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Fuck you all’embargo contro Cuba

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Quando l’Europa deve dire no all’inutile politica di restrizioni imposta da Washington contro il regime castrista.

C’è un cantautore cubano che riesce a rompere dal didentro la censura castrista, si chiama Carlos Varala. Nel teatro Karl Marx de L’Havana riassume il lider maximo in alcuni versi: “Un amico si comprò una Chevrolet del ’59, non volle comprarle alcun pezzo di ricambio ed ora non si muove”.

Varala parla della mancanza di riciclaggio democratico della dittatura di Fidel Castro, al potere dal 2 gennaio del 1959. Il pubblico, però, chiede di più. “La politica non entra nella zuccheriera”, continua la canzone per poi terminare con un deciso “fuck you tu bloqueo”, “f*** all’embargo” e il delirio dei presenti.

Il rifiuto dell’embargo è condiviso anche da un pubblico giovane e critico nei confonti di Castro. È evidente che 46 anni di restrizioni non sono servite a nulla.

Il governo degli Stati Uniti stabilì l’embargo totale al commercio con Cuba il 3 febbraio del 1962, anche se in pratica già esisteva dal 1959. Da allora, le leggi Torricelli (1962) ed Helms-Burton (1996) hanno aggiunto un inaudito carattere extraterritoriale, prevedendo sanzioni per le compagnie straniere sussidiarie o affiliate ad imprese statunitensi che commerciano con Cuba, anche nel caso in cui abbiano sede in Stati terzi, inclusi quelli dell’Ue.

Questo embargo infinito, imposto in piena isteria anticomunista durante la guerra fredda, non è riuscito a spingere Castro verso il neoliberalismo o la libertà di espressione: ha sommerso il popolo cubano in situazioni estreme, utilizzando la salute e gli alimenti come un’arma politica. L’impossibilità di acquisire tecnologie mediche di provenienza statunitense (il 70 % delle imprese produttrici di strumenti di diagnostica sono degli USA) e la restrizione del flusso di alimenti da un paese vicino si avvicinano più al genocidio che ad uno strumento di pressione del Ventunesimo secolo.

Bush ha irrigidito ulteriormente l’embargo. Senza dimenticare la forza delle lobbies ultraconservatrici degli esiliati cubani, e l’importanza del loro voto in Florida (governata da Jeb Bush). L’assedio è adesso arrivato al parossismo, con nuovi strumenti per i quali un nordamericano può essere condannato a dieci anni di carcere se compra un puro cubano, anche se lo facesse a Bruxelles e se lo fumasse a Uagadugù.

Nemmeno la cultura scappa all’embargo. Il chitarrista statunitense Ry Cooder, famoso per il film Buena Vista Social Club di Wim Wenders, si è visto costretto a tagliare le sue relazioni con musicisti cubani, dovendo oltretutto pagare una multa di 100.000 dollari.

Un embargo illegale

Cuba conta quasi 80.000 milioni di dollari di perdite causate dall’embargo statunitense. Un anacronismo che viola il Diritto internazionale visto che, dalla Conferenza Navale di Londra del 1909, l’embargo è un atto riservato a situazioni belliche. La stessa Legge statunitense di Commercio con il Nemico permette l’imposizione di un embargo solo in tempo di guerra e dinnanzi ad una minaccia alla sicurezza nazionale.

Cuba è una minaccia? Sicuramente non secondo il criterio dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che il 28 ottobre del 2004 condannò per la tredicesima volta l’embargo degli Stati Uniti verso Cuba, con 179 voti contro 4: quello, ovvio, degli Usa, quello di Israele, quello del paradiso fiscale delle Isole Marshall e quello della Micronesia (19000 abitanti). Anche l’Unione Europea ha chiesto molte volte, da parte sua, la sospensione dell’embargo, nonostante il civettare di Aznar e Berlusconi con Bush. Il nuovo presidente spagnolo, Rodrìguez Zapatero, è adesso il propulsore di una posizione più aperta al dialogo con il regime cubano. Come cristallizzazione di questo nuovo animo, l’Ue decise, lo scorso 31 di gennaio, di sospendere le sanzioni diplomatiche vigenti contro Cuba dal giugno del 2003. Le sanzioni includevano la limitazione di visite di alto livello, l’enigmatica scomparsa dell’Ue dagli eventi culturali dell’isola e l’invito dei dissidenti cubani alle feste nazionali nelle ambasciate presenti a L’Havana. Questo correttivo si applicò dinnanzi all’inumana reintroduzione della pena di morte e l’incarcerazione di 75 oppositori. Il ministro delle Relazioni Esteriori cubano, Felipe Pérez Roque, mise immediatamente in luce il doppio volto dell’Ue, che mai aveva imposto sanzioni diplomatiche agli USA per l’utilizzo della pena di morte contro minori ed infermi di mente, né per le incarcerazioni sommarie nella Base Navale statunitense di Guantanamo. Proprio Castro si è sbeffeggiato del recente perdono europeo, descrivendo l’Ue come “quella gente di cui Cuba non ha bisogno”.

2005, fine dell’embargo

Nonostante l’alterigia del tiranno, varie figure internazionali, come l’ex presidente nordamericano James Carter, si sono dichiarate contrarie all’embargo. Un altro ex, Felipe Gonzàles, è andato più lontano, assicurando che “l’embargo a Cuba si ritirerà nel 2005. ho informazioni, non è un’opinione”.

La profezia può realizzarsi a luglio, quando l’Ue rivedrà la sua posizione comune su Cuba. Sarà dunque tempo di adottare una vera posizione indipendente dagli Usa, favorendo il dialogo critico con il regime castrista e con l’opposizione pacifica rappresentata dai gruppi moderati di esiliati come “Cambiamento Cubano”. Reclamando uno spazio legale per l’opposizione nell’isola e rinvigorendo le condanne all’embargo statunitense. Un peso, quest’ultimo, ereditato tra gli altri da Thomas Jefferson, che nel 1807 affermò di aver visto in Cuba “l’annessione più interessante che potrebbe farsi al nostro Stato”. Solo con l’UE, e dimenticando Jefferson, la Chevrolet cubana potrà percorrere l’autostrada dello sviluppo.

Translated from Fuck you tu bloqueo