che, idealmente, potesse essere trasformata in un’impresa economica alternativa.

Tutto è iniziato nel 1986, quando non avevamo un soldo e nessun supporto dai politici. Continuavamo a sentirci dire che non c’erano abbastanza soldi per i casi speciali’, racconta Neusüss. Secondo lei, l’imprenditoria orientata verso la donna ha portato una nuova etica e morale in un’epoca in cui le donne erano deluse dalla percezione, dall’organizzazione e l’ostruzionismo economico nella società. ‘Come sempre, quando i politici non intervengono, è il turno degli attivisti di farlo’, aggiunge l'imprenditrice tedesca. 

Pian piano sono riuscite a mettere da parte un po’ di soldi, ma nuovi problemi cominciarono a sorgere. Dopo la caduta del muro di Berlino, i prezzi dei beni immobiliari sono saliti alla stelle e di conseguenza si sono rese conto che i soldi raccolti non erano di gran lunga sufficienti per alcunché. L’unica soluzione era un prestito bancario. Le donne trovarono una vecchia fabbrica di cosmetici nella Berlino Est, ma dovettero contrattare con ben 20 banche differenti per avere un prestito. ‘Il prestito era così grande e il tasso d’interesse troppo alto! Un giorno prima di firmare, ho realizzato cosa stavamo per fare e ho sentito che stavamo per fare qualcosa di veramente pazzesco, come paracadutismo o bungee jumping, ma entrambe le opzioni erano troppo costose, così sono andata nella piscina comunale e sono saltata dal trampolino dei 10 metri!’

Un vecchio proverbio tedesco dice: ‘comincia a lavorare a maglia e Dio ti mostrerà il modello e ti darà il filo.’ Lo stesso vale per il caso di Claudia. Il progetto innovativo del gruppo ha attirato gradualmente il supporto dei media e, come Claudia afferma, ‘la pubblicità aiuta a mobilizzare le persone a elaborare nuove soluzioni. Se avessimo fallito, sarebbe stato un fallimento politico. Avevamo attirato molta attenzione e, a quel punto, avevamo anche il supporto dei politici.’

    ‘Siamo un'impresa economica alternativa.’

Nel 1989 è nato il workspace collaborativo WeiberWirtschaft, al momento il più grande workspace per donne in Europa con 1744 membri. Il sito dà spazio a 60-70 imprese guidate da donne. Ognuna di esse possiede almeno un’azione dell'impresa (ogni azione vale 103€). Nel 2013 hanno cominciato ad ottenere piccoli prestiti per le start-up femminili. Gli uomini possono comprare le azioni, ma non possono intervenire nelle procedure amministrative, una condizione che la WeiberWirtschaft è disposta a rivedere.

Per quanto riguarda il nome WeiberWirtschaft esso ha, secondo le fondatrici, uno sfondo ironico, in quanto l’espressione è piuttosto ambigua in tedesco: Weiber significa ‘mogli’ o ‘donne anziane’, mentre la parola Wirtschaft ha anch'essa un doppio significato: esso significa ‘economia’, ma è anche una parola obsoleta per indicare un pub. Di conseguenza, quando una donna legge quest'espressione, pensa a un'imprenditrice che guida l'economia, mentre gli uomini l'associano a ‘un pub dove possono incontrare donne.’ Il loro cammino è stato lungo e difficile, ma, dice Claudia ‘siamo diventate esperte nel superare gli ostacoli. Persistenza e impegno è tutto ciò che ci vuole.’

‘La nostra impresa è un investimento in un’idea politica. Non avevamo un piano alternativo nel caso in cui le cose fossero andate male. Anche oggigiorno ci rifiutiamo di concentrarci sugli svantaggi perché abbiamo un obiettivo che viene prima di qualunque altra cosa. Il fatto di non sapere niente all’inizio, è stata una cosa positiva. È stata la migliore formazione che potessi immaginare. Non rimpiango niente’, racconta Claudia battendo i piedi sotto il tavolo, piena di determinazione e energia.

Secondo l’imprenditrice alta, bionda e attraente, l’imprenditoria femminile si trova di fronte ad alcune questioni sociali:

1.      C’è una mancanza di modelli da seguire.

2.     Le donne affrontano più ostacoli quando si devono trovare le risorse.

3.     Hanno meno tempo a loro disposizione (una risorsa necessaria).

4.     Il modello tipico di imprenditore è un uomo.

5.     Le donne hanno più paura di fallire rispetto agli uomini.

Le donne sono delle imprenditrici più 'povere'? ‘Ma è per via della famiglia, no?!

Il 35% delle start-up sono guidate da donne

Alla Camera di Commercio e dell'Industria tedesca, il Dr. Marc Evers, direttore del dipartimento che si occupa delle start-up, è abbastanza lungimirante: ‘Lo spirito imprenditoriale ha sempre giocato un ruolo importante per la Germania. A differenza del vostro paese, noi non abbiamo i diamanti o altre risorse sotterranee di ricchezza, di conseguenza il nostro unico elemento a favore è lo spirito imprenditoriale dei tedeschi’, afferma lui e aggiunge poco dopo:‘Oggigiorno, però, i giovano non sembrano interessati nel fondare un’impresa.  La Germania è uno dei pochi paesi in cui i giovani preferiscono un impiego al diventare uomini o donne d’affari.

Cosa possiamo imparare sull’acume delle imprenditrici da questo esempio tedesco?

La Germania è un esempio molto interessante, poiché la sua economia ha raggiunto un sano bilancio tra capitalismo e stato sociale e include un numero significativo di immigranti che sono lavoratori autonomi o proprietari di piccole o medie imprese. Per quanto riguarda invece lo stato, esso fornisce aiuto quando necessario e la società è tanto progressista quanto ci si aspetterebbe da una società occidentale. Ma le donne come percepiscono questa situazione? ‘Gli uomini e le donne sono creativi e innovativi allo stesso modo, ma le donne vedono le attività commerciali come un compito secondario, come un’attività extra rispetto alla loro occupazione principale. Preferiscono impieghi part-time anche se i margini di profitto sono più stretti e le probabilità di licenziamento sono più alte.’

‘Per di più, le donne smettono di lavorare presto e, come tutto nella vita, c’è anche il fattore psicologico: le donne sottovalutano le proprie abilità imprenditoriali’, fa notare Dr. Evers. Le donne sono tanto brave in affari quanto gli uomini, ma, afferma Dr. Evers, tipicamente gli “affari di famiglia” vengono prima. ‘Il governo tedesco sta cercando di incoraggiare l’imprenditoria femminile attraverso programmi speciali, come "twin" => together, 2 womenwin (insieme, 2 donne vincono).’ Lo stato federale di Berlino sta sostenendo le imprese guidate da donne attraverso premi, mostre, conferenze, seminari, progetti, eventi di orientamento sui fondi, sessioni con mentori, e sicuramente, sulla messa in rete. 

Sia gli uomini che le donne stanno affrontando, più o meno, gli stessi problemi. Una questione molto comune e frequente con cui le start-up hanno a che fare è il fatto che nella maggior parte dei casi i fondatori non riescono a esprimere le proprie idee verbalmente. Ad ogni modo, le imprenditrici sembrano avere modi differenti di sviluppo...

‘Quando una donna non capisce qualcosa è perchè ci si aspetta che capisca qualcosa in modo sbagliato.’

Ben lontano dall'Europa, Neera Saggi, l’attuale Presidentessa della Camera di Commercio e dell’Industria del Bombay, ha visto l’emancipazione delle imprenditrici come un dono. ‘Una delle prime cose a cui ho pensato quando sono diventata presidentessa della Camera di Commercio è stata quella di creare una piattaforma per le donne per comunicare e crescere insieme. Gli uomini comunicano, ma le loro conversazioni girano intorno ad altri argomenti. Gli uomini hanno un modo di comunicare differente con le donne rispetto a quello che utilizzano quando sono tra di loro.’

'Una donna dovrebbe scoprire i propri punti forti e dovrebbe rispettare le proprie norme di comportamento, e non dovrebbe neanche essere sotto la continua pressione di adattarsi a un mondo maschile in conformità con le norme di comportamento di successo. Poiché sul luogo di lavoro gli uomini dominano in numero e nelle posizioni, i modelli di comportamento riconosciuti sono quasi sempre maschili. Quando una donna non accetta qualcosa, la risposta quasi sempre è che non si guarda agli affari nel modo giusto ed è pertanto sbagliato.'

Secondo Neera, la questione dell’imprenditoria femminile richiede un cambiamento di mentalità nella società e per questo motivo dovrebbe essere incoraggiata dagli organi ufficiali. 

I problemi legati strettamente agli affari sembrano essere gli stessi sia in Occidente che in Oriente. ‘Le banche non hanno fiducia nelle giovani donne quando si tratta di attività finanziarie, ma questo non vale per gli uomini. Un uomo verrebbe trattato diversamente, poiché l’impressione generale sulle donne è che non capiscano i numeri e anche che ci siano più probabilità che cambino la priorità degli affari in attesa di farsi una famiglia.’ 

È una bugia? Sicuramente non è tutta la verità.  ‘Per una donna realizzarsi non è qualcosa di unidimensionale’, aggiunge la gentile presidentessa indiana. 

Attenzione! Le donne menzionate in questo articolo non stanno combattendo per l'uguaglianza, l'equivalenza o altre questioni femministe. La loro richiesta è diversa. Sebbene abbiano già una posizione sul mercato del lavoro, chiedono di non diventare pseudo-maschili.

È sorprendente come le imprenditrici che abbiamo incontrato, a differenza della loro controparte maschile, alla domanda cosa è importante per voi, non abbiano menzionato idee astratte, come: condizioni ideali, economia, ecc. Al contrario, hanno parlato della loro vita personale, delle loro famiglie e del sostegno dei partner. Nella maggior parte dei casi, la famiglia è il loro sostenitore principale.

Barbara Jaeschke, direttrice della German Language School in Berlin e oggi imprenditrice di successo, è figlia di agricoltori. Barbara racconta: ‘mio padre si aspettava che diventassi un’insegnante e sposassi un agricoltore, in modo da avere un reddito stabile e anche abbastanza tempo libero in estate per aiutarlo con le attività agricole. Io, però, ho viaggiato e mi è presa la smania che prende tutti i giovani giramondo, sono stata esposta a nuove idee e ho desiderato cose differenti.’ La sua idea era quella di creare un campus, una città universitaria, dove gli studenti potessero beneficiare della convivenza. 32 anni fa ha fondato il GLS Campus Berlin, la prima scuola in Germania che ha il proprio campus. Ad oggi ospita studenti di 35 nazionalità differenti.

Devi prendere decisioni e assumerti dei rischi per diventare un’imprenditrice. Devi prevedere tutto nella tua mente.’ Questa è la ragione per la quale è molto scettica nei confronti dei soldi che il governo dà ai disoccupati. Suo marito l’ha supportata non solo finanziariamente, ma anche emotivamente. ‘Bisogna ascoltare attentamente gli altri e i tuoi impiegati. Devi poterti basare sul tuo personale e devi stare sempre all’erta. Prendi le decisioni che devi prendere, assumitene le responsabilità e agisci. Le banche finanzieranno il concetto di un’impresa, non l’edificio!

Un altro paese che sta affrontando lo stesso problema della Germania, la mancanza di forza lavoro accademicamente qualificata, è il Canada. Secondo Vicki Saunders, l’imprenditrice e scrittrice canadese del libro Think like a ShEo (Pensa come un’amministraTRICE delegata), le imprenditrici non dovrebbero essere trattate come una questione dell’impatto sociale del sessismo, ma come una questione di interesse strettamente finanziario. ‘Trattiamo  l’imprenditoria femminile come una “causa”, mentre le donne costituiscono una forza nel campo economico.’

In Germania è rimasta perplessa dal fatto che c’è confusione tra leadership e imprenditoria,  ‘dato che non stiamo chiedendo più donne nei consigli di amministrazione. Non dovremmo confondere la ricerca di stabilità con lo spirito imprenditoriale. Un imprenditore cerca di causare un cambiamento, di fare storia, non di garantire stabilità.

[1]«The female economy», Harvard Business Review, Michael J. Silverstein and Kate Sayre, september 2009, «Women now drive the world economy»…

[2]http://www.diw.de/en/diw_01.c.434984.en/press/diw_roundup/debating_the_shortage_of_skilled_workers.html

[3] Elina Makri was the only participant from Europe.

Story by

Translated from Germany: Starving for female entrepreneurship